Lucca, traina l’industria (+1,6%). Calo nei servizi

4 agosto 2017 | 13:42
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Lucca, traina l’industria (+1,6%). Calo nei servizi

Crescita prevista dell’1%, dopo anni di “zero virgola”, grazie all’export. Mercato del lavoro a più velocità a seconda del territorio e boom della precarietà dopo la fine degli incentivi: sono queste le indicazioni che emergono dal terzo rapporto Ires sull’economia toscana 2017, presentato stamani (4 agosto) nella sede Cgil Toscana di Firenze. Il focus presenta uno speciale dedicato ad ogni singola provincia toscana con dati parametrati su import/export, consumi e reddito, avviamenti al lavoro, cassa integrazione, credito. Lucca si attesta fondamentalmente in linea con le altre realtà toscane.

La crescita del valore aggiunto della provincia lucchese (+0,5%) è leggermente più bassa di quella dei due anni precedenti (+0,6%), trainata dall’industria (+1,6%) e, dopo sette anni di regresso, dalle costruzioni (+0,9%); purtroppo è leggermente cedente il settore centrale dei servizi. Ancora stagnante (-0,1%) è la crescita della produttività aggregata, che pure era cresciuta, sia pure a bassi ritmi, fra il 2010 e il 2014. Le esportazioni 2016 sono però diminuite del 4%, mentre consumi delle famiglie e redditi disponibili crescevano circa dell’1%. La dinamica di medio periodo della provincia in termini di valore aggiunto è sostanzialmente simile a quella regionale: fra il 2007 e il 2016 vi è un sesto in meno di valore aggiunto industriale e uno 0,6% in più di valore aggiunto nei servizi. Nel mercato del lavoro prosegue il trend di lenta stabilizzazione della disoccupazione, che però era ancora prossima al 10% nel 2016, in costanza della domanda di lavoro da parte del sistema produttivo (le unità di lavoro sono sostanzialmente le stesse dell’anno precedente). La dinamica degli avviamenti 2016 è apparentemente la migliore della Toscana (+8,4%, rispetto alla media regionale di -7,8%) ma diminuisce più accentuatamente il ricorso a contratti “a tutele crescenti” (-40%, ben oltre la media regionale) e quindi si può sospettare un più accelerato processo di sostituzione di lavoro “stabile” con lavoro “precario”. Il settore metallurgico e (in misura minore) quelli lapideo e alimentare hanno sostenuto, ancora nel primo semestre 2017, un aumento del ricorso alla cassa integrazione, già evidente nei dati consuntivi 2016. Diminuiscono del 3% gli impieghi “vivi”, con una tendenza comune ai vari settori inclusi, più attenuati, i servizi.
Dalida Angelini, segretaria generale Cgil Toscana è soprattutto preoccupata dalla tipologia dei nuovi contratti di lavoro stipulati: “Questo focus, così come qualche giorno fa i dati Istat, conferma che la ripresa occupazionale è fondata sulla precarizzazione dei nuovi rapporti di lavoro. Inoltre, con l’estate, lo strumento appena istituito dei nuovi voucher potrebbe avere un vero e proprio boom, spinto dall’uso massiccio che si prevede nel turismo, su tipologie di azienda – quella turistica – in genere con pochi dipendenti, dal piccolo albergo al bar o al ristorante – tagliata proprio a pennello. E’ urgente mettere al centro il tema della qualità e della stabilità dell’occupazione. La Toscana continua ad andare a diverse velocità, la ripresa è lenta e non riesce a sanare le ferite di anni di crisi non ancora finita. Tante imprese e tanti lavoratori restano in difficoltà e necessitano di sostegni: per questo abbiamo in programma di organizzare un momento di confronto coi parlamentari toscani a settembre per un rafforzamento degli ammortizzatori sociali. Così come è fondamentale che la Regione intensifichi il livello di confronto coi sindacati, attraverso una vera concertazione, su partite decisive per le tasche e le condizioni dei toscani: turismo, commercio, sanità, oltre alle questioni industriali ovviamente. Abbiamo letto che il ministro Padoan vuole investire su giovani e lavoro, in occupazione permanente: i giovani hanno bisogno di futuro e certezze, ma il JobsAct va in direzione opposta. Una proposta per far ripartire il Paese noi l’abbiamo presentata da tempo: diventi legge la Carta dei diritti universali del lavoro”.
