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Digital & export business school: ecco l’identikit delle Pmi del futuro

15 dicembre 2020 | 15:12
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Digital & export business school: ecco l’identikit delle Pmi del futuro

Alla fine di un ciclo di incontri con oltre 3000 piccole e medie imprese italiane organizzato da UniCredit nell’ambito della sua Banking Academy, in partnership con Microsoft, Sace e Simest, è stata individuata una roadmap per affrontare con gli strumenti migliori il nuovo contesto socio-economico

Un ecosistema caratterizzato da un’altissima qualità e creatività del prodotto ma che vede aree di miglioramento sul fronte dell’investimento in digitalizzazione e Cyber Security e nella diversificazione della presenza all’estero. È questo lo scenario delle Pmi italiane emerso a conclusione della Digital&Export Business School organizzata da UniCredit nell’ambito della sua Banking Academy, in partnership con Microsoft, Sace e Simest.

L’iniziativa ha visto per 6 mesi, da giugno a dicembre, relatori, docenti universitari, ricercatori, professionisti, imprenditori, giornalisti e sociologi del lavoro confrontarsi con oltre 3000 imprese in 8 incontri virtuali nazionali e 26 sessioni di approfondimento. Alla fine di questo percorso è stata individuata una sorta di roadmap per affrontare con gli strumenti migliori il nuovo contesto socio-economico. Quali le priorità da cui ripartire?

Secondo l’analisi condotta per UniCredit da FutureBerry (società di innovazione e change management), partendo dai contenuti emersi durante la Digital&Export Business School, è emersa la necessità di un cambio culturale radicale che porti le Pmi ad aprirsi di più a realtà diverse e ad aumentare la propensione al rischio. Per quanto riguarda l’export la parola d’ordine è eterogeneità: occorre acquisire quote di mercato nelle venti ‘geografie prioritarie’, mercati considerati ancora giovani ma che hanno dimostrato di assorbire in modo reattivo l’urto della pandemia.

È necessario rivedere anche la cultura aziendale con una leadership condivisa in cui l’imprenditore non deve più risolvere tutti i problemi da solo. L’attenzione va invece concentrata sui team di lavoro e sullo stimolo che viene dato a portare soluzioni nuove, tenendo come priorità il positivo impatto generato da una gender economy ben gestita.

“La Digital&Export Business School – ha commentato Andrea Casini, Co-Ceo Commercial Banking Italy di UniCredit – è stata anche per noi di UniCredit un vero ritorno a scuola, con scambi di idee, problemi e soluzioni con le nostre aziende. Dai dati che abbiamo analizzato emerge il profilo di imprese pronte ad affrontare le nuove sfide che la ripartenza ci prospetta e il compito di UniCredit è quello di accompagnarle nella crescita, nell’innovazione e nel fare rete. La digitalizzazione ha compiuto un balzo importante e anche una parte dell’export è diventata ormai digitale: proprio per questo con Google abbiamo lanciato UniCredit Easy Ecommerce, con cui offriamo alle Pmi una soluzione chiavi in mano per affrontare con successo le sfide dell’e-commerce. L’orientamento verso i mercati internazionali sarà un altro fattore importante di crescita: grazie alla nostra solida presenza europea, offriamo un accesso unico ai migliori prodotti e servizi in 13 mercati strategici e accompagniamo l’eccellenza italiana anche oltre i confini europei”.

”Mai come in questo momento – ha dichiarato Silvia Candiani, amministratore delegato di Microsoft Italia – il digitale è strategico per garantire alle nostre imprese uno sviluppo futuro ma essere preparati e avere le giuste competenze per coglierne tutte le opportunità è determinante. Trovo davvero efficaci iniziative come queste dove si possono mettere a fattor comune esperienze e know-how per aiutare le realtà più piccole in un percorso di trasformazione e formazione, sostenendole così nella loro ripresa e crescita a lungo termine”.

“Siamo giunti alla conclusione di questo ambizioso progetto che ci ha visti coinvolti, insieme a Simest e con i nostri partner UniCredit e Microsoft al fianco delle tante Pmi italiane che hanno preso parte alla Digital&Export Business School – ha dichiarato Antonio Frezza, responsabile marketing & innovation di Sace – Questa iniziativa conferma ulteriormente l’impegno di Sace UniCredit – Public ad avviare iniziative mirate a supporto del Made in Italy e si inserisce nell’ambito del nostro programma di Education to Export con cui mettiamo a disposizione del sistema produttivo italiano la nostra esperienza in materia di export e internazionalizzazione e strumenti on e off line a supporto della ripartenza del nostro Paese”.

Le caratteristiche principali emerse dal mondo delle Pmi e le smart actions su cui investire

 L’investimento tecnologico è in crescita, ma spesso focalizzato su servizi a basso valore aggiunto che non attivano un reale processo di cambiamento nell’organizzazione. La tecnologia deve diventare un abilitatore della strategia, evitando di fare il contrario

 La Pmi del futuro sfrutta sempre di più dati e soluzioni di intelligenza artificiale basate su cloud, per offrire un percorso di acquisto fluido, sicuro e reattivo, ma diventa sempre più consapevole dell’esigenza di valorizzare lo spazio fisico, le esperienze e la presenza umana, come base dell’identità aziendale

 La strategia di export è ancora orientata ai Paesi del mercato europeo, che stanno soffrendo più di altri a causa della crisi sanitaria. La poca differenziazione fa sì che le aziende italiane siano ancora poco presenti su geografie più dinamiche, giovani e in crescita, come quelle del sud est asiatico;

 È necessario investire di più sulla cyber security, a fronte di una forte crescita degli attacchi informatici, che mettono in pericolo dati e processi aziendali, ma anche la reputazione verso i clienti

 Emerge con maggiore forza rispetto al passato l’esigenza di far crescere le competenze digitali a tutti i livelli aziendali per sostenere una reale trasformazione organizzativa e tecnologica

 Inizia ad affermarsi la consapevolezza di dover investire maggiormente su competenze soft e su un mindset sempre più adatti a guidare l’impresa in un mondo Vuca, caratterizzato da volatility, uncertainty, complexity and ambiguity, dove l’attitudine al cambiamento diventa strategica a tutti i livelli organizzativi

 Presente, anche se in modo non omogeneo nelle Pmi incontrate, la consapevolezza di porre a centro della strategia aziendale la “gender economy” riducendo l’accesso diseguale al mondo del lavoro per avere un impatto concreto sul Pil e sulla produttività dell’intero Paese.