
Investimenti sotto la lente del ministero dell’economia, la Fondazione Crl risponde. E lo fa trasmettendo una lettera approvata all’unanimità dall’organo di indirizzo e dal consiglio di amministrazione e che dà conto delle misure adottate dopo la verifica ispettiva di aprile e luglio del 2016 sugli investimenti in Lucca Solare.
Secondo la Fondazione, per quanto riguarda Lucca Solare “si è trattato di un investimento di carattere finanziario, rientrando nell’asset degli investimenti mobiliari o immobiliari nel campo nelle energie rinnovabili. L’investimento iniziale è stato di 9,8 milioni di euro per il 49 per cento della società che ha dovuto far fronte alle variazioni negative del contesto regolamentare del settore fotovoltaico. La Fondazione si è adoperata a protezione dell’investimento sottoscrivendo un’obbligazione per 21 milioni e cercando un nuovo socio di maggioranza per la società, individuato nella Green Utility Spa che ha rilevato il 51 per cento della società nel 2016. Il nuovo piano industriale della società, che ora si chiama Green Lucca Spa, prevede la rinegoziazione in senso migliorativo delle condizioni economiche dell’indebitamento, un piano di efficientamento del portafoglio impienti e, infine, l’aquisizione di ulteriori impianti. Secondo lo stesso business plan l’investimento iniziale di 9,8 milioni di euro, nel frattempo svalutato, potrà essere recuperato in buona parte entro il 2033”.
La situazione finanziaria dell’ente, comunque, ha assicurato il presidente Bertocchini, affiancato oggi (3 luglio) in sede dal direttore dell’ente di San Micheletto, Maria Teresa Perelli, è complessivamente in salute anche grazie alla politica di diversificazione degli investimenti. A dimostrazione vengono portati i dati dei rapporti Acri secondo cui negli anni si è avuto un costante incremento della redditività rispetto al complesso delle fondazione di origine bancaria.
La Fondazione, comunque, sempre in risposta al ministero, ha annunciato di aver messo mano alla revisione dello statuto, in particolare per una diversa disciplina delle deliberazioni previdenziali urgenti e una nuova metodologia di redazione del documento di programmazione che contempli una più articolata descrizione delle politiche di gestione del portafoglio finanziario.
“Un peccato veniale – commenta Bertocchini – che ha finito con l’ingigantirsi per una serie di questioni. Di sicuro si è rischiato di fare più danni rispetto a quelli che l’investimento in sé poteva creare, ma volendo cogliere il lato positivo della vicenda, possiamo dire di essere un benchmark nel settore, come ente che oggi risulta tra i più regolamentati”.
Il riferimento del presidente è esplicito: la denuncia effettuata da Alberto Varetti – socio della Fondazione e già presidente della Cassa di Risparmio di Lucca dal 2001 al 2011 – ancorché legittima, ha innescato un effetto a cascata di portata non preventivabile, arginato, si spera, con la lettera di risposta.
Varetti, in particolare, non aveva esitato a chiamare in causa, su Lucca Solare, alcune presunte anomalie, arrivando a presentare un esposto al ministero dell’Economia e denunciando al collegio sindacale della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca un conflitto di interessi coinvolgente Arturo Lattanzi. Questi, infatti, era presidente della Out & About del figlio Nicola Lattanzi e quest’ultimo, a sua volta, consulente di Nencini, imprenditore che detiene il 51 per cento di Lucca Solare mentre il restante 49 per cento sta nelle mani della Fondazione. L’ispezione, poi, è avvenuta tra l’aprile ed il giugno 2016. “Non so perché Varetti abbia fatto la denuncia – commenta ancora Bertocchini – anche se sulla vicenda ho un parere personale che non posso esprimere in questa sede. Torno a ripetere, più in generale, che si è trattato di un investimento a carattere finanziario, anche perché le Fondazioni non possono comportarsi come imprenditori. Se la vicenda finisce qui? Lo spero: personalmente, posso dire di non averci dormito la notte. Ho anche letto, su un quotidiano nazionale, che eravamo di fronte ad un nuovo caso Monte dei Paschi: semplicemente assurdo”.
Nel frattempo, si diceva, c’è da rimettere la barca in pari. Per questo motivo è già stata avviata una ricapitalizzazione da 8 milioni (già fatta per la metà, l’altra tranche nelle prossime settimane). “Se diamo per persi i 9,8 milioni, – considera Bertocchini – l’investimento ha redditività attesa del 5,1 per cento, certificata da Deloitte. L’investimento di oggi avrà poi una resa di 16 milioni, spalmati sugli anni fino alla fine del percorso, nel 2033. La redditività è più bassa della media solita dell’ente, ma grazie ai 4 milioni che ricaveremo come interessi, alla fine i conti torneranno”. L’investimento totale per l’operazione è stato di 39 milioni: in cassa, se ne attendono 41. L’alternativa era dismettere tutto, perdere soldi e lasciare tutti i fornitori da pagare: un quadro desolante che non poteva essere percorso.
Il presidente respinge anche le accuse relative ad un presunto abuso delle procedure d’urgenza: “Sono previste dallo statuto e, comunque, ne abbiamo usate pochissime negli ultimi anni”. Poi passa al contrattacco: “Se leggete i dati – afferma – potrete osservare che negli ultimi dieci anni abbiamo fatto registrare un costante incremento del peso percentuale che la Fondazione esprime rispetto al complesso delle Fondazioni di origine bancaria italiana”. Il riferimento va al patrimonio (1 miliardo e 120 milioni circa nel 2006 contro il miliardo e 209 milioni circa del 2015, per un + 3,0%; all’avanzo di sistema (+3,9 %) ed alle erogazioni deliberate (+ 3,1%).
Poi il monito, anche e soprattutto in relazione ai “dissidenti” interni all’ente: “In sostanza l’operazione non è piaciuta al Ministero – chiude il cerchio Bertocchini – ma certe volte si guarda troppo la pagliuzza negli occhi altrui. Certe volte bisogna anche pensare all’importanza che questo ente ricopre, per tutta la città. L’ingresso di un rappresentante degli industriali? Ci siamo detti: se serve per ‘abbassare la febbre’ – conclude con grande schiettezza – perché no?”.
Paolo Lazzari