
Via libera al bilancio d’esercizio e consolidato al 31 dicembre del banco Bpm, di cui fa parte anche la Cassa di Risparmio di Lucca. L’ok è arrivato oggi (7 febbraio) durante il consiglio di amministrazione presieduto dall’avvocato Carlo Fratta Pasini. Nel corso del 2017, primo anno di fusione, Banco Bpm ha realizzato una serie di azioni volte alla riorganizzazione del gruppo, alla focalizzazione sulle attività “core”, al rafforzamento patrimoniale e all’accelerazione e all’incremento dell’attività di derisking.
Nonostante il numero e il volume delle attività straordinarie messe in atto dal gruppo, la banca ha registrato una performance operativa eccellente, con il risultato netto di gestione in crescita del 60,9% rispetto al 2016, trainato dall’andamento positivo dei proventi operativi core, in crescita del 4,9% rispetto all’esercizio precedente, e un significativo contenimento dei costi operativi -18,8%; (-3,6% al netto delle componenti non ricorrenti). Tali fattori hanno contribuito al raggiungimento di un utile netto al 31 dicembre scorso di 558 milioni (che si riduce a 13,5 milioni al netto delle componenti non ricorrenti registrate nell’esercizio). Nel dicembre 2017, in base alle linee previste nel piano strategico, è stata finalizzata la cessione ad Anima Holding dell’intera quota di partecipazione nel capitale di Aletti Gestielle Sgr, con la realizzazione di una plusvalenza lorda di circa 700 milioni di euro, mantenendo nello stesso tempo il ruolo di primo azionista attraverso una quota partecipativa di circa il 15%. Nell’anno è proseguito il processo di riassetto del comparto Bancassurance che ha portato allo scioglimento delle due partnership in essere con il gruppo Unipol ed il gruppo Aviva con il conseguente esercizio delle put option da parte di Unipolsai sulla partecipazione in Popolare Vita e da parte di Aviva sulla partecipazione in Avipop Assicurazioni. Successivamente Banco Bpm e Cattolica Assicurazioni hanno raggiunto un accordo per la cessione di una quota del 65% in Popolare Vita e in Avipop Assicurazioni per un prezzo complessivo di 853,4 milioni euro; tale accordo prevede anche l’avvio di una partnership strategica fra Banco Bpm e Cattolica della durata di 15 anni. Le azioni di riorganizzazione del comparto risparmio gestito e di quello di bancassicurazione hanno, da un lato un’importante valenza industriale, con il rafforzamento della presenza in settori ritenuti strategici e, dall’altro, hanno effetti positivi dal punto di vista patrimoniale, con un miglioramento dei ratio patrimoniali, in linea con quanto previsto nel Piano Strategico. In data odierna è stato inoltre raggiunto l’accordo per la cessione del ramo d’azienda della Banca Depositaria a Bnp Paribas Security Service, con una plusvalenza lorda di circa 200 milioni e dei contratti di gestione delle riserve assicurative ad Anima Holding Spa. Le due operazioni hanno un effetto positivo sul CET1 fully phased pro-forma di 53 pb. Le azioni di rafforzamento patrimoniale completate consentono al gruppo di disporre di un buffer di capitale molto ampio rispetto ai requisiti richiesti dalle Autorità di Vigilanza permettendo di aumentare le coperture del crediti dubbi in sede di prima applicazione del principio contabile IFRS 9 e consentendo quindi una significativa accelerazione dell’attività di derisking. Il nuovo piano di derisking del gruppo prevede infatti un aumento delle cessioni di crediti in sofferenza per circa 5 miliardi, entro il 2020, portando pertanto le cessioni complessive a circa 13 miliardi, rispetto agli 8 miliardi previsti nel piano strategico. Le nuove proiezioni rispetto ai target presentati nel piano strategico 2016-2019 vedono un livello dei crediti deteriorati più che dimezzato (-57%) a fine 2020. A livello volumi, la nuova proiezione porta a una discesa del totale dei crediti dubbi da 30 miliardi di fine 2016 a circa 13 miliardi nel 2020. Conseguentemente il gross Npe ratio nel 2020 è atteso nell’intorno dell’11,5% rispetto al 24,1% di fine 2016 e l’incidenza delle sofferenze nette sul totale impieghi è attesa in area 2,3% rispetto al 7,1% di fine 2016. Nonostante l’impatto derivante dalla prima adozione del principio contabile IFRS 9 ed il conseguente nuovo piano di derisking, il Common Equity tier 1 fully phased pro-forma si attesta al 12,02%.
