Dal 20 gennaio green pass base anche per andare al parrucchiere, insorge la categoria: “Il controllo non dovrebbe spettare a noi”

12 gennaio 2022 | 15:06
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Dal 20 gennaio green pass base anche per andare al parrucchiere, insorge la categoria: “Il controllo non dovrebbe spettare a noi”

Il presidente nazionale della categoria di Conflavoro Pmi, Luca Piattelli: “Ulteriori aggravi da questo decreto, che favorisce chi lavora in nero”. Ma c’è chi plaude al provvedimento

“Non dovrebbe essere a carico nostro il compito di controllare il green pass”. È questa la posizione di molti saloni di acconciatura lucchesi rispetto al nuovo decreto pubblicato sabato scorso (8 gennaio).

Secondo quanto stabilito dal governo, infatti, a partire da giovedì (20 gennaio) e fino al 15 giugno, le attività rivolte alla cura della persona dovranno verificare ai propri clienti il possesso della certificazione verde base, che si ottiene dopo la vaccinazione anti Covid, l’avvenuta guarigione dal virus Sars-Cov-2 nei sei mesi precedenti oppure con esito negativo di un tampone molecolare o antigenico valido per 48 ore.

Un provvedimento accolto con senso civico dai più noti hair stylist della nostra città, già organizzati per essere in regola con il nuovo dpcm. Anche se non mancano critiche e perplessità. A farsene portavoce è il presidente nazionale di Conflavoro Pmi parrucchieri Luca Piattelli, titolare dell’omonimo salone a Chiesina Uzzanese, che spiega: “Non dovremmo essere noi parrucchieri a eseguire il controllo dei green pass. Non è giusto, non siamo carabinieri ma ci chiedono di sostituirci a loro”.  “Senza contare gli ulteriori aggravi che questo dpcm porterà alla nostra categoria – continua – Già da Natale all’ultimo dell’anno si è verificata una marea di disdette, un dato di livello nazionale. Disdette che continuano ad arrivare, perché chiaramente ci sono i malati, chi è entrato in quarantena per contatto con positivi, e la paura. Si aggiungono poi le numerose persone che mi hanno già detto che non verranno fino a giugno, perché non hanno il green pass o non hanno intenzione di esibirlo. Queste persone – sottolinea – andranno sempre più dai parrucchieri in nero. A partire dal primo lockdown infatti, si è incrementato il lavoro per chi lavora abusivamente senza rispettare nessuna norma, e il dpcm appena varato andrà a incentivare proprio questa dinamica. Un problema molto serio, affrontato in una riunione sindacale a livello nazionale con altri colleghi del direttivo”.

Piattelli parrucchiere sanificazioni

Tanto sconforto, rabbia e preoccupazione condivisa anche dal titolare di Kriva parrucchieri: “Spero che per il 15 giugno sia tutto finito perché noi parrucchieri non ne possiamo più – dice – non dobbiamo essere noi i controllori dei green pass. Vista la situazione, che dire, si fa come si deve, non posso dire di essere contento ma è necessario. Tuttavia mi sento privato di una libertà: è lo Stato che dovrebbe decidere chi esce o no, non noi. Inoltre – osserva – la nostra attività è grande, siamo una squadra e questo ulteriore compito non ci mette in difficoltà: ma non è lo stesso per chi possiede meno dipendenti”.

Il controllo del green pass non dovrebbe essere a carico nostro, come del resto di bar e ristoranti – si associa il titolare di Sagar, negozio di via Vittorio Emanuele – Noi ci siamo organizzati per attenerci alle regole e non incorrere in sanzioni, tuttavia è un impegno e una perdita di tempo verificare tutti i clienti. Sono almeno 5 minuti in più per ognuno sottratti alla nostra attività”.

“Di fronte a ciò che sta accadendo – aggiunge il titolare Angelo Fanucchi della hair beauty system a Sant’Anna – non si può essere contrari alla nuova disposizione. È una buona idea per limitare i contagi. Anche se porterà ulteriori aggravi per tutto il commercio, compreso il nostro settore”.

Non manca, però, chi presenta opinioni diverse. Così il titolare del negozio Vog di via San Giorgio: “Era da tempo – spiega – che aspettavo ed ero pronto per questo provvedimento anche per i parrucchieri, dove da tempo si mettono in atto tutta una serie di protocolli per garantire la sicurezza dei clienti. O si fa così o non ne veniamo fuori”.

Dello stesso parere la titolare del parrucchiere per donna Mode in piazza del Salvatore: “Non penso che la clientela – spiega – calerà perchè chiediamo il green pass, che peraltro è quello base che si può ottenere anche facendo solo il tampone. Di sicuro siamo stati più penalizzati quando abbiamo dovuto attuare tutta una serie di procedure, dal distanziamento alle sanificazioni, prima della riapertura delle nostre attività al termine della prima ondata di Covid”.

Un settore già fortemente colpito dall’emergenza sociosanitaria, come denunciava un anno fa il presidente di Confesercenti immagine e benessere Sebastiano Liso: “Pur essendo rimasti aperti, parrucchieri e barbieri stanno subendo pesanti cali di fatturato: molti hanno subito riduzioni che si aggirano intorno al 45 per cento e in centinaia rischiano di dover chiudere i battenti”.

Una minaccia che ritorna sempre più attuale con l’incalzare della variante Omicron, e il rischio di un’ulteriore paralisi dell’economia: “Da nord a sud – afferma Luca Piattelli – la nostra categoria è già stata penalizzata. C’è una paralisi del lavoro, e questo dpcm non farà altro che peggiorare le cose. Soprattutto, è un decreto che aiuterà tutti gli abusivi a nero, sfavorendo chi paga le tasse, ha una partita iva e dà lavoro ai dipendenti. Ma la miopia di chi fa queste leggi – conclude – non riesce a vedere questi problemi. Mi dispiace perché tutte queste procedure che siamo tenuti a fare non fanno altro che ingessare il mercato”.