La Lega prova a sostenere il settore delle sigarette elettroniche: ecco come

25 luglio 2019 | 09:13
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La Lega prova a sostenere il settore delle sigarette elettroniche: ecco come

Nel giro di breve tempo il settore delle sigarette elettroniche potrebbe essere destinatario di un nuovo aiuto. Il comparto fa registrare un fatturato intorno ai 300 milioni di euro e, di conseguenza, non può essere considerato strategica per l’economia italiana: eppure la Lega avrebbe intenzione di sostenerlo ulteriormente. Già lo scorso anno era stato previsto, attraverso il decreto Milleproroghe, il condono per i soldi che non erano stati versati tra il 2014 e il 2018 all’Erario da parte dei distributori e dei produttori di liquidi per sigarette elettroniche contenenti nicotina.

Non è un caso che la campagna elettorale delle politiche dell’anno scorso abbia portato, nelle casse di via Bellerio, 75mila euro messi a disposizione dalla Vaporart: e non è neppure un caso che la Vaporart rappresenti uno degli operatori più importanti del Paese nel settore dei liquidi per le sigarette elettroniche, nel novero di coloro che hanno potuto approfittare dello sconto fiscale.

Il rapporto tra la Lega e il mondo dello svapo

La connessione tra la Lega e il settore delle sigarette elettroniche appare molto stretta; qualche tempo fa, per esempio, il leader del partito e ministro dell’Interno Matteo Salvini è stato a Verona per prendere parte a Vapitaly, fiera internazionale della sigaretta elettronica e del vaping. Il settore era stato messo in pericolo dalla forte tassazione prevista dai precedenti governi; la Lega è intervenuta per cambiare le carte in tavola.

Il parere di Matteo Salvini

Per Matteo Salvini, il settore del vaping chiama in causa migliaia di posti di lavoro e migliaia di negozi, ma soprattutto riguarda la salute delle persone. Un settore pulito e giovane – sempre secondo il vice premier – che include oltre 2mila negozi e che porta investimenti nel nostro Paese. Se è vero che lo svapo aiuta a smettere di fumare, in effetti, è innegabile che a trarne vantaggio – almeno in maniera indiretta – sia anche lo Stato, che deve spendere meno per curare chi si ammala per colpa delle sigarette. 

Vaping is not tobacco

Non lavora in una tabaccheria, insomma, ma Salvini ha deciso di aderire con convinzione alla campagna denominata “Vaping is not tobacco”, ormai diffusa a livello internazionale. Va detto, tuttavia, che in più di una occasione il Consiglio superiore di sanità ha manifestato i propri dubbi in merito e ha suggerito al Ministero di avviare un tavolo permanente finalizzato alla progettazione di studi e iniziative riguardanti gli eventuali rischi connessi all’utilizzo delle e-cig. Nell’ambito di tali raccomandazioni, veniva fatto notare che appena un consumatore di sigarette elettroniche ogni dieci ha deciso di abbandonare quelle tradizionali; inoltre, quasi il 96 per cento dei soggetti che ne fanno uso sceglie liquidi con contenuto di nicotina.

Cosa vogliono i produttori

I produttori del settore intendono persuadere i legislatori Ue ad adottare un approccio più morbido e ad eliminare le restrizioni sulla vendita del prodotto, così come l’applicazione di una tassazione simile a quella prevista per il tabacco. Il volto della campagna è Paolo Borchia, già candidato al Parlamento Europeo ed ex assistente in Parlamento di Lorenzo Fontana.

Gli obiettivi auspicati

Lo stesso Borchia ha messo in evidenza l’intenzione di avviare una battaglia in merito e di intraprendere numerose iniziative per fare in modo che il vaping non rientri più nella direttiva che riguarda i prodotti del tabacco. In questo modo, secondo i promotori dell’iniziativa, dovrebbe essere agevolata la transizione verso le e-cig da parte di milioni di persone con il vizio del fumo, non solo in Italia ma anche nel resto del continente. Gli svapatori e gli addetti ai lavori del settore sperano, mentre si addensano nubi sulla sincerità delle motivazioni della Lega e sulla validità delle ragioni alla base dell’impegno del partito di Salvini su questo fronte.