Insieme alle azioni di rafforzamento patrimoniale e di consolidamento delle strategie di derisking, Banco Bpm ha messo a regime da gennaio 2018 il nuovo modello di rete commerciale basato sulla centralità del cliente e sul rafforzamento del presidio sul territorio ed ha quasi completato il riassetto delle attività di Private Banking e Corporate & Investment Banking del Gruppo con l’accentramento delle attività di Private Banking in Banca Aletti e quello delle attività Corporate & Investment Banking in Banca Akros.
L’andamento economico della gestione
Il margine di interesse si attesta a 2.114,0 milioni rispetto ai 2.107,8 milioni del dato aggregato dell’esercizio 2016 registrando un incremento dello 0,3%. Su basi omogenee, al netto delle componenti non ricorrenti, il margine di interesse evidenzia un calo dell’1%, principalmente imputabile ai minori contributi forniti dal portafoglio titoli conseguente alla valutazione al fair value (nell’ambito della PPA) dei titoli di debito che la ex Banca Popolare di Milano deteneva nel portafoglio delle attività disponibili per la vendita e dal calo dello spread medio da clientela. Tale effetto è parzialmente bilanciato dal minor costo del funding e dalla rilevazione del beneficio riferito alle operazioni di rifinanziamento con Bce. Nel quarto trimestre l’aggregato in esame registra un incremento (+0,7%) grazie alla riduzione del costo del funding a fronte di uno spread da clientela sostanzialmente stabile rispetto quello del secondo trimestre.
Il risultato delle società partecipate, valutate con il metodo del patrimonio netto, è positivo per 166,0 milioni di euro in crescita rispetto ai 147,9 milioni rilevati nello scorso esercizio (che includevano anche il contributo di Anima Holding per 12,7 milioni, non più presente tra le società valutate a patrimonio netto dopo la vendita parziale della quota di interessenza nella stessa e la successiva riclassifica nel portafoglio delle attività finanziarie disponibili per la vendita ), con una contribuzione del quarto trimestre pari a 45,2 milioni superiore rispetto a quella dei primi tre trimestri, principalmente per effetto del maggior contributo apportato nell’ultimo trimestre dal credito al consumo.
Le commissioni nette ammontano a 2.093,0 milioni e sono in crescita del 10,0% rispetto ai 1.903,4 milioni dello scorso esercizio. La crescita è legata all’ottimo andamento del comparto dei servizi di intermediazione, gestione e consulenza, che salgono di 244 milioni in valore assoluto rispetto al dato aggregato del 2016 (+27,7%), grazie essenzialmente alla crescita dei prodotti di risparmio ed a quella delle gestioni patrimoniali. La contribuzione del quarto trimestre, pari 515,9 milioni, risulta in crescita sia rispetto al terzo trimestre (486,3 milioni), sia nel confronto con il quarto trimestre dello scorso esercizio (pari a € 511,5 milioni).
Gli altri proventi netti di gestione sono pari a 99,1 milioni rispetto ai 139,2 milioni del 2016. Il minor contributo deriva, da un lato, dal minor apporto delle commissioni di istruttoria veloce (Civ), in flessione del 19,6%, e, dall’altro, dalle maggiori rettifiche delle “client relationships”, pari a 24,4 milioni, legate all’iscrizione in data 1 gennaio 2017 di nuovi intangibili correlati alla Ppa dell’operazione di aggregazione dell’ex Gruppo Bpm.
