
“Negli ultimi anni sono aumentati infortuni e malattie professionali”, anche perché è cambiata la tipologia del lavoro degli operatori ecologici “impegnati in modo diverso e più assiduo”. E’ quanto spiegano Michele Massari, della Fp Cgil, e Simone Marsili, di Uil Trasporti, riferendosi all’incidente avvenuto l’altro giorno a Sant’Andrea di Compito quando un addetto alla raccolta porta a porta è stato travolto dal mezzo Ascit, dopo che si era dimenticato di inserire il freno. Secondo le sigle va precisato “come il lavoro stia di fatto cambiando: fino a ieri – si legge nella nota dei due sindacalisti – vi erano tipologie di raccolta mista che vedevano percentuali di raccolta differenziata limitata mentre oggi si sta sviluppando il lavoro sul cosiddetto porta a porta che impegna i lavoratori/lavoratrici in modo diverso e più assiduo”.
“La stessa legge – aggiungono – riconosce, negli anticipi pensionisti (Ape social) il diritto di questi lavoratori ad essere considerati sotto il profilo dei lavori gravosi e pertanto riteniamo opportuno iniziare alcuni ragionamenti. Ci risulta che negli ultimi anni vi sia stato un aumento degli infortuni e delle malattie professionali riconosciute: forse bisogna che le istituzioni come Asl verifichino più assiduamente e con più attenzione quelle che sono le formazioni legate alla sicurezza e salute sui luoghi di lavoro, i carichi di lavoro e quanto le società fanno per di evitare che si ripetano infortuni sul lavoro dovuti a stress o eccessivi carichi di lavoro a cui gli operatori vengono sottoposti”.
“Le aziende ad oggi – proseguono i due sindacalisti – non hanno una metodologia comune di come organizzare il lavoro del cosiddetto porta a porta, in pratica utilizzando mezzi e modalità organizzative che seguono logiche diverse da un’azienda ad un’altra sul territorio – si spiega ancora -, sottopongono gli addetti al servizio a carichi di lavoro differenti, alle volte addirittura i lavoratori/lavoratrici si trovano impossibilitati a coprire le esigenze di servizio a loro assegnate nei tempi contrattualmente previsti per il lavoro ordinario. Da qui l’esigenza di rivedere sia la formazione legata alla sicurezza e salute sui luoghi di lavoro, sia come si opera rispettando le leggi. Quest’ultima dizione da il senso dei bisogni che ci sono nel settore, ovvero di
capire come evolve e le problematiche che esso si porta dietro. Riteniamo che il lavoro sia gravoso e comunque usurante, tant’è che sempre più spesso si presentano lavoratori/lavoratrici a cui viene riconosciuta la malattia professionale oltre all’aumento, su tutto il territorio nazionale, delle richieste per il riconoscimento delle stesse. Ad oggi ogni società, autonoma sotto il profilo organizzativo, attua la propria organizzazione del lavoro senza obblighi di dover rispettare parametri comuni su cui basare eventuali correttivi e/o migliorie. Si ricorda inoltre come molto spesso le società assumano contratti a termine e non si accorgono che gli stessi operatori, in quanto precari, sono soggetti deboli di fronte al datore di lavoro e quindi per far buona impressione esulano dal rispetto delle forme e norme di lavoro, anche le più elementari, per paura di perdere il lavoro e conseguentemente non avere quella dignità data dal lavoro stesso”.