
Confronto, oggi (28 novembre) alla sede di Cassa edile di Lucca, con i rappresentanti della Cisl Toscana Nord sul tema delle “Trasformazioni del lavoro e il ruolo del sindacato e del sindacalista” in un momento storico di cambiamento globale. Erano presenti tutti i rappresentanti delle categorie, al tavolo il segretario generale di Cisl toscana Nord, Massimo Bani, con una presenza di eccezione, il segretario generale della Confederazione italiana sindacati lavoratori, Annamaria Furlan.
“La manovra economica? E’ affetta da un grande deficit. Inadeguata – commenta Furlan – per gli investimenti destinati alla crescita per lo sviluppo, 3 miliardi sono assolutamente troppo poco, e contenente un blocco inconcepibile sulle infrastrutture medie e grandi, impresa 4.0, formazione lavoratori, ricerca. La manovra non è adeguata a sostenere il bisogno di crescita produttiva e quindi economica di cui ha bisogno un Paese reduce da una crisi in cui ha perso 1 milione di posti di lavoro, e tanti punti di produzione industriale”.
Capitolo “quota 100” e reddito di cittadinanza. “La proposta di quota 100 è un’ottima base di partenza per aprire un discorso che deve essere più approfondito. E’ positivo che offra la possibilità di uscire a 62 anni con 38 di contributi. Ma non basta. Ci vuole la pensione di garanzia per i giovani, di cui abbiamo perso traccia negli argomenti della manovra, e occorre considerare il fatto che per le donne è complicato avere 38 anni di contributi per discontinuità di carriera. Per questo chiediamo che sia riconosciuta la maternità con un anno di contributo per ogni figlio. Sul fisco ci aspettavamo scelte diverse, la flat tax guarda troppo a una platea di redditi alti che non corrisponde nè al reddito medio lavoratori e nè a quello dei pensionati che sono l’85 % di coloro che pagano le tasse. Sul reddito di cittadinanza direi che la formula è ancora misteriosa anche se si sa che incide pesantemente sulla manovra con ben 10 miliardi di di euro. E’ importante irrobustire il rapporto con l’impresa”.
Aperture domenicali nel commercio, qual è la sua visione?
“E’ una battaglia che stiamo portando avanti come confederazione e come categorie,
avevamo suggerito di affidare alla contrattazione un tema così dedicato. Non è lavorando tutte le domeniche, a Natale, primo maggio ecc che si aumentano i consumi, che invece si fanno ripartire alzando gli stipendi. A Natale i centri commerciali vanno chiusi e così tutti gli altri giorni che caratterizzano la vita pubblica e familiare delle persone. Sul tema delle domeniche si deve aprire un confronto serio attraverso la contrattazione differenziando le situazioni e riconoscendo che la prima esigenza è la qualità della vita e la dignità del lavoro per tutti, anche per chi lavora in un centro commerciale o in un negozio”.