Vertenza Papergroup, Uil: “Ecco perché non abbiamo firmato”

30 giugno 2018 | 14:13
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Vertenza Papergroup, Uil: “Ecco perché non abbiamo firmato”

“Come Uil non abbiamo firmato l’accordo Papergroup perché crediamo sopratutto che fare sindacato sia difendere i lavoratori e tutelarli individualmente e collettivamente, non fare da ammortizzatore morale e stare al tavolo per fare accordi, dicendo poi ai lavoratori che di meglio non era possibile, per incassare qualche tessera e un consenso assembleare”. Così i sindacalisti Massimiliano Bindocci e Paolo Venturi che spiegano: “Il caso Paper Group – dice –  si spiega con una cattiva gestione aziendale particolarmente spregiudicata, che con l’aumento della cellulosa e le gambe corte di alcune operazioni, ha visto il crollo del gruppo Paper Group sotto il peso dei debiti. L’operazione Tissue Tech poteva anche avere un senso, ma abbiamo avvertito poca chiarezza e sicuramente qualche interesse esterno sulla vicenda. Si pensi che non siamo mai riusciti a parlare seriamente del futuro dell’azienda, delle prospettive della trasformazione di Guamo e degli uffici, mai si è discusso di ammortizzatori sociali. La trattativa è stata impostata solo sui licenziamenti e sugli incentivi, è chiaro che se ai lavoratori si propone solo questa prospettiva, i volontari a farsi licenziare si trovano, ma non sono spontanei, bensì “spintanei”. Ma la trattativa ha fatto passi indietro anche sul l’incentivo all’esodo, si era cominciato con una disponibilità di circa 900mila euro per incentivare l’esodo, poi l’azienda ha ridotto la cifra messa a disposizione, facendola scendere a 600mila, una cifra irrisoria rispetto al costo della procedura. E al tavolo eravamo soli a protestare”.

“Il fatto che si possa dire che la cifra che andrà a coloro che saranno licenziati sia di 20mila euro netti – proseguono i sindacalisti – è solo grazie a qualche armeggio (basta leggere accordo) e a una riduzione di numeri dei licenziamenti – non chiesa dal sindacato e che quindi fa ancora di più capire che qualcosa non torna. Per cui in una azienda del genere, accettare che la cattiva gestione aziendale la paghino i lavoratori perdendo il posto con un incentivo che si riduce durante la trattativa, senza chiarezza di prospettive per chi resta ci è sembrato un grave errore.
Un accordo che rischia di diventare un brutto precedente nel settore del Tissue, che al di là delle kermesse attraversa un momento difficile. Si doveva pretendere nel settore una logica di bacino, avere chiarezza e poter dire di aver “salvato” gli altri cento posti, avere un incentivo che aumentava e non calava in tratttativa invece si ostenta un taglio di personale e la chiusura di una attività fatta con lo sconto”.
“Come Uil – concludono Bindocci e Valenti – eravamo sicuramente poco rappresentativi rispetto alla Cgil, ma essendo contrari alla soluzione che si profilava e in cui la Cgil Slc si è infilata, abbiamo preferito tirarci fuori, siamo preoccupati ma siamo disposti a sostenere i lavoratori che restano e quelli che escono nel migliore dei modi”.