Confindustria: “Decreto Cura Italia è solo un primo passo”

20 marzo 2020 | 17:27
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Confindustria: “Decreto Cura Italia è solo un primo passo”

Grossi: “Bisogna creare fin da oggi le condizioni per ripartire al meglio”

“L’industria toscana considera il decreto Cura Italia un doveroso e necessario primo passo; ma è una risposta che, se dovesse rimanere tale, sarebbe palesemente insufficiente e inadeguata ad affrontare questo drammatico momento che, correttamente, è stato paragonato ad una guerra”.

Così Confindustria Toscana di fronte alla crisi economica legata all’emergenza coronavirus: “Di fronte a questa prospettiva bisogna, dunque, agire di conseguenza, in termini non solo di quantità di mezzi – che deve essere ampia, tangibile e immediata – ma anche di qualità e praticità degli interventi. Altrimenti quel “whatever it takes”, adottato in questi giorni come chiave per affrontare la crisi, senza una dotazione di risorse eccezionali, rischia di restare solo uno slogan abusato”.

“Gli imprenditori – prosegue la nota – sono ovviamente d’accordo che l’emergenza sanitaria e le garanzie del lavoro debbano avere l’assoluta priorità; ma è altrettanto evidente che la tenuta del sistema economico non possa essere trascurata. E questo significa agire con misure extra-ordinarie non solo a livello di risorse, ma anche nelle procedure per la loro attivazione; le stesse regole burocratiche, nell’emergenza assoluta che viviamo, devono essere eccezionali, per evitare che anche le misure del decreto divengano inefficaci o, addirittura, controproducenti: ci riferiamo alle circolari che consentono la messa a terra del decreto. Per tacere del surreale rinvio di quattro giorni del termine per i versamenti alla pubblica amministrazione: senza una sospensione almeno fino al 30 giugno di tutte le scadenze fiscali, il Cura Italia risulterebbe sostanzialmente vanificato”.

“Capiamo l’estrema difficoltà della situazione attuale e la necessità di agire per priorità, ma da questa situazione si può uscire solo facendo leva su solide alleanze: serve l’Europa, serve tutta la filiera istituzionale – sottolinea il presidente di Confindustria Toscana Alessio Marco Ranaldo – ma serve, soprattutto, una forte partnership fra pubblico e privato, con tavoli di lavoro permanenti che agiscano con concretezza ed efficacia per affrontare insieme l’emergenza economica ed individuare le soluzioni in grado di affrontare con efficacia e rapidità i gravi problemi che la crisi sta presentando – e che, soprattutto, presenterà nel futuro – ai nostri territori e al nostro sistema economico”.

“L’interesse del manifatturiero italiano coincide con l’interesse della nazione: è così sempre ma lo sarà in maniera straordinariamente forte e determinante quando questo drammatico momento si sarà chiuso e l’Italia vorrà rialzare la testa e dare ai suoi cittadini occupazione e servizi – aggiunge Giulio Grossi, presidente di Confindustria Toscana NordBisogna creare fin da oggi le condizioni per ripartire al meglio. Nei limiti del possibile le aziende devono rimanere operative e non dissanguarsi in maniera irreversibile dal punto di vista finanziario. Stiamo assistendo per gran parte del manifatturiero a ciò che ha colpito in primo luogo il turismo: disdette, annullamenti di commesse, riduzione drastica degli ordinativi. Turismo che, a sua volta, dovrà diventare un ‘osservato speciale’ perché ad esso sono legati non solo una fetta di Pil ma anche l’immagine del nostro paese all’estero. In questo quadro, se l’orizzonte di riferimento generale dovesse essere il decreto Cura Italia andremmo dritti verso la rovina”.

“Il fatto stesso di aver posto a 2 milioni il discrimine per poter godere di significativi slittamenti fiscali – conclude Grossi – significherebbe candidare il manifatturiero al tracollo. Vogliamo essere fiduciosi che il prossimo decreto, incentrato sulle misure economiche, sanerà queste distorsioni. Il mondo del credito dovrà fare la sua parte, così come gli organismi che ne dettano le regole; è impensabile che rimangano le attuali rigidità, dimentichiamoci di Basilea. Fondamentale poi garantire l’accesso alla cassa integrazione: bene le nove settimane con causale Covid-19 ma occorre assicurare risorse adeguate prevedendo sin da ora un eventuale rifinanziamento in caso di necessità; utile anche prevedere l’erogazione diretta degli importi da parte dell’Inps, in tempi coerenti con i bisogni dei lavoratori, e sanare contraddizioni e ambiguità che rendono talvolta difficile l’espletamento delle pratiche. Necessari anche interventi sul versante delle norme ambientali e dei loro numerosissimi adempimenti: occorrerà introdurre delle flessibilità per scadenze che le aziende sono ora oggettivamente impossibilitate a rispettare alla lettera; guardiamo alla sostanza, in questo momento non ci possiamo permettere rigidità burocratiche”.