
“Con modestia vorremmo candidarci come Regione pilota nell’Unione europea per una eventuale fase di prova della nuova politica agricola comunitaria. Noi sosteniamo con convinzione l’opzione tre, quella che propone una programmazione della Pac in funzione dei bisogni dei territori, una scelta che darebbe alle Regioni la possibilità di programmare in base alle reali esigenze individuate, sostenendo lo sviluppo delle piccole e medie imprese rurali, ponendo l’accento sugli incentivi in materia di cambiamenti climatici, di servizi per l’ambiente e di accesso all’innovazione e quindi di prosperità delle aree rurali”. È questo il punto centrale dell’intervento conclusivo del presidente della Toscana, Enrico Rossi, alla Conferenza regionale sull’agricoltura, che si appena conclusa al Real Collegio di Lucca. Rossi ha chiesto poi al commissario europeo Phil Hogan, presente in sala, che l’Europa ponga tra gli elementi obbligatori per ricevere gli aiuti europei “una regola precisa a tutela del lavoro, sia per evitare un dumping eccessivo e che fenomeni di illegalità e lavoro nero penetrino dentro la parte sana del mondo agricolo e che questa sia minacciata da chi sano non è. L’imprenditoria che rispetta le regole deve invece essere tutelata”.
Il presidente si è detto poi convinto che la tutela del lavoro e della qualità dei prodotti sia la scommessa per mantenere un’Europa prospera e per costruire quella del futuro. Da scartare invece il modello Walmart, la multinazionale Usa del commercio al dettaglio, che si basa su bassi salari, precariato e bassa qualità dei prodotti: “quel mondo non è il nostro”, ha detto Rossi, “è un mondo che fa regredire, mentre noi abbiamo bisogno di un’Europa che scommette con determinazione sulla qualità del lavoro e dei prodotti, sul benessere di questo settore e sulla sua crescita, che conduce una politica coraggiosa in grado di battere i protezionismi e che non è spaventata dal confronto con il mondo”. Rossi ha poi aggiunto che occorre uscire dall’ubriacatura della finanzia, quella che due anni fa ha fatto così abbassare il prezzo del grano da rendere non più remunerativo coltivarlo.
“Per questo – ha concluso Enrico Rossi – dal nuovo settenato ci aspettiamo più risorse, difesa del lavoro, delle produzioni, della qualità. Vogliamo lavorare insieme per raggiungere con l’Unione europea un quadro finanziario pluriennale post 2020 ambizioso e adeguato alle sfide e soprattutto a quella più difficile, l’internazionalizzazione, per sfidare la dimensione mondiale dei mercati anche attraverso piattaforme logistiche di livello europeo, senza le quali i produttori più piccoli sono i più penalizzati”. Infine il presidente ha affermato che occorre incentivare le forme di aggregazione tra gli imprenditori agricoli, per favorire la cooperazione e con questa la ricerca e la digitalizzazione, un aspetto su cui la Toscana ha investito molto, così come ha ridotto la burocrazia passando da 400 a poche decine di assi di finanziamento.
