L’Italia e l’azzardo: dall’anno nuovo stop alle sponsorizzazioni per il gioco e inizio del contrasto alla dipendenza

5 dicembre 2018 | 08:46
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L’Italia e l’azzardo: dall’anno nuovo stop alle sponsorizzazioni per il gioco e inizio del contrasto alla dipendenza

Niente più loghi di società che operano nel settore del gioco d’azzardo sulle maglie dei calciatori di serie A, i primi effetti del decreto dignità stanno per manifestarsi, su tutti lo stop ai contratti di sponsorizzazione per le società del gaming a cominciare dal nuovo anno. Un importante strumento di marketing verrà così sottratto alle grandi aziende del settore che si sono rivelate sin da subito critiche nei confronti del provvedimento. Il disegno è stato convertito in legge in agosto, va ad agire su diverse materie quali i contratti a tempo determinato, la lotta alle delocalizzazioni e il fisco.

Il decreto dignità in sintesi
Il decreto dignità è entrato in vigore il 14 luglio 2018, convertito in legge il 7 agosto, dopo l’approvazione del Senato, e contestualmente pubblicato in Gazzetta Ufficiale. All’articolo 9 reca le sue specifiche in materia di gioco d’azzardo, emendate e compendiate dalla legge di conversione 96/18. Questi sono i punti più importanti che stabilisce questo decreto:
– Stop alla pubblicità e alle sponsorizzazioni per il gioco d’azzardo. In merito alla pubblicità tutti i contratti che sono stati stipulati prima dell’entrata in vigore della legge potranno restare validi per un ulteriore anno, comunque non oltre il 14/7. Per le sponsorizzazioni invece il periodo di validità decorrerà a partire dal 1° gennaio 2019. Chi contravverrà a queste disposizioni incorrerà in una sanzione pari al 20% dell’accordo commerciale, comunque non inferiore a 50 mila euro.
– Ci sarà un aumento del PREU, prelievo erariale unico, ossi la quota prelevata dalla Stato sulle giocate. L’aumento sarà sensibile e spalmato sui 5 anni, periodo in cui i tecnici del governo non prevedono ci sarà un abbassamento dei flussi di gioco, il che dovrebbe quindi portare l’attuale esecutivo a ottenere più fondi dal settore.
– Come per i distributori di tabacchi e trinciati, anche sulle slot bisognerà installare dei lettori di tessere sanitaria per inibire il gioco ai soggetti di minore età, questo a partire dal 2020. La spesa ovviamente sarà a carico degli esercenti. Inoltre, verranno apposte sulle stesse slot e sui gratta e vinci delle frasi a scopo deterrente che allarmino sui problemi che può generare il gioco.
Con queste mosse il governo a trazione Lega-5 Stelle fa intendere bene quale sia la propria posizione rispetto al gioco d’azzardo, soprattutto quella dei pentastellati che hanno voluto fortemente il provvedimento, in particolar modo di Luigi Di Maio, vicepremier e Ministro dello Sviluppo Economico. In pratica il governo non rinuncia ai ricavi del gioco ne punta ad agire subito sul numero delle giocate, bensì mira a risultati a medio lungo termine facendo sì che i giovani non vengano continuamente esposti alla reclame di queste aziende.

Le cifre, molto alte, del gioco d’azzardo in Italia
Il problema sono soprattutto i giovani, sempre più attratti e coinvolti dal gioco e dalla miriade di possibilità intorno ad essi per poter puntare del denaro. Secondo uno studio del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) in Italia vi sono circa 400 mila giocatori a rischio dipendenza su ben 16 milioni che hanno dichiarato di aver giocato almeno una volta nell’ultimo anno. Sempre nel 2017 il 36,9% degli studenti italiani ha dichiarato di aver giocato almeno una volta nell’ultimo anno, il 7% di questi è stato già individuato come caso problematica.
I dati relativi alla nostra regione sono in linea con quanto detto sopra. La Toscana è leggermente al di sotto delle media nazionale per flusso complessivo di gioco, ma è notevole la presenza sul territorio di apparecchiature di gioco, la regione è infatti la quarta per presenza di slot e VLT nei vari esercizi commerciali, ci sono poco più di 6 mini-casinò ogni 10 mila abitanti. Se guardiamo il dato provinciale riscontriamo anche delle sorte di “record”: la provincia di Massa Carrara è quella con più mini-casinò in rapporto alla popolazione, uno e mezzo ogni 10mila abitanti; la provincia di Prato è secondo per superficie legata al gioco, 155 mq ogni 10 mila abitanti; la città di Pisa è prima in Italia per superficie dedicata al gioco, 252 mq ogni 10 mila abitanti.
La presenza di molti apparecchi di gioco sul territorio stimola il flusso di gioco, è esattamente quello che si verifica in ogni parte del mondo e ovviamente anche in Italia dove nel 2017 si sono giocati, per la prima volta, oltre 100 miliardi di euro. Di questi 80 sono tornati ai giocatori come vincite, poco più di 10 li ha tenuti lo Stato come prelievo erariale e il resto è andato alla filiera. In Italia oggi ci sono più di 418 mila slot sparse su tutto il territorio, non stupisce quindi che alla luce di tutto questo l’opposizione del governo venga accolta con approvazione plebiscitaria.

Il punto di vista degli addetti ai lavori
Le principali critiche alle scelte dell’esecutivo non potevano che arrivare dagli addetti ai lavori che hanno opposto come antitesi principali il ruolo della pubblicità nel distinguere il legale dall’illegale, vale a dire: se si elimina la pubblicità per l’azzardo crescerà il livello di gioco illecito. Il governo rimanda al mittente la previsione spiegando che si abbasseranno contestualmente sia i flussi di gioco legale che illegale. Certo, come gli stessi tecnici hanno previsto, nei prossimi 5 anni non ci sarà alcuna variazione, potremmo definire il ban pubblicitario una scommessa a lungo termine. La pubblicità infatti avrebbe dovuto attecchire soprattutto sui più giovani, anche l’offerta del gioco digitale sembra sempre più tarata per la fruizione dei “millenials”, un’occhiata ad una qualsiasi library dei principali player del mercato per comprendere che ormai tutte le slot e i vari giochi da casinò sono contenibili nella memoria di uno smartphone, e quindi sempre a portata di mano.
È una scelta che per prima colpirà proprio le società sportive italiane che perderanno i fondi del gioco e, oggettivamente, saranno penalizzate rispetto alle compagini straniere. Anche la loro protesta, lanciata al tempo dell’entrata in vigore della legge, è stata archiviata. Per i padroni del betting, anzi, per tutto il settore del gioco d’azzardo italiano arriva ora il momento di ripensare l’industria, i settori più in crisi e le principali necessità per poi chiedere all’esecutivo di procedere ad una più ampia riforma e non una semplice misura anti-gioco.