Lavanderie self service nel mirino della Confartigianato

3 agosto 2017 | 09:10
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Lavanderie self service nel mirino della Confartigianato

“Fuori norma le cosiddette lavanderie a gettone se il self-service non viene rispettato e vengono erogati agli utenti, impropriamente, servizi di manutenzione dei capi”. Questo è quanto dichiarato dagli associati di Confartigianato imprese di Lucca oltre alla richiesta di maggiori controlli.

“Gli ultimi anni hanno visto il proliferarsi di molte lavanderie self-service, ovvero – spiegono dalla Confartigianato imprese di Lucca – quei locali aperti al pubblico dove un cittadino ha a disposizione una o più macchine lavatrici e asciugatrici e dietro il corrispettivo di un prezzo, generalmente basso, può lavare, autonomamente (self-service appunto) abiti, biancheria e altri capi più voluminosi. La legge non consente che in detti locali vengano forniti servizi che normalmente sono eseguiti nelle tradizionali tintolavanderie (ad esempio servizi di stireria, smacchiatura, ritiro e consegna capi a domicilio). Numerose sono le lamentele da parte dei titolari di lavanderie i quali non possono tollerare i sempre più frequenti episodi di invasione dei lori ambiti di competenza. Ci sono dei casi, addirittura, dove all’interno di queste lavanderie self-service, si pubblicizza il ritiro e la consegna a domicilio di piumoni, trapunte o tende e, perfino, che si effettuano servizi di stiratura! Chiediamo ai Comuni di effettuare controlli e, se del caso, sanzioni, perché queste cose non sono più tollerabili”.
“Fanno bene gli imprenditori a lamentarsi in quanto tutti i titolari delle lavanderie tradizionali – proseguono gli associati di Confartigianato – per poter effettuare il lavaggio e gli altri servizi connessi, devono sottostare a delle specifiche disposizioni dettate dalla legge 84/2006 di ‘Disciplina dell’attività professionale di tintolavanderia’, oltre che essere iscritti al registro delle imprese, ottenere una specifica autorizzazione comunale ed anche adempiere a prescrizioni e registri previsti dalla normativa a tutela dell’ambiente. In particolare devono avere un responsabile tecnico (che può essere anche lo stesso titolare), ovvero una persona formata e qualificata che sovrintenda l’attività professionale di tintolavanderia. Si può dedurre quindi, come una lavanderia self-service, non soggetta alla legge 84, che è identificata come un’attività di semplice noleggio attrezzature in apposito locale, utilizzabili esclusivamente ed autonomamente dalla clientela, quando invade il campo di attività dei pulitintori, non solo genera una concorrenza sleale nei confronti di quest’ultimi, ma, non avendo l’obbligatorietà di un responsabile tecnico e quindi senza le necessarie prerogative di professionalità, metta a rischio l’incolumità dei capi di abbigliamento della clientela e, ancor peggio, la stessa salute dell’utente e la minor salvaguardia dell’ambiente”.
“Nel frattempo qualcosa si è mosso a livello nazionale: nei giorni scorsi – conclude Confartigianato Lucca – si è tenuto nella capitale, un incontro tra le delegazioni dell’associazione delle tintolavanderie di Confartigianato e i rappresentanti tecnici di Unioncamere, durante il quale sono state evidenziate tutte le anomalie di questa vicenda. L’impegno preso è quello di risolvere il problema di quelle lavanderie iscritte come self-service le quali hanno poi aggiunto altri servizi e attività per aggirare il divieto della presenza di operatori ad eccezione dei preposti alla pulizia dei locali, alla ricarica delle gettoniere, ecc. Come sempre Confartigianato Lucca si batte perché ogni operatore eserciti all’interno di ciò che prevede la normativa per la sua attività”.