Scotland Yard mette all’asta le criptovalute sequestrate al malaffare

14 ottobre 2019 | 07:12
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Scotland Yard mette all’asta le criptovalute sequestrate al malaffare

Le criptovalute si possono vendere all’asta? Scotland Yard ha dato il via libera. All’incanto del denaro digitale proveniente da alcuni beni che la polizia ha confiscato a delle organizzazioni criminali. Una novità tutta tipica dell’oggi: era impensabile, fino a pochi anni fa, che tra i tesori espropriati a chi è dedito all’illecito ci fossero profitti o asset conservati in formato digitale come the bitcoin profit. Insomma, è finito il tempo delle ville di lusso, dei gioielli, delle auto e dei contanti. Anche il malaffare usa la rete.

Casi di fronte ai quali la polizia, sulle prime, non ha saputo muoversi. Anzi, si è proprio trovata disorientata su quale fosse la strada migliore da seguire: polverizzare le criptovalute confiscate? Approcciare l’intricato mondo della blockchain per identificare le persone che erano state truffate dai criminali trovati? Alla fine, ha prevalso una terza via, ovvero quella di immettere nuovamente sul mercato le valute, vendendole all’asta.
Sono state due le operazioni autorizzate da Scotland Yard: la prima è datata 25 settembre e l’asta è durata ben 24 ore, da mezzogiorno a mezzogiorno del giorno dopo. La vendita è stata chiamata online auction of cryptocurrency ed è stata suddivisa in lotti diversi da poter acquistare, di diversi formati e diverse dimensioni, tra cui ripple, bitcoin, ethereum.
La seconda asta invece è stata denominata unreserved government auction e si è svolta il giorno successivo. Un evento che è stato seguito anche da remoto, per acquirenti che si sono serviti dell’online, e in modalità tradizionale per gli utenti che si sono presentati personalmente. In questo secondo evento sono stati battuti all’asta, insieme alle monete digitali, automobili di lusso, gioielli, pietre preziose e orologi costosi.
La Wilson Auctions è la casa irlandese che ha indetto le due aste. Una realtà nota nel settore che ormai da tempo gestisce le vendite all’incanto su commissione delle autorità della Gran Bretagna. Nella fattispecie dei due casi del 25 e 26 settembre, i potenziali clienti sono stati obbligati a mostrare documenti di identità, con tanto di indirizzo di residenza in bella vista per aggirare acquisti da compratori dalla fedina penale non del tutto limpida. Va detto inoltre che la casa irlandese è stata la prima, tra le case d’asta pubbliche, ad aver organizzato in Belgio una vendita all’incanto di criptovalute: 315 bitcoin confiscati al mercato del crimine messi all’asta lo scorso marzo.
Una pratica che via via si sta affermando in tutta Europa. Negli Usa, invece, è già consolidata: la prima asta di bitcoin, infatti, si è svolta nel 2014.