Il risultato netto finanziario è positivo e pari a 156,6 milioni rispetto a 440,1 milioni dello scorso esercizio. La minor contribuzione è riferibile principalmente al ridotto apporto dei proventi generati dalla dismissione di attività finanziarie disponibili per la vendita ed in particolare di titoli di debito, che ha generato utili per 54,0 milioni (254,1 milioni al 31 dicembre 2016). Al risultato dell’esercizio ha contribuito inoltre l’attività di negoziazione per 50,4 milioni (119,5 milioni nel 2016) e l’incasso di dividendi su partecipazioni non strategiche, pari a 30 milioni (27,3 milioni nel 2016). La contribuzione del quarto trimestre è pari a 41,8 milioni, in crescita rispetto ai 13,3 milioni registrati nel terzo trimestre riferibile principalmente alla dismissione di titoli di debito.
In virtù delle dinamiche descritte, il totale dei proventi operativi ammonta quindi a 4.628,7 milioni rispetto a 4.738,3 milioni del 2016 (-2,3%). I proventi operativi “core” ammontano a 4.206,9 milioni, in crescita del 4,9% rispetto a 4.011,2 milioni dello scorso esercizio. Le spese per il personale, pari a 1.792,7 milioni, evidenziano un decremento del 20,2% rispetto a 2.245,5 milioni del dato aggregato dello scorso esercizio, grazie alla riduzione dell’organico (-1.349 risorse rispetto al 31 dicembre 2016). Al netto delle componenti riferite al fondo esuberi la voce è pari a 1.795,8 milioni rispetto al dato omogeneo del 2016 pari a 1.878,8 milioni e dunque in calo del 4,4%. Il numero totale dei dipendenti è pari a 23.331 risorse in organico alla data del 31 dicembre 2017 e si confronta con le 23.975 e le 24.680 risorse rispettivamente al 30 settembre 2017 e a fine 2016.
Le altre spese amministrative ammontano a 989,9 milioni con un decremento del 16,8% rispetto a 1.190,5 dello scorso esercizio. A livello “adjusted” (tenendo conto dell’impatto positivo, pari a 27,2 milioni, legato al recupero dell’onere stanziato nel 2016 per la trasformabilità delle Dta per l’esercizio 2015, e degli oneri di integrazione, fusione e riorganizzazione societaria per € 55,2 milioni) la voce presenta un decremento del 2,8%. Considerando anche gli “oneri sistemici” (rappresentati dai contributi ordinari al Single Resolution Fund Srf, dal canone per il mantenimento della deducibilità delle Dta e dai contributi al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi per lo schema di garanzia dei depositi) incrementatisi nel corso dell’esercizio di 13,1 milioni, le altre spese amministrative risultano in calo del 4,7% per effetto degli interventi di efficientamento.
Le rettifiche di valore su attività materiali ed immateriali dell’esercizio ammontano a 267,3 milioni, in calo del 16,7% rispetto a 320,9 milioni del 31 dicembre 2016. La voce include rettifiche di valore per deterioramento pari a 52,5 milioni (107,8 milioni al 31 dicembre 2016). Al netto di tali componenti non ricorrenti, l’aggregato presenta un andamento in linea con quello del precedente esercizio (+0,8%).
Il totale degli oneri operativi ammonta a 3.049,9 milioni rispetto a 3.756,9 milioni 2016, con una contrazione del 18,8%. Al netto delle componenti non ricorrenti sopracitate, il totale degli oneri operativi presenta una riduzione del 3,6%. Le rettifiche nette su crediti verso la clientela sono pari a 1.661,0 milioni rispetto a 2.958,2 milioni dello scorso esercizio. Il costo del credito, misurato dal rapporto tra le rettifiche nette di valore su crediti e gli impieghi netti, risulta pari a 154 b.p. in forte diminuzione rispetto al dato dello scorso esercizio pari a 268 b.p., che risentiva degli impatti conseguenti alle decisioni finalizzate all’innalzamento del livello medio di copertura dei crediti deteriorati. In contrazione anche i flussi netti di ingresso da crediti in bonis a deteriorati (-55%, pari a 1,1 miliardi circa contro 2,5 miliardi circa dello scorso esercizio). In particolare nel quarto trimestre le rettifiche sono risultate pari a 673,1 milioni in sensibile incremento rispetto al dato del trimestre precedente (340,8 milioni); tali rettifiche riflettono la volontà di mantenere elevati livelli di copertura pur a fronte delle cessioni di crediti unsecured (che – per loro natura – presentavano livelli di copertura superiori alla media) oltre che l’effetto one-off dovuto all’introduzione di nuove policy di valutazione dei crediti, non riconducibili alla Fta dell’IFRS9, volte a garantire un approccio sempre più rigoroso ed in linea con i nuovi orientamenti regolatori, nonché finalizzato a favorire l’attività di derisking del Gruppo.