“I dati del Focus Economia della Toscana – afferma Mirko Lami (segreteria Cgil Toscana, delega al Mercato del lavoro) – ci indicano che siamo in una fase stagnante, anche i numeri relativi al calo della disoccupazione sono con percentuali basse. Forse vedremo delle percentuali più alte nei prossimi mesi quando usciranno i dati relativi alla stagione estiva con i lavori stagionali. Si nota un calo delle sofferenze bancarie ma credo che sia dovuto alla chiusura di diverse aziende. C’è un aumento della Cig a macchia di leopardo e in alcune zone un calo repentino dovuto al fatto che stanno esaurendosi gli ammortizzatori sociali: ciò aprirà un enorme problema sociale per quei lavoratori che hanno perso un lavoro onesto e che negli anni non hanno visto nessuna ripresa ma addirittura la chiusura dell’azienda. Dove ci sarebbero strumenti di aiuto come nelle aree di crisi complessa, l’Inps ferma per verifica le risorse (30 milioni) destinate a chi ha finito pure la Naspi e che porterebbero circa 500 euro al mese per 12 mesi se si riattivasse anche lo strumento della mobilità in deroga”.
“Le stime di luglio 2017 – scrive nella sua relazione Gianfranco Francese, presidente di Ires Toscana – elaborate sul modello econometrico di Prometeia, segnano un miglioramento delle previsioni per il 2017 coerente con il costante ritocco in positivo dei principali indicatori congiunturali che ha caratterizzato questo primo scorcio dell’anno. Questo costante recupero degli ultimi mesi, favorito da un contesto ancora caratterizzato da bassa inflazione e bassi tassi di interesse, porta a prevedere una crescita per il 2017 finalmente dell’1% rispetto agli “zero virgola” degli ultimi anni. Gran parte del merito di questo risultato è ascrivibile, in continuità e coerenza con quanto evidenziato nel precedente focus, alle ottime performance dell’export toscano. Una dinamica quella delle esportazioni che mostra un segno positivo pressoché generalizzato rispetto ai comparti produttivi sia in ottica retrospettiva, che in ottica previsionale. Se si guarda infatti l’andamento dell’export di questo scorcio del 2017 rispetto allo stesso periodo del 2016, siamo in grado di fotografare un saldo fortemente positivo del 9,7%. Un dato estremamente importante a cui contribuiscono con diversa intensità tutti i comparti manifatturieri della regione, dalla Meccanica con un complessivo 1,7%, alla Moda (tessile, abbigliamento, calzaturiero) + 8,6%, fino agli exploit di agricoltura + 11%, Industria estrattiva + 36,1% e Altra Industria + 19,9%. In termini prognostici si prevede una crescita ulteriore delle esportazioni nel 2017 pari al 4,1%”.
