
“Passare in fretta da un progetto ad un vero piano cave e creare un istituto tecnico superiore legato a questo comparto, per impiegare subito gli studenti: aspetto risposte da Lucca e da Massa Carrara”. Lo ha affermato il governatore della Regione Toscana, Enrico Rossi, a margine del vertice sul piano straordinario delle cave di marmo apuo-versiliesi, tenutosi oggi a palazzo Ducale, al quale hanno preso parte Asl, Arpat, Procure e forze dell’ordine. Insieme a Rossi c’erano anche il procuratore Pietro Suchan, rappresentanti dei carabinieri forestali della direzione marittima ed anche rappresentanti dei lavoratori.
La formazione prima di tutto, dunque, anche se l’elemento ancor più propedeutico resta il prolungamento del piano straordinario per la sicurezza nelle cave, approvato a maggio 2016 e già prorogato fino al 2020. “Abbiamo stanziato altri 2 milioni e mezzo di euro – prosegue Rossi – aggiungendo 750mila persone. L’investimento complessivo è stato di 3 milioni e 250mila euro: sono serviti per assumere nuovo personale ed acquistare 17 fuoristrada, indispensabili per l’accesso in cava”. Poi, ancora, sulle concessioni: “Sono aperto a discutere con gli imprenditori su una durata che superi i 25 anni, a patto che compiano pratiche utili in tema di ambiente ed occupazione”.
Nel comprensorio apuo-versiliese si contano più di 300 cave di marmo e, soltanto nel 2017, i controlli sulla sicurezza sono quadruplicati. I siti attivi sono circa la metà: 90 in provincia di Massa Carrara e 60 in quella di Lucca. Al giro di boa del 2018 l’Al nord-ovest ha effettuato – nei primi sei mesi dell’anno – già 605 accessi, di cui 211 nel lucchese, oltre a 168 ispezioni nei laboratori. Ne sono scaturite quindici “non conformità” e due sanzioni amministrative. Parallelamente, Arpat ha compiuto 60 accessi (49 nelle cave e 11 sugli impianti esterni), mentre i carabinieri forestali hanno partecipato a undici sopralluoghi e realizzato 138 controlli su strada sui mezzi pesanti che trasportano marmo.
“Questo progetto – ricorda il governatore – mette insieme diversi settori e si occupa di controlli e repressione. Colpisce, ad oggi, la positiva reazione da parte degli imprenditori: i controlli sono fastidiosi, ma li accettano e questo porta ad un dialogo con i tecnici della Regione”.
La discussione di oggi – capitolo importante di un tema che si svilupperà anche venerdì prossimo a Massa Carrara – ha fatto emergere alcuni punti chiave ineludibili.
“Il primo? Il progetto – prosegue Rossi – non deve limitarsi ad un’esistenza triennale, ma deve continuare nel tempo. Per cui c’è bisogno di una legge che incardini questo lavoro. Il secondo elemento consiste nel fatto che passiamo da un progetto ad un vero piano cave, che deve fornire risposte concrete. Gli imprenditori chiedono come utilizzare gli scarti da lavorazione (come la ‘marmettola’, ndr), che possono creare problemi alla salute delle persone e dell’ambiente. Noi sappiamo che si possono riciclare: vogliamo fare economia circolare”.
Poi ci sono gli altri due capitoli, non meno importanti: quello sulla durata delle concessioni e quello sulla formazione. “Dobbiamo discutere con gli imprenditori sul tempo delle concessioni – afferma ancora il governatore – perché vogliono che superino i 25 anni. Sono disposto a parlarne, se loro faranno cose utili per ambiente, sicurezza e aumento dei posti di lavoro. Non mi interessa che agli imprenditori toscani si sostituiscano altri, provenienti da chissà dove, soltanto perché hanno più risorse economiche”.
Quindi il tema Its: “In Toscana ne abbiamo già istituiti 11 – osserva – e funzionano perfettamente: impiegano il 95% degli iscritti, perché sono legati ai singoli distretti. Ecco, pensiamo che sia arrivata l’ora di istituirne almeno uno relativo al mondo del lavoro nelle cave: per questo mi rivolgo agli imprenditori della provincia di Lucca e di Massa Carrara, perché serve il loro assenso. Sarebbe un elemento di qualificazione enorme, capace di produrre lavoratori già formati, perché imparano in azienda”.
Per Suchan “Passare da un progetto ad un piano fornisce maggiore concretezza per il settore cave, sia dal punto di vista dello sviluppo sostenibile che sotto il profilo dell’occupazione. In questo senso, è indispensabile una sensibilità nuova ed un interesse verso la formazione dei futuri lavoratori del comparto”.
Un panorama in rapida evoluzione, dunque, all’interno del quale si innesta anche un altro dato dalle due facce, che induce ad una riflessione profonda: se infatti diminuiscono – dal 2006 – gli infortuni in cava, aumentano invece gli incidenti mortali (l’ultimo appena due settimane fa). Dal 2006 al 2016, nelle sole cave capuane e della Versilia si sono registrati dieci infortuni che si sono conclusi tragicamente: uno nel 2006, uno nel 2007, uno nel 2010, uno nel 2012, due nel 2015 e quattro nel 2016. Nel 2017 non si sono registrate morti, mentre il 2018 ne segna già due. Nelle aziende del lapideo, sempre dal 2006, si contano 1340 infortuni e tre incidenti mortali (due dal 2015).
Prima del piano straordinario l’Asl nord-ovest aveva effettuato 280 accessi totali: nel 2017 ne sono stati effettuati 885 in 173 cave diverse. Gli esiti sono stati 36 verbali di prescrizione con comunicazione di notizia di reato, 28 non conformità per siti estrattivi e 43 per i laboratori. Arpat, invece, nel 2017 ha effettuato 161 sopralluoghi, con accessi in 65 cave diverse, da cui sono scaturite 42 comunicazioni di notizie di reato ed altrettante sanzioni amministrative. Sempre l’anno scorso, ecco anche 19 sopralluoghi da parte dei tecnici della Regione per quel che concerne il rischio idrogeologico. La Regione ha anche controllato i progetti di 18 cave del distretto apuo-versiliese, per valutarne la compatibilità sotto il profilo paesaggistico.
Trecentodiciotto, infine, i controlli che hanno coinvolto i carabinieri forestali: 18 in cava, di cui 12 a Lucca e 6 a Massa Carrara.