Cia Toscana nord a Coldiretti: “Agricoltori? Costretti a lavorare a vita”

13 febbraio 2019 | 14:05
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Cia Toscana nord a Coldiretti: “Agricoltori? Costretti a lavorare a vita”

“Gli agricoltori anziani sarebbero ben felici di godersi la pensione, invece devono lavorare per necessità e sopravvivenza”. E’ secca la risposta della Cia Toscana Nord a Coldiretti che teorizza il fatto che gli agricoltori non sfruttino l’opportunità di andare in pensione per ‘passione nei confronti della terra’. 

“Al momento che venne varato il sistema pensionistico che prevedeva l’eliminazione di una quota minima – spiega il direttore della Cia Toscana Nord, Alberto Focacci – sapevamo che ci sarebbero stati problemi per gli agricoltori e, adesso, i nodi sono venuti al pettine”. Allo stato attuale, infatti, un agricoltore che ha lavorato per 40-45 anni in un luogo di fascia alta percepisce una pensione di circa 600 euro: “E’ una somma talmente irrisoria – prosegue Focacci – da essere ridicola e umiliante per chi ha trascorso la vita nei campi. E parliamo di 600 euro per chi ha avuto la fortuna di lavorare in zone privilegiate. Se guardiamo alle zone montane, possiamo scendere fino a circa 200 euro di pensione mensile: come fa un agricoltore a smettere di lavorare?”. 
Non si tratta quindi di ‘amore per il proprio campo’, ma di vera e propria necessità e di sopravvivenza: “E’ un problema sociale che stiamo sollevando da tempo e che, al momento, è restato inascoltato, ma, come Cia, riteniamo fondamentale che lo Stato si impegni a tutelare il diritto alla pensione degli agricoltori, garantendo loro un reddito che sia quanto meno dignitoso”. Una conseguenza indiretta di una corretta politica pensionistica per il comparto agricolo, tra l’altro, sarebbe anche l’avvicinamento dei giovani all’agricoltura, in quanto favorirebbe da una parte il ricambio generazionale e dall’altra la certezza del futuro per chi decide di dedicarsi all’agricoltura e farne il proprio lavoro: “Perché tutto questo possa accadere e anche gli agricoltori possano guardare alla pensione come un traguardo – conclude Focacci – serve necessariamente che venga rivisto tutto il sistema pensionistico che riguarda il comparto agricolo, altrimenti gli agricoltori sono ‘condannati’ a lavorare tutta la vita per sopravvivere”.