
Incontro in Regione sul futuro della Papergroup Tissue Tech di Capannori. I rappresentanti dell’azienda e le organizzazioni sindacali di categoria si sono confrontate al tavolo convocato da Gianfranco Simoncini, consigliere per le questioni del lavoro del presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ,alla presenza del sindaco di Capannori e presidente della Provincia di Lucca, Luca Menesini, e dei consiglieri regionali Stefano Baccelli e Marco Niccolai. Durante l’incontro l’azienda ha informato che entro il 2 maggio sarà presentato al tribunale di Lucca il piano di concordatario e che i 38 licenziamenti, previsti nella procedura aperta nei giorni scorsi, sono parte integrante di questo piano, finalizzato alla salvaguardia e alla continuità dell’azienda, in forte difficoltà finanziara ed economica da anni.
Da parte loro le organizzazioni sindacali hanno ribadito la loro contrarietà sia all’ipotesi di chiusura dello stabilimento Papergroup di Carraia, sia all’abbandono della produzione delle linee dei piegati, iniziative che i sindacati ritengono indebolirebbero l’offerta produttiva dell’azienda.
Simoncini, sottolineando l’attenzione della Regione alla continuità produttiva della Papergroup, ricordando che decorrono i 75 giorni previsti dalla procedura sui licenziamenti per trovare un accordo ha auspicato che il confronto tra le parti possa arrivare ad una soluzione che riduca al minimo i costi sociali, con attenzione in particolare alla tenuta dei livelli occupazionali.
Il consigliere del presidente ha inoltre fatto presente la massima disponibilità della Regione su richiesta delle parti a riconvocare un tavolo istituzionale, anche parallelamente al confronto previso per legge sia in sede sindacale che in sede amministrativa.
Molti dei lavoratori hanno partecipato all’incontro, scioperando per l’intera giornata.
Le Rsu e i lavoratori presenti insieme a Slc Cgil nella saletta dove si è tenuto l’incontro, hanno avuto modo di affermare la loro posizione “ad un’azienda – spiega Simone Tesi – che ribadiva l’ineluttabilità di una scelta, a fronte di quelle che sono le maglie strette di una legge fallimentare che non offre grandi margini, nella realizzazione dell’unico obiettivo di assicurare la continuità aziendale, per garantire il soddisfacimento dei creditori. Non si può agire diversamente e lo stesso tribunale, in tal senso deve tutelare questo interesse, al di là del costo sociale”. “Ecco – commenta Tesi – il senso e il segno della proposta che verrà presentata. E’ in questo contesto che si colloca il taglio del ramo secco di Carraia e il sacrificio dei 38, per salvarne 109. Dal nostro canto, abbiamo fatto notare che non è la malattia dalla quale è afflitta l’azienda ad essere in discussione, ma la cura che si pensa di somministrare, fatta di analisi sui numeri che in questi anni sono stati realizzati e non sulle potenzialità che tutti e tre i siti offrono, compreso Carraia, dove, tra l’altro, l’abbiamo ricordato, non ci sono solamente linee di piegati, ma anche una linea che produce rotoli (proprio l’area di business che si vorrebbe mantenere)e che, da sola, mette insieme la metà della produzione di quel sito e, quindi, circa metà del fatturato in milioni di euro. Inoltre, su quell’area si trova il magazzino principale, pieno, e la sede legale con tutta l’amministrazione: se non si è in grado di fare uno spin-off in tempi rapidi di quello stabile, se ne dovrà portare avanti l’affitto (che scade a giugno) e quindi l’uso. Non è una necessità che potrebbe offrire opportunità alla gestione della riorganizzazione? Si rischia un’operazione, finalizzata a fare andare in porto il concordato, senza tenere in conto le bontà di scelte industriali che rischiano di essere penalizzanti e, quindi, mettere in discussione quella continuità tanto cara: se i clienti continuassero a chiedere anche piegati, che cosa si farebbe? Si perderebbero i clienti o si spenderebbero soldi per andare ad acquistare altrove ciò che non si produce più? L’azienda indebolita, continuerà ad essere competitiva? Chi rimarrà, potrà dirsi più sicuro? Detto questo, abbiamo tutta un’altra esperienza positiva della sensibilità che il tribunale di Lucca ha avuto in tutte le vicende che hanno comportato una ricaduta in termini occupazionali. Vicende che hanno manifestato una profonda attenzione a tutti gli interessi in gioco, compresi, appunto, quelle delle lavoratrici e dei lavoratori che costituiscono l’anello debole di qualsiasi crisi. Sono tutti aspetti che verranno sicuramente analizzati nel dettaglio, nel prossimo esame congiunto, fase che si apre a seguito della procedura di mobilità aperta”.
“Quanto emerso nell’incontro di oggi conferma la volontà sempre più evidente di portare avanti una scelta che reputiamo preoccupante e non condividiamo affatto”. Così Stefano Baccelli e Marco Niccolai, consiglieri regionali Pd, commentano dopo l’incontro.
“Dopo un primo incontro in Regione nel quale era stata manifestata esplicitamente la richiesta di un ripensamento, l’azienda ha avviato la dismissione del sito produttivo di Carraia e le procedure di mobilità per 38 dipendenti. – fa presente Baccelli – I rappresentanti dell’azienda ci hanno oggi ribadito questa decisione, considerandola come una strada obbligata da percorrere per la presentazione del necessario piano concordatario e industriale. Non condivido questa scelta perché sono convinto che una procedura di concordato in continuità debba tenere conto in primo luogo della tenuta occupazionale, che, accanto al ristoro dei creditori, deve essere considerato valore prioritario su cui impostare ogni progetto. Inoltre, altro elemento su cui sono in totale disaccordo, è il fatto che non si sia optato per l’utilizzo degli ammortizzatori sociali, prediligendo la scelta dalle conseguenze più drammatiche, la mobilità e quindi l’avvio delle procedure di licenziamento. L’attenzione deve continuare quindi a essere massima perché la vicenda assume contorni sempre più delicati e complessi, con rischi forti di ricadute occupazionali che destano un grande allarme”.
“Con l’incontro di oggi siamo nuovamente di fronte a un quadro che desta serie preoccupazioni per il futuro dell’azienda Papergroup. – afferma Niccolai – Come ho già avuto modo di evidenziare fin dall’inizio della vicenda, è assolutamente ingiustificato che ricadano sui lavoratori le scelte compiute in questi anni dal management. È per questa ragione che il percorso intrapreso dai vertici aziendali, con la decisione di avviare le procedure di mobilità, va in direzione assolutamente contraria rispetto a quanto previsto e auspicato. La predisposizione del necessario piano concordatario e industriale non può e non deve coincidere con la dismissione di un sito produttivo, non può e non deve comportare ricadute occupazionali. Le scelte messe in campo in questo modo si configurano come del tutto incomprensibili da un punto di vista industriale e per questo è necessario ribadire con forza la necessità di trovare soluzioni differenti”.