Frena produzione, Confindustria preoccupata

7 giugno 2019 | 11:12
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Frena produzione, Confindustria preoccupata

Dopo due anni di variazioni positive la produzione industriale dell’area Lucca, Pistoia e Prato torna, nel primo trimestre del 2019, sostanzialmente al livello dell’analogo periodo del 2018 e blocca la lancetta a -0,1 per cento. Un dato migliore rispetto alla media italiana (-1,0 per cento: variazione  tendenziale dell’indice grezzo nella media del primo trimestre, Istat) ma non per questo meno preoccupante. Dinamiche di rallentamento o contrazione della produzione industriale hanno riguardato la maggior parte dei settori con alcune limitate eccezioni. Le differenze settoriali incidono sui dati dei tre territori, comunque tutti collocati, con segno più o con segno meno, non lontano dallo zero. 

“Il dato della produzione industriale di Lucca, Pistoia e Prato emerso dall’indagine del nostro Centro studi riflette per il primo trimestre 2019 un contesto economico decisamente peggiorato rispetto al 2018, quando la media annua della produzione segnò +2,7 per cento – commenta il presidente di Confindustria Toscana Nord Giulio Grossi -. Nella sua generalità, la stasi è riferita sia ai mercati internazionali che alla domanda interna: entrambi segnano il passo. Il fatto che le prestazioni del nostro territorio siano migliori del dato nazionale non è certo una consolazione. Al contrario, è proprio l’andamento dell’economia nazionale a costituire il principale fattore di preoccupazione. Non voglio soffermarmi sul balletto delle cifre che cercano di fotografare il presente e di fare previsioni sull’immediato futuro dell’economia italiana: alla fine siamo sempre intorno allo zero, poco più o poco meno. Così non va bene. Le nostre imprese e il nostro paese si meritano di più di un galleggiamento, nell’ipotesi migliore, o di un lento declino, nella peggiore. I dati sulla produzione industriale costituiscono l’ennesimo campanello d’allarme: non rimanga inascoltato. Bisogna capire bene cosa sta accadendo e apportare correttivi che ci consentano di conservare e se possibile potenziare il nostro posizionamento come nazione di primario rilievo in Europa e nel mondo. Anche di questo parleremo a Pistoia la prossima settimana, l’11 e 12 giugno, nel terzo seminario del Centro studi Confindustria, organizzato insieme a Intesa Sanpaolo con la collaborazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e, novità di quest’anno, col patrocinio della Commissione Europea. Un appuntamento, questo, che ospitiamo fin dalla sua prima edizione: siamo orgogliosi di essere riusciti a portare nel nostro territorio questo importante evento, che riteniamo anche un riconoscimento al lavoro di alto livello del nostro Centro studi. Studiare, capire, mettere a fuoco i problemi, formulare proposte per risolverli: è questo che ci si aspetta dal nostro sistema confindustriale e che effettivamente facciamo quotidianamente. Alla politica, nazionale e locale, chiediamo di usare lo stesso rigore nell’impostare e nel suffragare le sue strategie”. 
A Lucca la variazione della produzione industriale si è collocata nel primo trimestre a +0,7% tendenziale dopo una media 2018 a +1,8%. Il leggero rimbalzo della carta-cartotecnica (+1,4%) rispetto alle variazioni negative della seconda parte del 2018 mostra un andamento inverso rispetto allo stop della corsa del settore della produzione di macchine e dell’elettromeccanica che ferma la lancetta a -0,9% contro il +4,2% del quarto trimestre 2018. Sempre nella meccanica, la metallurgia e i prodotti in metallo registrano un calo tendenziale della produzione del -5%. Sulla costa da segnalare invece la ripresa del settore nautico che mette a segno un +10,2%, confermato dall’andamento degli ordini esteri (+21,5%) e nazionali (+15,6%); negativo invece il dato della produzione del lapideo che è costretto a registrare un -2,8%. Cedente anche l’andamento della chimica, plastica e farmaceutica che si ferma a -3,3% tendenziale, mentre l’alimentare aggiunge anche il primo 2019 a una positiva serie di trimestri con un +4,4%. In recupero la moda lucchese (calzature, abbigliamento, tessile) che dopo un 2018 già piuttosto negativo (-2,1% la variazione media dell’anno passato) inizia il 2019 con una crescita del +3,7% tendenziale. 
“Il segno più che caratterizza la congiuntura a Lucca si applica a un decimale – spiega Giulio Grossi, presidente di Confindustria Toscana Nord – basta questo per dire che il quadro complessivo non è dei più rassicuranti, soprattutto dopo un 2018 non eccelso ma comunque nettamente più positivo.Il recupero della carta-cartotecnica è una buona notizia, dopo una seconda parte del 2018 che, per questo settore fondamentale per l’economia lucchese, portava il segno meno. Infatti, all’ottima performance delle carte prodotte con materie prime di recupero avevano fatto da contraltare, nel corso del 2018, le difficoltà del tissue. Nel periodo gennaio-marzo 2019 la sommatoria dei due comparti è invece positiva, +1,4%. L’industria cartaria, non solo lucchese, rimane comunque esposta a fattori di mercato potenzialmente destabilizzanti: dal problema materie prime non ancora del tutto risolto alle politiche sugli imballaggi, sono molti i punti critici con cui il settore si trova a fare i conti. La frenata del comparto macchine viene dopo un lungo periodo di prestazioni eccellenti e risente verosimilmente di dinamiche interne e internazionali generalmente non espansive. Le ottime prestazioni della nautica vanno a premiare un settore che conta nella nostra provincia delle assolute eccellenze e che ha un’apertura internazionale amplissima. Dopo essere stata particolarmente colpita dalla crisi apertasi un decennio fa, la nautica si presenta come un settore di grande vivacità; i segnali che vengono dagli ordinativi inducono a ben sperare anche per il futuro”.
“L’andamento di questo primo trimestre – spiega il vicepresidente Francesco Marini – rispecchia i timori che la nostra associazione esprime ormai da mesi. La ripresa rispetto al tracollo del 2008 c’è stata ma la sua spinta propulsiva si è indebolita: un dato di fatto che non riguarda solo Prato ma l’intero mondo produttivo italiano e che somma al rallentamento dell’economia internazionale elementi di fragilità propri della nostra nazione. I risultati non brillanti della produzione pratese hanno comunque connotazioni diverse a seconda dei settori. Nel tessile, ad esempio, produttori di tessuti e filati sono al di sopra della media del -0,1% registrata per l’intero settore, mentre i terzisti sono al di sotto. Questi ultimi costituiscono un insieme molto eterogeneo per tipologie produttive, dimensioni aziendali, relazioni con committenza di varia natura e non sempre interna al distretto. Con un tessile nazionale che segna -6,9% è inevitabile che chi lavora in misura consistente con altri distretti abbia avuto prestazioni deludenti, ancor più rispetto a quelle mediamente già non brillanti di chi ha una committenza prevalentemente pratese. Stessa considerazione per le tintorie in capo e in generale per chi effettua trattamenti a servizio dell’abbigliamento pratese, che in questo trimestre porta il segno meno. Sul meccanotessile invece possono aver giocato da un lato la saturazione del mercato interno, favorito negli ultimi anni da incentivi interessanti, dall’altro l’attesa delle novità di Itma. Storie diverse, insomma, in un quadro segnato da legami complessi interni ed esterni a settori e territori. Viviamo, di fatto, una fase di stagnazione dai contorni ancora indefiniti”.