Snai, a Porcari 55 esuberi. Inps, scatta ricorso

7 marzo 2017 | 14:50
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Snai, a Porcari 55 esuberi. Inps, scatta ricorso

Snai farà ricorso contro la “sentenza” Inps che “scippa” all’azienda la classificazione di attività industriale, qualificandola come società del terziario, ma conferma il piano degli esuberi. Tuttavia i numeri “calano”, e si è passati da una previsione di 90 lavoratori da licenziare a 68. A Porcari la cifra resta consistente ma molto inferiore rispetto a quanto era prevedibile in primo momento: 55 lavoratori perderanno il posto. Per essi l’azienda aprirà le procedure di mobilità a breve. E ormai è questione di settimane: il 21 marzo prossimo, infatti, i sindacati sono nuovamente convocati per dare il via all’iter: si aprirà allora una fase di concertazione della durata di 75 giorni, poi si procederà con gli esuberi e gli ammortizzatori previsti dal settore terziario, in attesa che si arrivi ad un pronunciamento sul ricorso. E’ quanto i vertici Snai hanno spiegato stamani (7 marzo) ai sindacati che si sono riuniti a Roma per il nuovo confronto della vertenza.

“Vertenza che muove ora i primi passi – avverte Massimo Braccini, delegato nazionale della Fiom Cgil per Snai – e che vedrà in prima linea il sindacato, continuando l’azione legale contro l’Inps e affinché ci sia un piano di rilancio aziendale”. E’ quanto riportano a casa i sindacalisti presenti al tavolo, non soltanto la Fiom Cgil, ma anche la Fim Cisl. La delegata al tavolo nazionale Narcisa Pellegrini è più drastica del collega nel definire l’annuncio dell’azienda: “Il presunto calo del numero complessivo degli esuberi – commenta – è dovuto al fatto che in questi mesi molti lavoratori, 22 nella fattispecie, sono fuoriusciti volontariamente. A Porcari restano numeri importanti, posti di lavoro che andranno persi e lavoratori che hanno bisogno delle dovute garanzie anche sul fronte degli ammortizzatori sociali”.
Dal canto suo l’azienda ha ricordato l’impegno a risolevvare le sorti di Snai procedendo con le fusioni prima e con la ricerca di soluzioni per ridurre il più possibile il numero degli esuberi. La situazione di partenza, in effetti, era delle più complicate. La fusione con Cogemat infatti ha avuto l’obiettivo per Snai di tornare ad essere leader sul mercato e consolidare il patrimonio societario, dopo perdite ingentissime: quasi 250 milioni di euro negli ultimi 5 esercizi. Nel corso degli ultimi mesi, poi, sono stati trovati accordi con alcuni lavoratori per le “fuoriuscite volontarie”, che hanno consentito di poter procedere ad una cura dimagrante per quello che concerne l’entità complessiva degli esuberi.
Il percorso che attende azienda e sindacati, tuttavia, è ancora lungo. In primo luogo c’è da risolvere il capitolo Inps, che si è abbattuto fra capo e collo di Snai: la questione sorta dopo la fusione con la Cogemat si è trascinata fino all’ultima conferma di oggi. L’Inps non ha riconosciuto a Snai la qualifica industriale, quindi le risorse per gli ammortizzatori sociali maturate dai lavoratori a cui era stato applicato il contratto dei metalmeccanici rischiano ora di non venire riconosciuti. L’azienda impugnerà la decisione, ma, è il timore diffuso dei lavoratori, servirà tempo per arrivare ad un verdetto finale. Forse troppo tempo. E la sensazione è che ne servirà di meno per procedere con i licenziamenti.
 La procedura di mobilità sta per partire per 68 lavoratori – non più i 90 annunciati complessivamente nell’estate scorsa. Una notizia non buona, ma sicuramente più confortante rispetto allo scenario che si era aperto inizialmente.
 “L’azienda – commenta Massimo Braccini della Fiom Cgil – ha comunicato che l’Inps gli ha formalizzato che il corretto inquadramento aziendale è quello del terziario, pur mantenendo una importante attività sullo sviluppo software e quindi industriale. L’azienda conviene di ricorrere avverso a tale decisione. Sindacalmente sosteniamo pienamente di dover contrastare l’assurda posizione Inps e di continuare ad attuare tutte le azioni necessarie affinché sia riconosciuta la posizione industriale di Snai”.
”La direzione ci ha comunicato – aggiunge ancora Braccini – che nel corso di questi mesi gli annunciati esuberi si sono ridotti da 90 a 68 e che riguardo i 37 trasferimenti la gran parte ha trovato soluzione. L’azienda procederà nei prossimi giorni ad aprire una apposita procedura di riduzione di personale, ai sensi della legge vigente, che prevede un periodo di confronto sindacale fino a 75 giorni. Nell’ambito della procedura possono essere trovate soluzioni alternative ai licenziamenti potendo utilizzare altri specifici ammortizzatori sociali, anche se è evidente che quelli previsti dal terziario sono ridotti rispetto a quelli dell’industria. Per quanto ci riguarda la vertenza quindi inizia adesso, continueremo l’azione sindacale nei confronti dell’Inps e ci batteremo affinché vi sia un piano di rilancio aziendale che garantisca i livelli occupazionali ed eviti i licenziamenti”.
“Queste settimane saranno decisive – afferma Narcisa Pellegrini di Fim Cisl -: non siamo soddisfatti per nulla dell’annuncio dell’azienda sugli esuberi mentre siamo convinti che la battaglia all’Inps debba vedere le parti unite. In questo lasso di tempo speriamo di ottenere risultati per i lavoratori da entrambi i versanti”.
Intanto domani alla Snai si terranno le assemblee per informare i dipendenti dell’incontro avuto a Roma e valutare eventuali iniziative da assumere.