Schott Italvetro, in 19 aderiscono alla procedura di mobilità

Intanto salta per l’emergenza coronavirus il confronto azienda-sindacati per decidere sul futuro
Un passato fiorente, un presente in bilico, un futuro incerto. Quella della Schott Italvetro di Anchiano è la storia di molte aziende italiane, piegate dalla crisi economica. Cui si sommano adesso, i rallentamenti dovuti all’emergenza da Covid-19.
Era infatti previsto per oggi (19 marzo) un confronto fra vertici aziendali e sindacati. Due le questioni sul tavolo: l’ipotesi di una non equa applicazione del contratto di solidarietà, e la procedura di licenziamento non oppositiva, scaduta l’8 marzo senza successo. Un appuntamento importante per il destino dei dipendenti, inevitabilmente rimandato. Mentre nella Schott Italvetro si continua a lavorare, con le dovute protezioni sanitarie.
Costruito nel 1975 lungo la statale del Brennero, inizialmente lo stabilimento dava lavoro a oltre 200 persone. Oggi, sui suoi 20mila quadrati sono distribuiti 156 dipendenti. Che da due anni a questa parte, rischiano di perdere il proprio posto. Taglio del personale, questa la soluzione dei vertici alla crisi: “Quaranta possibili licenziamenti sono un fatto gravissimo: soprattutto per una delle aziende che dà più lavoro al nostro comune – diceva il sindaco di Borgo a Mozzano Patrizio Andreuccetti, nel luglio 2018 – Non contemplo nessuna soluzione che coinvolga il licenziamento dei dipendenti. Io sono dalla loro parte”. Mentre fra scioperi e proteste, si apriva faticosamente la strada al contratto di solidarietà.
Due mesi dopo, arrivava la firma di un contratto di solidarietà che prevede il 25% in meno delle ore di lavoro mensili. Per ciascun dipendente, per due anni: con la speranza, nel frattempo, di superare la crisi del settore. Ma la situazione non cambia: “Si continua a ventilare una riduzione del personale di 35/40 unità”, denunciano i sindacati nell’ottobre 2019. Ottenendo il 9 dicembre, la firma di un ulteriore accordo, come previsto dalla legge del del 2 marzo 1991: “Se un’azienda supera i 15 dipendenti non può licenziare più di quattro persone in un arco di 120 giorni. In questi casi, si apre una procedura di mobilità non oppositiva – spiega il segretario generale della Filctem Cgil Lucca Franco Galeotti – come abbiamo fatto con la Schott di Anchiano: stabilendo il licenziamento volontario di 35 persone”.
Diversamente dal classico licenziamento, in questo caso è lo stesso lavoratore che con un incentivo all’esodo, decide di andarsene. Una procedura aperta fino all’8 marzo scorso: data in cui, dei 35 previsti, si sono fatti avanti 19 dipendenti. “È questo l’elemento di maggiore preoccupazione ad oggi, il termine temporale della procedura di mobilità. L’azienda si è irrigidita nel definire la sua durata di soli 90 giorni. Un periodo in cui, la riduzione del personale per effetto della non opposizione è bassa: un numero inferiore a 20″. “Non sappiamo come si muoverà adesso la direzione – spiega Galeotti – Ho chiesto una proiezione dell’andamento di bilancio, ma tenendo conto del beneficio di 19 persone in meno. Perché è vero che l’azienda ha perso molti clienti, e sta continuando a perdere: però è anche vero che conta un minor numero di dipendenti a suo carico. La proiezione mostrerà quanto questo beneficio compensa, cosa che avremmo dovuto discutere in questi giorni”.
Era fissato proprio per oggi, infatti, il confronto fra il sindacato e i vertici aziendali della Schott Italvetro: una data importante anche per parlare dell’applicazione del contratto di solidarietà, stipulato l’1 ottobre 2018. “Abbiamo fatto un contratto di solidarietà al 25 per cento, una percentuale che al momento della sua attivazione equivaleva allo stesso numero di esuberi voluti dall’azienda, ossia 40 licenziamenti. Questo prevede che ogni singolo dipendente lavori il 25 per cento in meno al mese, nel totale delle ore mensili, conguagliato in un anno. Con un’oscillazione di percentuale prevista per legge, fra il 10 e il 5 per cento. Attualmente è utilizzato per una media del 17,7 dall’inizio della sua attivazione”.
“Tuttavia – denuncia il segretario – ci sono problemi sulla sua equa applicazione. Infatti, abbiamo più volte registrato che alcuni gruppi di lavoratori sono privilegiati rispetto ad altri, cui invece viene applicata una percentuale maggiore. Ma su questo punto, abbiamo chiesto alla direzione un report e un conteggio individuale. Valutati e analizzati questi dati, torneremo a incontrarci con l’azienda: e ci attiveremo con gli strumenti che sindacalmente possiamo mettere in campo”.
“Auspichiamo – continua- di ricevere i dati utili per affrontare una discussione. Con l’obiettivo non tanto di tamponare i problemi del presente, quanto di guardare a un futuro più roseo”.
L’incontro, tuttavia, è stato rimandato a data da definire. Insieme alle decisioni sul destino dei dipendenti.