Post coronavirus, Favilla: “Serviranno misure forti per rivitalizzare le imprese”

L’appello del direttore di Confartigianato per affrontare l’emergenza economica
Una lettera aperta rivolta a chi sta vivendo sulla propria pelle l’emergenza coronaviurs e una riflessione sulla situazione sanitaria globale e territoriale. Così il direttore di Confartigianato Lucca Roberto Favilla si chiede se gli investimenti fatti a livello locale per costruire nuove strutture ospedaliere si siano rivelati un fallimento e si interroga sul futuro delle piccole imprese lucchesi messe in ginocchio della pandemia.
“Spiace dover constatare – dice il direttore di Confartigianato Lucca Roberto Favilla – che la situazione sanitaria in cui si trova il Paese sia ancora preoccupante sotto tutti i punti di vista. Basti pensare in quali condizioni sono costretti a lavorare i medici, alla mancanza di dispositivi di protezioni individuali, mascherine, guanti, camici ecc. Ma mi spingo oltre e penso a chi non supera l’infezione da coronavirus ed è lasciato morire da solo, avvolto in teli, messo in una cassa e poi sepolto a volte senza che nemmeno i parenti più stretti possano salutarlo. Eppure questo cozza con i principi con i quali sono cresciuto, e che la scuola, i genitori mi hanno insegnato”.
“Mancano medici – va avanti il direttore di Confartigianato Lucca – ma sono anni che si prevede che ci sarebbe stata una carenza, dopo l’introduzione del numero chiuso a medicina, ma quello che deve stupirci è che non sono carenti i medici ora che siamo in emergenza, ma già mancavano quelli di base, sono insufficienti i posti letto nelle terapie intensive, perché, anziché potenziare gli edifici degli ospedali già esistenti, abbiamo voluto costruirne di nuovi, vedi il S. Luca, con un numero di posti ridotti, che va in tilt già quando ci sono i picchi di influenza. Ma noi ci curiamo con il contenitore oppure abbiamo bisogno di strumentazioni, laboratori, medicinali e medici capaci? Se i milioni di euro che sono stati spesi per costruire l’ospedale San Luca, fossero stati utilizzati per potenziare il Campo di Marte, struttura ancora oggi più che dignitosa, magari con attrezzature all’avanguardia, assumendo anche medici per ridurre le liste di attesa per le prenotazioni mediche, non era forse meglio?”.
“Eppure tutti noi, chi più chi meno – prosegue Roberto Favilla – lasciamo, ogni mese, con la nostra busta paga somme per la sanità, per la pensione, per le infrastrutture per i servizi e sono cifre enormi . Nonostante ciò grandi infrastrutture non ne sono state fatte, almeno a Lucca; le scuole sappiamo come funzionano, manca di tutto; la pensione, anche se riusciremo a conquistarcela vivremo sempre con il patema d’animo di sapere se ci sarà garantita fino alla morte; ci mancava solo che prendessimo coscienza che anche la nostra sanità è stata ridotta ad un colabrodo che fa acqua da tutte le parti e che non ci possiamo fare affidamento in caso di bisogno”.
“Dobbiamo prendere coscienza che siamo stati ingannati, che nessuno ci ha detto che vivevamo al di sopra delle nostre possibilità e occorreva risanare l’economia e azzerare innanzitutto il debito pubblico anche con grossi sacrifici – va avanti Favilla -. La maggior parte delle aziende italiane sono micro piccole imprese, 4 milioni circa, che danno lavoro a otto milioni di persone . Molte fra queste, almeno per alcuni settori, vengono da una crisi che le ha indebolite e tante, direi migliaia nella nostra provincia, sono state costrette a chiudere con un concordato, un fallimento e molte altre sono, ormai, alla canna del gas. Purtroppo chi sopravviverà al coronavirus dovrà cominciare a preoccuparsi per quelle aziende che rimarranno, anzi occorre farlo fin da subito”.
“Molte di queste non hanno le spalle solide tanto che non so nemmeno se riapriranno – va avanti -. Per quelle che potranno o vorranno continuare occorre mettere in atto un piano straordinario, da tempi di guerra, come dice Mario Draghi, mettendo a disposizione delle imprese e dei cittadini, liquidità perché dopo questo periodo la maggior parte di noi comprerà lo stretto necessario e non certo il superfluo e soldi non ci saranno. Alla fine di questa emergenza saranno le micro piccole e medie imprese ad aver bisogno della terapia intensiva e serviranno tanti ventilatori, leggi banche, che, senza troppe complicazioni burocratiche, dovranno dare fiducia a chi vuol continuare a svolgere un’attività imprenditoriale. Gli stessi Consorzi Fidi, nati con un nobile intento, si sono trasformati in macchine burocratiche complesse, al pari di quelle dello Stato, tanto che l’istruttoria di una banale domanda di finanziamento si compone di oltre 60 pagine. Certo per accedere ad un finanziamento si deve tener conto dei principi di Basilea, della privacy, della posizione verso la Centrale rischi della Banca d’Italia, dei bilanci, del mod. Unico e di tante altre cose, ma chissà, molti lo sperano, che il Covid – 19, finalmente, non porti via qualcuno di questi adempimenti”.
“Ho paura – prosegue Roberto Favilla, -che gli artigiani e la micro-piccola impresa in generale, dovranno chiudere per le troppe pastoie burocratiche; il covid 19 sarà solo una delle varie concause. Certo come Confartigianato ci siamo mossi per bloccare il pagamento della restituzione dei finanziamenti, dei mutui, per ottenere piccoli prestiti in maniera rapida, per posticipare il pagamento di tributi e tasse, per azzerare le sanzioni e gli interessi, per mettere in atto la cassa integrazione in deroga e il fondo di solidarietà bilaterale dell’artigianato (fsba), ma ci rendiamo conto, con il perdurare di questa situazione, che queste misure non bastano. Occorrono misure più forti per rivitalizzare le nostre imprese vediamo se l’ Europa in questa circostanza è madre o matrigna verso l’Italia. Concluso dicendo, che é proprio nei momenti più bui che bisogna riscoprire valori comuni, compreso il buon senso, e fare massa critica per riuscire ad ottenere ciò che veramente serve alle imprese. Confartigianato Lucca, in questi giorni è stata veramente vicina alle sue aziende ricevendo e rispondendo a centinaia di telefonate per chiarimenti in merito ai vari Dpcm e Dl che il Presidente del Consiglio ed i vari ministri hanno emanato e che non sempre erano chiari. Lo faremo ancora nei prossimi giorni ed in quelli successivi, anche per presentare le domande per ottenere quella miseria che sono i 600 euro previsti per il covid – 19 – ,come risarcimento per i danni subiti dagli imprenditori. L’appello finale rivolto a tutti è però quello di non arroccarci sulle varie sigle perché ciò che dobbiamo salvare è di tutti; almeno in questa fase. Credo sia opportuno -termina Favilla, che le associazioni di categoria storiche facciano fronte comune per tutelare la sopravvivenza dell’imprenditoria minore, meglio se in questa fase di concerto con le organizzazioni sindacali anche loro coinvolte, in prima persona, in questa difficile partita a difesa del lavoro dei loro iscritti. Parti datoriali e organizzazioni sindacali sono, a mio avviso, le due facce della stessa medaglia e mai, come in questo momento è necessaria una collaborazione leale per la sopravvivenza degli imprenditori , dei lavoratori e del Sistema Paese”.