Nel conto economico dell’esercizio sono state inoltre registrate rettifiche nette su crediti verso banche e altre attività per 140,2 milioni (112,5 milioni al 31 dicembre 2016), che includono le svalutazioni delle attività finanziarie disponibili per la vendita per 83,0 milioni (dei quali 61,0 riferiti alle quote detenute nel Fondo Atlante ed 15,3 per le altre esposizioni verso le banche venete), nonché gli interventi dello schema volontario del Fondo interbancario di tutela dei depositi per 56,1 milioni legati al salvataggio di alcune Casse di Risparmio.
Gli accantonamenti netti ai fondi per rischi e oneri comportano un onere pari a 13,8 milioni rispetto a 55,1 milioni dello scorso esercizio, rappresentati prevalentemente da oneri stimati per controversie legali e fiscali. Nell’esercizio 2017 sono stati registrati utili da cessione di partecipazioni ed investimenti per 25,7 milioni che comprendono 11,7 milioni riferiti alla valutazione al fair value delle quote detenute nella partecipazione detenuta in Energreen e € 10,2 milioni per la cessione di immobili di proprietà (al 31 dicembre 2016 vi era stato un utile di 15,6 milioni).
Nella voce “utile dei gruppi di attività in via di dismissione” è rilevata la plusvalenza netta di 673,5 milioni relativa alla cessione di Aletti Gestielle Sgr. Le imposte sul reddito dell’operatività corrente alla data del 31 dicembre 2017 sono positive e pari a 85,1 milioni (+629,7 milioni a fine 2016).
Considerata la quota del risultato economico attribuibile ai soci terzi (+ 9,7 milioni), il 2017 si chiude con un utile netto di periodo senza badwill ed impairment degli avviamenti pari a 557,8 milioni, rispetto alla perdita netta di 1.334,7 milioni realizzata nello scorso esercizio. Il badwill emerso a seguito del completamento del processo di Ppa accreditato al conto economico è pari ad 3.076,1 milioni mentre gli impairment effettuati sugli avviamenti e altri intangibles sono risultati pari a 1.040,9 milioni (1.017,6 milioni al netto dell’effetto fiscale) e portano il risultato economico dell’esercizio a 2.616,4 milioni (rispetto ad una perdita di 1.613,7 milioni del 2016).
Escludendo le componenti economiche non ricorrenti, badwill e impairment compresi, il risultato netto “adjusted” è pari a 13,54 milioni.
L’evoluzione dei principali aggregati patrimoniali
La raccolta diretta13 al 31 dicembre 2017 ammonta a 107,3 miliardi ed evidenzia un decremento del 2,5% rispetto a 110,0 miliardi del 31 dicembre 2016 e dello 0,1% rispetto al dato al 30 settembre 2017. Nel confronto si registra una crescita molto sostenuta della componente rappresentata dai conti correnti e depositi a vista della rete commerciale (+9,2%, passando da 70,9 a 77,4 miliardi), più che compensata dalla diminuzione della componente titoli obbligazionari emessi (- 26,4%), che è scesa a 18,9 miliardi da 25,7 del 31 dicembre 2016) e di quella relativa ai depositi vincolati, che è scesa a 3,6 miliardi rispetto a 4,8 miliardi di fine 2016 (-24,6%). Tale dinamica è in linea con la politica finalizzata alla progressiva riduzione del costo del funding grazie alla riduzione delle forme di raccolta più onerose. La provvista garantita dallo stock di certificates emessi dal Gruppo, che al 31 dicembre 2017 è pari a 4,0 miliardi, risulta in calo rispetto sia a 4,6 miliardi di fine esercizio 2016, sia al dato del 30 settembre 2017, pari a 4,2 miliardi.
