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Arpat, i sindacati chiedono un piano di assunzioni

19 dicembre 2019 | 14:11
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Arpat, i sindacati chiedono un piano di assunzioni

Le sigle: “Personale all’osso, ci saranno meno controlli”

Meno ispezioni, meno controlli, meno personale, di conseguenza più rischi per l’ambiente e per la salute dei toscani: Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Anaao Assomed, Rsu e Rsa Arpat lanciano l’allarme per Arpat, l’Agenzia regionale che garantisce la prevenzione e la tutela ambientale.

I sindacati chiedono un piano straordinario di assunzioni autorizzato e finanziato dalla Regione Toscana: “Servono decine di assunzioni. Non chiediamo aumenti salariali o migliori condizioni di lavoro, ma chiediamo alla politica di guardare lontano, di tutelare l’ambiente in cui viviamo, preservare la nostra salute e per fare questo è assolutamente indispensabile un intervento di questo tipo. L’importanza della tutela ambientale nell’attuale agenda politica di tutto il mondo sta crescendo, le mobilitazioni dei giovani di Fridays For Future hanno lasciato il segno. La Regione Toscana ha in Arpat uno strumento potentissimo, non deve deteriorarlo bensì usarlo e rafforzarlo: dopo la legge adesso servono le risorse”, dicono i sindacati, che per mesi sono stati in stato di agitazione. “Senza risposte alle nostre richieste, la mobilitazione e la proteste continueranno e si accentueranno, fino al blocco degli straordinari perché i lavoratori sono stufi di coprire i buchi delle carenze di organico”, aggiungono.

I NUMERI

L’Agenzia nasce nel 1996 e nel 2009 raggiunge il numero massimo di oltre 800 lavoratori (tecnici della prevenzione, chimici, fisici, biologi, geologi, ingegneri, ecc.). Oggi tra comparto e dirigenza sono poco più di 650 sparsi in 15 sedi di lavoro, 12 dipartimenti, 3 aree vaste con il compito di tutelare tutto il bellissimo e variegato ambiente toscano. Quasi 150 persone in meno in dieci anni si fanno sentire e non è possibile chiedere ad Arpat di fare quello che faceva prima e soprattutto di farlo con la stessa qualità ed attenzione. Negli ultimi 5 anni il calo delle attività è particolarmente evidente con una riduzione del 30% per le ispezioni sul territorio (da quasi 4.900 del 2013 a poco più di 3.300 nel 2018) e per il 20% di pareri emessi (da 5mila circa del 2014 a meno di 3.600 del 2018). In mezzo a questi numeri già particolarmente drammatici, spiccano quelli per settori e matrici di particolare rilevanza: le ispezioni sulle grandi opere toscane (Tav, Variante di Valico, Terza corsia, Fano-Grosseto e altre), sono passate da 70 a 27 (-60%); i pareri per le Via (Valutazione d’impatto ambientale) e le Vas (Valutazione ambientale strategica) da 551 a 416 (-25%); le ispezioni nelle aree sottoposte a bonifica sono calati da 700 a 420 (-40%); i controlli negli impianti di gestione rifiuti, settore particolarmente delicato, si sono ridotti di oltre il 40% (da circa 570 a 327); i controlli su rumore e campi elettromagnetici (elettrodotti, stazioni radio base e impianti radio-tv) si sono ridotti di oltre il 30%; il controllo delle emissioni in atmosfera (impianti industriali e altro) da parte degli operatori di ARPAT si è ridotto di quasi il 45%; i controlli agli scarichi idrici e le ispezioni ai depuratori sono diminuiti, rispettivamente, del 26% e 44%.

Risalendo più indietro, la diminuzione è ancora più evidente: nel 2005 sono state fatte poco più di 1 milione di analisi di laboratorio (acqua, suolo, rifiuti ed aria), nel 2010 erano 741.897 e nel 2018 sono state solo 516.963, quasi la metà. Al contempo le richieste da parte dei cittadini e di altri enti, come gli interventi in emergenza, e l’attività con le Procure sono aumentate circa del 30%, a testimonianza di una minor efficacia delle attività di prevenzione.