Perini Navi, Fiom Cgil: “Il fallimento? Frutto di uno stato passivo molto pesante”

24 settembre 2021 | 16:19
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Perini Navi, Fiom Cgil: “Il fallimento? Frutto di uno stato passivo molto pesante”

Il segretario Braccini: “Di fronte a questa importante azienda fallita, la prima al mondo nel suo genere, si registra troppo silenzio istituzionale”

“Il fallimento evidenzia uno stato passivo molto pesante, con gravi responsabilità di chi ha portato l’azienda in questa situazione e l’ha trascinata avanti nel tempo”. Così il segretario generale Fiom Toscana Massimo Braccini interviene sulla Perini Navi.

“Tuttavia, non si può solo assistere ad aste per la vendita che rischiano ulteriormente di andare deserte, perché più il tempo passa e più é difficile riprendere la produzione e rilanciare l’azienda – prosegue Braccini -. Rimettere in moto un’ impresa è un’operazione complessa, che richiede ulteriormente tempo, e i piani delle imprese che si erano mostrate già pronte a rilevare l’azienda vanno
aggiornati. Questo processo va accelerato, gli interessi di cantieri nautici che risultano tra i più importanti al mondo permangono, ma non può essere solo fatta una valutazione economica. Vanno esaminati i piani industriali, gli investimenti, l’organizzazione del lavoro ed i tempi
della ripresa produttiva a regime. Nelle aree Perini di Viareggio e La Spezia, a seconda dei piani industriali, possono lavorarci centinaia di persone in più o in meno, sia dipendenti che dell’indotto, e quindi ci deve essere una valutazione sindacale ed istituzionale”.

“Di fronte a questa importante azienda fallita, la prima al mondo nel suo genere, si registra troppo silenzio istituzionale. In passato abbiamo gestito con successo tanti difficili fallimenti e a Viareggio, come nelle altre città della costa, siamo stati capaci di accompagnare tutto il processo della transizione dai cantieri mercantili a quelli Nautici, salvaguardando tutta l’occupazione e le professionalità – va avanti Braccini -. Questo processo che ha portato la nautica toscana a essere un riferimento mondiale, con i suoi attuali 15 mila addetti complessivi, non è avvenuto per caso, ma é stato frutto di un lungo lavoro sindacale ed istituzionale fatto di analisi, valutazioni, studi, riunioni, passaggi a più riprese di consigli comunali e regionali. Sarebbe necessario riprendere questa via e fare un riesame complessivo del settore se vogliamo dargli una vera prospettiva, perché nel frattempo ha preso piega un modello produttivo distorto, con gravi condizioni di sfruttamento dei lavoratori. Le aziende risiedono sul demanio pubblico, e le Istituzioni hanno tutto il potere di intervento diretto sul settore”.

“Va definito con le istituzioni e le imprese un protocollo riguardo lo sviluppo e la valorizzazione della nautica in Toscana, la tutela del lavoro e la buona occupazione  – conclude Braccini – se vogliamo provare a dare un indirizzo di prospettiva, perché questo rischia di essere uno sviluppo effimero, ben sapendo che non ci può essere nessuna modernizzazione se fatta contro i lavoratori”.