La raccolta indiretta al netto dei certificates a capitale protetto è pari a 99,3 miliardi e registra un incremento del 2,2% rispetto a 97,2 miliardi del 31 dicembre 2016. La crescita è imputabile alla componente della raccolta gestita (+7,5%), pari a 62,5 miliardi, trainata dal buon andamento di fondi e sicav che nell’esercizio sono cresciuti del 15,1% per un importo complessivo di circa 5,2 miliardi. La crescita della raccolta gestita è stata solo parzialmente bilanciata dalla diminuzione della raccolta amministrata, che ammonta complessivamente a 36,8 miliardi, con una contrazione pari a 2,2 miliardi (-5,7% rispetto a fine 2016).
Le attività finanziarie rappresentate da titoli ammontano a 32,4 miliardi e sono in calo del 4,2% rispetto a 33,8 miliardi del 31 dicembre 2016 e del 10,2% rispetto a 36,1 miliardi del 30 settembre. Tale dinamica è la risultante, da un lato, della crescita delle attività detenute fino a scadenza, che passano da 8,4 miliardi di fine 2016 a 11,6 miliardi del 31 dicembre 2017, e, dall’altro, della contrazione del comparto delle attività finanziarie disponibili per la vendita che evidenzia una riduzione di 4,3 miliardi nel confronto con l’esercizio precedente. La composizione del portafoglio al 31 dicembre 2017 è rappresentata da titoli di debito per 30,2 miliardi, da titoli di capitale per 1,7 miliardi ed infine da quote di Oicr per 0,5 miliardi. Le esposizioni in titoli di debito emessi da Stati Sovrani sono pari a 25,2 miliardi (in calo di 3,4 miliardi rispetto al dato di 28,6 miliardi al 30 settembre 2017) di cui 20,7 miliardi (24,7 miliardi al 30 settembre 2017) riferiti a titoli di Stato italiani, che rappresentano l’82,1% del totale (86,1% al 30 settembre 2017).
Gli impieghi netti verso la clientela ammontano al 31 dicembre 2017 a 108,2 miliardi, in calo del 2,1% rispetto a 110,6 miliardi di inizio anno. La contrazione è imputabile prevalentemente alla forte diminuzione dei crediti deteriorati netti, scesi nel corso dell’esercizio di circa 3,2 miliardi, mentre i crediti in bonis registrano complessivamente una crescita di 0,8 miliardi; escludendo la componente relativa alle operazioni di pronti contro termine e quella della divisione Leasing, l’incremento del portafoglio in bonis è pari a 1,3 miliardi. Anche nel confronto con i dati al 30 settembre 2017 il trend dei crediti deteriorati evidenzia una contrazione pari a circa 1 miliardo.
Le esposizioni nette deteriorate (sofferenze, inadempienze probabili ed esposizioni scadute e/o sconfinate) ammontano al 31 dicembre 2017 a 13,0 miliardi ed evidenziano una diminuzione di 3,2 miliardi (-19,6%) rispetto a fine 2016 e di 1,0 miliardi (-6,8%) rispetto allo scorso 30 settembre 2017. La riduzione dell’aggregato deriva dal calo dei flussi netti di deteriorati (pari a € 1,1 miliardi dell’esercizio in calo del 55,3% rispetto a 2,5 miliardi dello scorso esercizio, dal work-out interno, dalle operazioni di cessione effettuate nel periodo nonché dalle rettifiche su crediti apportate sia con il processo di determinazione del fair value dei crediti deteriorati dell’ex Gruppo Bpm nell’ambito della PPA sia con l’introduzione delle nuove policy di valutazione.