L’intervento di Remaschi. “La Toscana chiede all’Europa di confermare le risorse per agricoltura e sviluppo rurale con la prossima programmazione della Pac (Politica agricola comune), e sostenere così le grandi sfide che ci attendono: le sfide complessive del cambiamento climatico e della globalizzazione dei mercati, quelle legate al ricambio generazionale, all’innovazione, alla tutela della qualità e della sostenibilità dei prodotti”. Cosi l’assessore regionale all’agricoltura Marco Remaschi si è rivolto al commissario per l’agricoltura e lo sviluppo rurale dell’Unione europea Phil Hogan. Nel suo intervento conclusivo l’assessore si è soffermato sul rapporto tra Toscana e Ue e sulle proposte della Regione per la nuova Pac 2020, sulla quale sono iniziate in questi mesi le consultazioni. Per Remaschi le politiche agricole dei prossimi anni dovranno guardare alla figura dell’agricoltore non solo nell’ambito del suo profilo produttivo, ma anche come “presidio delle risorse naturali del territorio e dei suoi delicati equilibri idrogeologici”. Per questo il primo obiettivo della nuova Pac dovrà essere quello di garantire un equo tenore di vita agli agricoltori, anche attraverso sostegni al reddito che vadano a compensare il loro impegno. Allo stesso modo anche i territori rurali non dovranno essere pensati solo come luoghi di produzione. ma anche come luoghi dell’abitare, del turismo, del fare impresa e dove lavorare in maniera competitiva e remunerativa. “Per la nuova Pac sarà poi per noi essenziale poter discutere, affinché venga superato il solo criterio della Sau nella ripartizione delle risorse fra gli Stati membri introducendo nuovi indicatori e nuovi criteri capaci di qualificare un’agricoltura come la nostra che si sviluppa in larga parte su terreni montani (25 per cento), e collinari (67 per cento) e solo per l’8 per cento in pianura e che quindi affronta difficolta certamente maggiori. Altro elemento da porre all’attenzione delle future politiche agricole quello relativo all’occupazione e al ricambio generazionale. “E’ necessario – ha detto Remaschi – continuare a favorire il supporto al ricambio generazionale rendendo obbligatorie nuove misure in favore dei giovani, incentivando l’uso degli strumenti finanziari e potenziando le opportunità di accesso alla terra per i giovani. Per far fronte poi a mercati globali, con continui rischi di fibrillazione finanziaria, occorrerà favorire i loro processi di innovazione, sostenere le filiere e i processi di coordinamento, stimolare le attivita di promozione per ottenere una presenza piu forte sui mercati. Ma per attivare tutte queste politiche sarà necessario impegnarsi molto, coralmente su un aspetto che le riguarda tutte: la semplificazione. “La semplificazione amministrativa – ha detto Remaschi – è diventata una necessità sempre crescente, a fronte dei maggiori controlli e verifiche richiesti dalla Ue per l’attuazione del Psr. Un importante passo avanti potrebbe arrivare con una maggiore uniformità delle regole di base dei programmi comunitari e a una semplificazione della loro architettura generale. Parallelamente sarebbe inoltre auspicabile una maggior sinergia fra risorse regionali, nazionali ed europee. Quello dell’integrazione fa le politiche rappresenta un ambito di forte ripensamento per il futuro”. Il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, in attesa di concludere i lavori della conferenza regionale sull’agricoltura, ha detto ai giornalisti presenti: “La qualità dei prodotti agricoli toscani è la leva da usare per abbattere i muri del protezionismo che ci vengono posti di fronte. È per questo che confidiamo nell’Unione europea e nel commissario Hogan al quale chiedo di fare in modo che i fondi che ci sono stati garantiti nel settenato in corso vengano almeno riconfermati. E speriamo di poter ricevere per il periodo 2021-2027 anche più dei circa 415 milioni avuti dall’Europa nel settenato 2014-2020. Chiederò – ha aggiunto Rossi – che si tenga conto del fatto che la nostra è un’agricoltura di qualità, sviluppata su terreni in gran parte collinari, che per loro natura richiedono più lavoro e più investimenti rispetto all’agricoltura estensiva. Dal braccio di ferro tra questi due modelli, nell’ultima tornata di assegnazione dei fondi Ue siamo usciti piuttosto bene e dobbiamo insistere su questo. E’ necessario poi che l’Europa sostenga e finanzi gli interventi per l’internazionalizzazione del nostro sistema agricolo”. Rossi si è detto grato nei confronti del commissario Hogan per aver promesso tre anni fa di venire in Toscana e per aver mantenuto quell’impegno, ma anche per il sostegno che ha fornito perché fosse riconosciuta la denominazione di origine protetta per il pane toscano, una decisione che “permetterà all’agricoltura toscana di riprendersi e di coltivare tante terre che altrimenti sarebbero rimaste non utilizzate”.