Green pass, dal 15 ottobre scatta l’obbligo per i lavoratori: ecco quando si rischia la multa

23 settembre 2021 | 17:44
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Conflavoro Pmi spiega la casistica ma chiede ulteriori chiarimenti al governo

Dal 15 ottobre sarà necessario il green pass per accedere ai luoghi di lavoro, sia nel pubblico sia nel privato, autonomi compresi. Visti i tempi stretti, per Conflavoro Pmi il nuovo decreto ha bisogno di alcuni urgenti chiarimenti ministeriali. Ed è questo il motivo alla base di una formale richiesta al ministero.

“In alcune parti – considera Conflavoro Pmi – il nuovo provvedimento è piuttosto nebuloso a livello interpretativo, in particolar modo ci riferiamo al comma riguardante le piccole aziende con meno di 15 dipendenti. Se, infatti, queste hanno alcuni dipendenti privi di green pass, senza soffermarsi sui motivi per cui un lavoratore non voglia sottoporsi né al vaccino né ai tamponi, è chiaro il rischio che venga a crearsi un problema per la corretta attività aziendale”.

“È stata prevista una normativa emergenziale che prevede un contratto di sostituzione, ma di non più di dieci giorni. E non è ancora dato sapersi cosa sia possibile o non possibile fare, dopo quel termine, per il datore di lavoro. Potrebbe assumere con altre forme contrattuali, ma il governo non può dare per scontati questi fatti né questi vincoli aiutano il tessuto imprenditoriale – spiega Conflavoro Pmi -. Le aziende rischiano una impasse proprio ora che il Paese deve ripartire con slancio e trainato in primis dalle piccole imprese. E, inoltre, c’è da considerare che non sempre è così semplice e immediato sostituire l’esperienza di un lavoratore. Specie se ricopre mansioni fondamentali per la gestione di un processo produttivo. Anche perché potrebbe necessitarsi una formazione specifica per il contesto aziendale e 10 giorni sono chiaramente esigui per trasmetterla”.

“Ci sono poi altre questioni che palazzo Chigi e il ministero del lavoro devono chiarire, a partire dalla forma organizzativa dei controlli sul green pass. Non riusciamo a immaginare un contesto in cui un datore di lavoro, o suo incaricato regolarmente formato, verifichi ogni giorno il green pass dei lavoratori, intesi quelli vaccinati. Ci sembra sinceramente superfluo, però a oggi per questioni di privacy non è possibile la registrazione dei dati. Ma, di contro, la soluzione prospettata dal governo, ossia che “i controlli saranno effettuati preferibilmente all’accesso ai luoghi di lavoro e, nel caso, anche a campione”, ci pare fin troppo vaga e le aziende non possono permetterselo, viste anche le sanzioni in carico al datore di lavoro da 400 a 1000 euro in caso di omesso controllo. Insomma – conclude Conflavoro Pmi – ci aspettiamo quanto prima le corrette e dovute interpretazioni dagli organi preposti”.