Il cartario al governo: “Ridurre costi dell’energia e delle materie prime”

Assocarta: “L’incremento dei costi può compromettere la marginalità delle imprese”
Ridurre gli impatti dei rincari energetici e delle materie prime nella filiera della carta e della trasformazione. A chiederlo sono Assocarta e Assografici insieme a Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil in rappresentanza delle attività dichiarate essenziali con il dpcm 22 marzo 2020.
“Il settore fattura 19,5 miliardi di euro, l’1,1% del pil, impiega circa 150mila addetti diretti ed è un ‘campione nazionale’ dell’economia e della circolarità: il pnrr lo indica tra i settori da sviluppare e modernizzare e che possono incrementare l’occupazione – spiegano -. Insieme condividiamo una visione di politica industriale che consenta di perseguire stabilmente sviluppo sostenibile e occupazione, ma anche la grandissima preoccupazione derivante dalle eccezionali condizioni di mercato, che rischiano in modo sempre più concreto e imminente, di mettere a serio rischio la continuità produttiva del settore, la sostenibilità economica delle attività, la tutela dell’occupazione”.
Così i sindacati e le associazioni di categoria hanno inviato una lettera al ministro per la transizione ecologica Roberto Cingolani, al ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e al ministro del lavoro e delle politiche sociali Andrea Orlando.
“L’incremento del costo dell’energia registrato negli ultimi mesi, e tutt’ora in corso, è già da solo tale da compromettere la marginalità delle imprese – si legge -. Agli aumenti dei costi energetici si aggiungono la crescita esponenziale dei prezzi delle quote di CO2 e delle materie prime. Occorre intervenire sulla liquidità del mercato del gas usando le riserve strategiche, regolare in maniera adeguata l’interrompibilità gas, fermare la speculazione nel mercato CO2 e incrementare il Fondo per la decarbonizzazione previsto dalla legge di bilancio. Il rialzo delle materie prime e la loro stessa reperibilità mettono a rischio l’intera filiera. Senza carta gli imballaggi non vengono prodotti e i beni alimentari e farmaceutici non sarebbero più disponibili sugli scaffali. Senza carta i libri non si possono stampare e gli studenti non avrebbero i loro testi nel prossimo anno scolastico. Se le cartiere si dovessero effettivamente fermare la situazione rischia veramente di degenerare e di avere pesanti ripercussioni economiche e sociali. Occorre introdurre per tutto il sistema editoriale, non solo per gli editori dell’informazione, un credito d’imposta sugli acquisti della carta, in particolare essenziale per gli editori di testi scolastici, che devono rispettare specifici tetti di spesa per le famiglie”.
“Il settore della stampa editoriale appare quello più a rischio e, allo stesso tempo, importante da tutelare: occorre, quindi, introdurre nel ddl Bilancio un accordo di transizione occupazionale per le aziende editoriali e di stampa editoriale, che abbiano terminato il periodo massimo di utilizzo della cigs riconoscendo loro, a maggior ragione, un intervento di integrazione salariale straordinaria di almeno ulteriori dodici mesi complessivi, compatibile con il ricorso al prepensionamento nonché con l’attivazione di piani di riorganizzazione in presenza di crisi a favore del personale – prosegue -. Siamo consapevoli di come l’incremento dei costi energetici e dei prezzi delle materie prime sia un fenomeno che oggi colpisce tanti settori manifatturieri, ma riteniamo uno specifico dovere rappresentare le specificità di una filiera che è essenziale per lo sviluppo, l’economia circolare, l’occupazione, per i consumatori e che coinvolge un settore di interesse pubblico, come quello editoriale”.