Ercolini contro Pieretti (Assocarta): “Fatto niente per ridurre il pulper”
Dal Centro rifiuti zero bocciatura delle richieste dell’associazione: “Kme? Quella non è una soluzione sostenibile”
“Le cartiere non fanno nulla per ridurre il pulper”. E’ questa l’accusa che Rossano Ercolini invia alle aziende del settore dopo che il presidente di Assocarta Pieretti è di nuovo intervenuto a sostegno dell’esigenza di impianti per lo smaltimento sul territorio.
“Parla – si legge in una nota di Ercolini del Centro rifiuti zero di Capannori – di 200.000 tonnellate anno dell’intero flusso degli scarti cartari composti però da fanghi da disinchiostrazione recuprati almeno per il 65% (nell’industria dei laterizi e del cemento e in parte nel compostaggio) e da pulper. Vuol dire che questo scarto è ormai nettamente sotto le 90.000 tonnellate anno (di cui metà costituito da acqua) e che quindi con relativa facilità può essere recuperato in gran parte con sistemi di intercettazione a piè di fabbrica della quota cellulosica (circa il 22% del totale) come stanno già facendo alcune cartiere e di recupero delle plastiche (oltre il 63% del totale) per produrre manufatti in plastica seconda vita come sta già facendo Selene a Lucca per produrre i pallet secondo il progetto Ecopulplast. Aspettiamo giustificazioni degli industriali della carta per spiegarci come mai a fronte della pubblicità ricevuta attraverso il progetto europeo Ecopulplast non abbiamo sborsato un eurocent per sostenere concretamente questa modalità peraltro già all’opera di recuperare materia dagli scarti nel segno vero dell’economia circolare”.
“Ora basta dire che l’incenerimento dei rifiuti farebbe parte dell’economia circolare – aggiunge Ercolini -. E’ un falso ideologico che non vogliamo più sentire tanto più alla luce della comunicazione della Commissione europea del gennaio 2017 che mette proprio in guarda da un ricorso disinvolto all’incenerimento. Poi è scandaloso che questo signor Pieretti che firmava gli atti per ricevere i fondi a favore dell’Ecopulplast faccia il minaccioso avvocato d’ufficio di Kme che è una fonderia che non c’entra niente con il distretto cartario. E’ stato affermato che le ragioni del blocco del pirogassificatore sarebbero risibili e che esso sarebbe stato bloccato con la scusa di alcuni ruderi di archeologia industriale. Niente ci dice con il tentativo di farla franca da parte del Sia Kme (lo studio di impatto ambientale) che disinvoltamente assimilava quell’inceneritore per rifiuti speciali ad impianto di incenerimento che avrebbe svolto operazioni di recupero R1 come un normale inceneritore di Rsu sottoposto alla formula dell’efficienza energetica che non si applica ai rifiuti industriali). Poi Kme che non poteva non essere stoppata su questo punto, probabilmente imbeccata da qualche “sponsor” anche di parte istituzionale ha tentato di nuovo di aggirare le normative spacciando il proprio piro per coinceneritore e non come inceneritore”.
“Essendo evidentemente quello Kme un inceneritore secondo diverse sentenze della corte di giustizia europea – aggiunge – ed essendo prevista la sua localizzazione all’interno di un’area che la stessa azienda nel Sia riconosceva ricadente nei fattori escludenti per l’ubicazione di impianti di smaltimento della legge regionale toscana e nazionale ogni organo di garanzia non poteva che concludere la incongruità della richiesta avanzata dall’azienda. Pieretti, forse per far felice lei si dovrebbe derogare dalle normative? C’è qualcuno che rivendica di essere più uguale degli altri? Basta con questa pretestuosità. Non c’è alternativa a ricercare soluzioni davvero sostenibili e condivise. Zero waste europe aveva dimostrato grande senso di disponibilità a lavorare fianco a fianco con il settore cartario fino a quando in modo unilaterale le aziende cartarie hanno rotto questo patto positivo di collaborazione. Zero Waste in ogni momento è disposto a tornare a collaborare ma dopo questa riprovevole vicenda la reciproca fiducia va ricostruita nei fatti e con adeguati finanziamenti che dimostrino di scegliere davvero i dettami dell’economia circolare”.