Etichetta anche per sughi e salse di pomodoro, Coldiretti Lucca esulta

30 agosto 2018 | 10:31
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Etichetta anche per sughi e salse di pomodoro, Coldiretti Lucca esulta

Etichetta chiara anche per sughi, salse e concentrati. Scattato l’obbligo di indicare in etichetta l’origine dei derivati del pomodoro che mette un freno alle importazioni di concentrati stranieri, in particolare dalla Cina. Basti pensare che il 20% del pomodoro importato proviene proprio dal Sol Levante. Esulta Coldiretti che sulla trasparenza e l’etichetta di origine sta portando avanti una battaglia a tutto campo. “E’ un nuovo passo verso una informazione più completa e chiara nei confronti del consumatore – spiega Andrea Elmi, Presidente Coldiretti Lucca – L’obbligo di etichettatura di origine era in vigore in Italia solo per le passate ma non per pelati, polpe, sughi e soprattutto concentrati che l’Italia importa dalla Cina. L’obbligo mette un argine al fiume di pomodoro spacciato nel mondo come italiano per la mancanza di un sistema di etichettatura di origine obbligatorio. Da oggi i consumatori potranno finalmente conoscere, sulla confezione, il paese di coltivazione del pomodoro, quello di trasformazione così come avviene per esempio per l’olio extravergine, un’altra battaglia condotta dalla nostra organizzazione”.

“Le confezioni di tutti i derivati del pomodoro – prosegue Coldiretti -, sughi e salse prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicate in etichetta le seguenti diciture: Paese di coltivazione del pomodoro: nome del Paese nel quale il pomodoro viene coltivato; Paese di trasformazione del pomodoro: nome del paese in cui il pomodoro è stato trasformato. Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi Ue, Paesi non Ue, Paesi Ue e non Ue. Se tutte le operazioni avvengono nel nostro Paese si può utilizzare la dicitura Origine del pomodoro: Italia”. Per consentire lo smaltimento delle scorte i prodotti che non soddisfano i requisiti previsti dal decreto, perché immessi sul mercati o etichettati prima dell’entrata in vigore del provvedimento, possono essere commercializzati entro il termine di conservazione previsto in etichetta.