“La perdurante qualità del lavoro toscano si conferma, quindi – aggiunge Francese – come la base più solida su cui costruire realistiche ipotesi di crescita e superamento della crisi in toscana. Una crisi che, anche in presenza di una tenuta dei consumi interni rispetto al 2016 (+1,1%) e ad un analogo leggero miglioramento degli investimenti, continua ad incidere nella carne viva dei cittadini e delle cittadine toscane dettandone atteggiamenti estremamente cauti nella propensione al consumo, rispetto a un quadro generale dell’ultimo decennio in cui il potere d’acquisto dei redditi di lavoro e da pensione ha subito una forte erosione. In uno scenario ancora fortemente instabile il previsto, parziale, recupero di potere d’acquisto nel 2017 non si riverserà immediatamente e automaticamente sui consumi andando, altresì, a rafforzare la propensione al risparmio delle famiglie. L’auspicio è che il miglioramento generalizzato di alcuni fondamentali indicatori economici congiunturali favorisca una nuova ondata di investimenti privati ben orientati, in assenza dei quali la Toscana rischia di continuare ad essere una regione a più velocità con profondi squilibri e diseguaglianze in termini di crescita e sviluppo. Una situazione profondamente differenziata anche per quello che riguarda il finanziamento dal sistema del credito all’economia, sia rispetto al sistema delle imprese che rispetto all’incidenza delle sofferenze in rapporto agli impieghi. Il dato che emerge, infatti, oltre alla crisi territoriale conclamata di alcuni storici istituti bancari sembra ricalcare il dinamismo dei territori. In alcuni casi una domanda di credito connessa ai segni di ripresa trainata dalle esportazioni e dai grandi player industriali, ed in altri casi la stagnazione o una forte riduzione del finanziamento all’economia. Analoga è la situazione riferita alla percentuale dai crediti in sofferenza rispetto agli impieghi. Una crescita che si consolidasse intorno all’1%, decimale più decimale meno, non potrebbe determinare la svolta positiva verso il superamento della crisi. Appare ben difficile, infatti, che l’attuale intensità di crescita sia in grado di risollevare le condizioni del mercato del lavoro favorendo il recupero dei livelli di disoccupazione pre-crisi. In Toscana si evidenzia un differenziale ancora molto significativo (8,2% la stima per il 2017 rispetto al 4,4% registrato nel 2007). Il mercato del lavoro toscano – aggiunge ancora il presidente Ires –  mostra una tendenza coerente con quelle registrate negli ultimi Focus e che, riferite al primo semestre 2017 sullo stesso periodo del 2016, segnano un forte aumento delle assunzioni per lavoro dipendente (+20,6% pari a 33.300 posizioni). Un aumento che è però nettamente segnato dall’esplosione dei contratti a tempo determinato (+28,4%) come conseguenza della fine degli incentivi per le assunzioni a tempo indeterminato. Un raffronto impietoso mostra come nel 2017, all’opposto del biennio 2015/2016, i quattro quinti delle assunzioni di lavoratori dipendenti siano con contratto a termine. Il contratto a termine è tornato ad essere quindi la forma contrattuale prevalente e nella prima parte del 2017 crescono anche gli apprendisti (+23,8%), mentre il contratto a tempo indeterminato cala ancora dal 22,9% al 18,1%. Viceversa il contratto a termine sulle assunzioni totali passa dal 59,7% al 64,4% con un notevole incremento della condizione di precarietà delle persone. Una condizione alimentata anche dal venir meno di qualsiasi vincolo al numero di proroghe dei contratti e dall’obbligo di specificare la motivazione (causale) del rapporto. Coerentemente al quadro descritto aumentano le cessazioni (+16,6%) a fronte dello stesso periodo dello scorso anno che aveva registrato invece una diminuzione. Si tratta soprattutto di rapporti a termine a testimonianza anche dell’elevato turn-over che contraddistingue queste tipologie contrattuali. Si registra un saldo comunque positivo tra assunzioni e cessazioni pur se determinato, come detto, dall’esplosione dei contratti a termine. Se si guarda, infatti, allo spaccato del tempo indeterminato il saldo è negativo (- 4.792 a maggio 2016, – 7.313 a maggio 2017). Si è, inoltre, quasi dimezzato il numero di contratti a termine trasformati a tempo indeterminato rispetto al periodo 2015/2016 (da 12.972 a 6.943). Il dato della Cassa Integrazione si mostra, invece, in continuità con il precedente Focus, un andamento positivo nel senso di una sostanziale diminuzione delle ore utilizzate rispetto allo stesso periodo del 2016 (-41% pari a 8,6 milioni di ore in meno) benché di poco inferiore al dato nazionale (-44%). E’ un dato questo, delle diverse forme della Cassa Integrazione, che riguarda tutti i comparti industriali ma in misura diversa i territori della Toscana. Proprio questo elemento di differenziazione richiede una lettura non semplicistica e tantomeno scontata se messo al confronto con il dato dei percettori di prestazioni di sostegno al reddito che in Toscana segna un incremento del 15,7% in ragione d’anno tra giugno 2016 e giugno 2017”.