
145 milioni di bottiglie di vino in meno rispetto al 2016 che, in termini economici, si traducono in 480 milioni di euro persi. Sono questi alcuni dei numeri, presentati oggi (19 dicembre) da Confagricoltura Toscana, che fanno dell’annata 2017 “la peggiore di sempre in Toscana”. Tre i fattori negativi individuati dalla confederazione degli agricoltori: la gelata di aprile, la siccità da giugno a settembre e l’effetto ungulati.
“Abbiamo avuto annate difficili in passato ma mai era capitato che questi tre fattori agissero in concomitanza – afferma Francesco Colpizzi, presidente Federazione Vitivinicola di Confagricoltura Toscana –. L’effetto è stato devastante per la produzione della nostra regione”.
Nel 2016 erano stati prodotti 268.649.321 litri di vino, mentre nel 2017 si è scesi a 160.649.514 litri, esattamente il 40,37% di produzione in meno. A risentire maggiormente di questa diminuzione è stato il Morellino di Scansano, la cui produzione è più che dimezzata (-56,48%). Fra le altre denominazioni di origine che hanno subito un forte calo troviamo il Rosso di Montepulciano (-53,21%), l’Igt Toscano (-48,46%), il Maremma (-42,92%), il Carmignano Rosso (-39,94%), il Chianti (-39,91), il Rosso di Montalcino (-39,71), il Brunello di Montalcino (-34,86%), il Nobile di Montepulciano (-31,64%), il Chianti Classico (-27,62%), il Vernaccia di San Gimignano (-25,69%) e il Bolgheri (-25,24%). Nonostante ciò, il vino non mancherà sul mercato. Al 31 luglio 2017, grazie alla produzione delle annate precedenti, erano presenti nelle cantine della Toscana, circa 5 milioni di ettolitri di vino. Ma l’effetto disastroso del 2017 si farà comunque sentire: si stima un aumento di prezzo di compreso tra il 20 ed il 35%, in relazione alle diverse produzioni.
“I viticoltori hanno dovuto sostenere dei costi imprevisti – spiega Colpizzi –: ad esempio, per mitigare gli effetti della siccità si sono rese necessarie irrigazioni e particolari lavorazioni dei terreni. Queste spese saranno in parte assorbite dai produttori e in parte non potranno che ripercuotersi sul mercato”. Lo scorso novembre si è tenuta una riunione con la Regione Toscana per discutere delle difficoltà del settore.
“Abbiamo apprezzato l’impegno del presidente Enrico Rossi e dell’assessore all’agricoltura Marco Remaschi per sollecitare al Governo la dichiarazione dello stato di calamità – conclude Colpizzi -. Purtroppo la situazione è drammatica, i viticoltori e gli agricoltori non chiedono contributi ma solo di essere messi nella condizione di recuperare i costi sostenuti. Questo può essere possibile solo attraverso una sospensione sia delle imposte e dei contributi del 2017, sia del pagamento delle rate dei finanziamenti bancari”.
Una nota positiva però c’è: nonostante i risultati negativi in termini quantitativi, l’annata 2017 ha prodotto però delle sorprese positive da un punto di vista qualitativo. Il vitigno sangiovese, che è il più tardivo e con il quale si producono tutti i grandi rossi toscani, beneficiando delle piogge dei primi di settembre, ha prodotto un vino di altissima qualità, equilibrato, con un buon corredo aromatico.