“Noi, part time e ora a casa”. Rabbia a Snaitech

27 ottobre 2017 | 10:45
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“Noi, part time e ora a casa”. Rabbia a Snaitech
“Noi, part time e ora a casa”. Rabbia a Snaitech
“Noi, part time e ora a casa”. Rabbia a Snaitech
“Noi, part time e ora a casa”. Rabbia a Snaitech
“Noi, part time e ora a casa”. Rabbia a Snaitech
“Noi, part time e ora a casa”. Rabbia a Snaitech

di Roberto Salotti
Sono un piccolo gruppo, ma la loro rabbia dilaga. Rabbia, che è anche delusione e amarezza, per vedere di nuovo il loro posto di lavoro a rischio. Sono i lavoratori (molte sono donne con bambini) di Snaitech che questa mattina (27 ottobre) si sono ritrovati davanti ai cancelli dell’azienda di Porcari, per il primo giorno di sciopero. Presenti tutti i dipendenti che attualmente si trovano in Fis, l’ammortizzatore sociale del settore terziario. Sono coloro che si sentono più a rischio adesso che l’azienda ha annunciato di voler avviare una nuova procedura di licenziamento collettivo. Sono in tutto 13 i lavoratori in queste condizioni, 11 soltanto a Porcari. Di questi, 4 sono in Fis a rotazione, gli altri, invece, sono a casa. E si sentono ‘isolati’. Abbandonati anche da quanti, tra i colleghi, questa mattina hanno lavorato regolarmente.

Ma nonostante questo alle 9 sono arrivati davanti all’azienda per non smettere di lottare. Con loro le Rsu e i sindacati: Narcisa Pellegrini, coordinatrice nazionale Fim Cisl al tavolo Snaitech, e, all’inizio del presidio, Massimo Braccini, della Fiom Cgil.
Ma alla mobilitazione non c’è stata l’adesione che era stata auspicata. “Spiace vedere che qui fuori a fare ancora sentire la nostra voce ci siamo soltanto noi”, spiega Alessandra. Lei da 5 anni ha un contratto part time a 4 ore giornaliere. “Prima ci hanno proposto la riduzione dell’orario perché questo avrebbe potuto salvare i posti di lavoro considerati in esubero. Adesso in Fis ci sono soltanto quei dipendenti che hanno chiesto il part time o che già avevano questo contratto. Proprio come me. Pensavo che il mio posto non fosse in pericolo, invece mi è stato comunicato per telefono che a me sarebbe stato applicato l’ammortizzatore sociale”.
Un caso per certi versi paradossale quello di Elisa. Anche lei oggi è arrivata davanti a Snaitech per non far mancare la sua adesione allo sciopero: “Io sono una di quelle che ha chiesto il contratto part time, e adesso sono a casa con l’ammortizzatore sociale. Avevo chiesto la riduzione dell’orario, è vero, per problemi familiari lo scorso 12 giugno. Dopo nemmeno due settimane dall’accordo mi hanno mandato una lettera a casa che mi faceva sapere che ero in Fis. Una cosa che ha dell’incredibile”.
C’è incredulità, sbigottimento tra i dipendenti riuniti davanti a Snaitech. Tra quelli, almeno, che hanno voluto partecipare allo sciopero. “Anche io ho un contratto part time – spiega Cinzia -: ho lavorato per questa azienda negli ultimi 20 anni, cambiando diversi settori e adattandomi ogni volta. Alla fine mi hanno collocato in un ufficio che poi hanno voluto smantellare e adesso sono anche io in Fis. Quello che chiediamo all’azienda è di spiegare se ci sono quali sono i criteri di queste scelte. In azienda ci sono giovani assunti da pochi anni che continuano a lavorare mentre noi siamo a casa. E ora vorrebbero riaprire la procedura di licenziamento collettiva”.
Il prossimo incontro per la trattativa sarà il 20 novembre. In quella data è fissato il tavolo sindacale con l’azienda a Firenze. “Chiederemo con forza che siano date le risposte a questi lavoratori e lavoratrici – sottolinea Narcisa Pellegrini di Fim Cisl -: l’azienda non può continuare a dettare una linea, in modo unilaterale. Crediamo che le strade alternative da percorrere ci siano e chiederemo che sia fatta una ricognizione azienda per capire se riorganizzando il lavoro queste persone possano essere reinserite a pieno titolo in attività”.
Entro la fine dell’anno, comunque vada, una scelta andrà presa. Perché il prossimo 31 dicembre scadono i sei mesi di Fis. La procedura serve anche a rinnovare l’ammortizzatore di altri sei mesi, che potrebbe essere una strada per evitare, o meglio, posticipare ancora i licenziamenti. “Ma a questo punto crediamo che vadano date prospettive più chiare e sicure ai lavoratori”, spiega ancora la sindacalista.
Su tutto incombe ancora l’incognita del ricorso presentato dall’azienda contro Inps, che non ha riconosciuto la classificazione di industria a Snai, facendo dunque venire meno le garanzie fornite dal contratto dei metalmeccanici con il quale erano inquadrati i lavoratori. Domani (28 ottobre) nuovo round e braccia incrociate davanti alla sede Snai, dove il sindaco di Porcari Leonardo Fornaciari ha fatto sapere che sarà presente per sostenere i dipendenti in questa delicatissima fase.