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Cgil denuncia: “Calzaturiero, fermate macchine senza ammortizzatori”

7 marzo 2020 | 20:13
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Cgil denuncia: “Calzaturiero, fermate macchine senza ammortizzatori”

Effetto coronavirus, Filctem: “Pratiche illegali, serve sostegno alle imprese”

Lucca, il Codiv-19 colpisce i calzaturifici. Stipulato un accordo interconfederale fra i sindacati e le aziende, ma la Filctem Cgil Lucca denuncia: “Alcune aziende stanno disponendo il fermo macchine senza attivare ammortizzatori sociali. Sono iniziative totalmente illegali”.

Un settore segnato dalla crisi, in particolar modo a Lucca. È quello delle calzature, che vede l’Italia al primo posto in Europa e al decimo nel mondo. Siamo ottavi poi, nell’esportazione mondiale, nonché un pilastro nel comparto del lusso. O meglio, lo eravamo fino al 2018: anno in cui il settore contava 4500 aziende e 75600 addetti, un saldo commerciale attivo e un fatturato annuo complessivo attorno ai 14,3 miliardi di euro. Oggi invece, lo scenario è un po’ cambiato. Sono sempre più le aziende in difficoltà: che si tratti di artigianato o industria, tante le serrande che si abbassano definitivamente. Tante le persone a rischio cassa integrazione. Tante invece, a casa senza, dice il sindacato, ammortizzatori sociali.

Una situazione grave, ancor più in questi giorni. La causa: il Covid-19. Come sottolinea la Filctem Cgil di Lucca, invitando a seguire le direttive delle autorità in materia sanitaria: “Non vogliamo fomentare allarmismi, ma ci preoccupano gli effetti di un’ulteriore contrazione degli ordinativi e una protratta riduzione del libero commercio delle materie, in particolar modo sul settore calzaturiero. Una realtà già profondamente in crisi in questa città”, dichiarano Franco Galeotti e Fabio Bertei, rispettivamente segretario generale Filctem e delegato di bacino per l’artigianato della Cgil Lucca.

Sono infatti tante le aziende lucchesi in difficoltà a causa del coronavirus, e massima è la preoccupazione di ConfindustriaToscana Nord per un settore già piegato: “Difficile al momento quantificare l’entità della crisi. Non esistono ad oggi numeri certificati, ma la recente indagine che Confindustria ha realizzato fra i soci, e di cui oggi rende noti i primi risultati, attesta che il 60% delle imprese manifatturiere stanno contando i danni: fra esse, anche i calzaturifici, come le altre aziende del comparto moda, avranno enormi difficoltà a ripartire dopo questo evento, se non supportati in maniera coerente”.

Considerazioni cui si associa la Cgil di Lucca: “Nel settore calzaturiero, seri sono i problemi. Dal calo degli ordinativi alle richieste di posticipi delle consegne dei lotti prodotti, o addirittura, di quelli ancora da produrre. Notevoli difficoltà anche a reperire le materie per produrre i campionari stessi, sia per industrie che per l’artigianato -spiegano Galeotti e Bertei -. Siamo in contatto costante con queste realtà, uniti nell’intento di trovare soluzioni e superare questo periodo. Tuttavia -continuano – ci è giunta una notizia molto grave: alcune aziende stanno disponendo il fermo macchine senza attivare nessun ammortizzatore sociale. Denunciamo fortemente la totale illegalità di queste disposizioni – continuano -. Le strade da percorrere sono certamente ben diverse”.

La prima, a livello nazionale: la stipula di un accordo interconfederale fra i sindacati e le aziende. “Una strada intrapresa proprio per fra fronte a questa fase, che per fortuna risulta inedita e sconosciuta per la nostra generazione – dicono il segretario Filctem e il delegato per l’artigianato  -. Per il settore artigianale, verrà ampliato il fondo di solidarietà bilaterale dell’artigianato (Fsba): potrà essere autorizzato senza conteggiare i periodi eventualmente già fruiti in passato, con la possibilità di un ulteriore incremento dei periodi di copertura disponibili mediante un accordo sindacale. In alcune realtà lo abbiamo già fatto conoscere, e sottoscritto”.

“In aiuto alle industrie, invece, ci stiamo attivando con accordi di cassa integrazione ordinaria, proprio e nello specifico riferita a questa emergenza – afferma Galeotti – ovviamente, in linea con le direttive sanitarie, si stanno registrando anche diverse richieste di attivazione del cosiddetto lavoro agile, lo smart working”.

È una nuova filosofia manageriale, fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare, dice l’osservatorio del politecnico di Milano. Praticamente, lavorare dove e quando vuoi, tramite pc: “Continueremo certamente ad attivarlo, dove necessario”, conclude il segretario generale della Filctem Lucca.