Latte San Ginese, lettere di licenziamento ai 26 dipendenti

1 febbraio 2022 | 17:26
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Latte San Ginese, lettere di licenziamento ai 26 dipendenti

L’azienda sarda che ha acquisito la stabilimento di Capannori: “Cessiamo l’attività”. Sindacati in guerra

Nelle lettere arrivate ai 26 dipendenti dell’azienda sarda Arborea 3A – che nel 2018  ha rilevato la storica azienda produttrice di latte fresco e affini San Ginese nel comune di Capannori, prima attraverso una fase di affitto poi maturata in vera e propria acquisizione – due righe choc premettono il corposo testo: “Procedura di licenziamento collettivo per cessazione attività”.

E’ quanto scritto in oggetto alla  lettera che ieri (31 gennaio) ha raggiungo tutti i 26 dipendenti di cui 21 impiegati e 5 operai: il sito di Capannori, negli annunci della proprietà, vedrà cessare tutte le attività. I motivi sono spiegati nella lettera stessa: “La decisione di chiudere il sito di Capannori è conseguenza di una situazione di mercato complessa e in costante evoluzione negativa che si protrae da oltre due anni nonostante gli sforzi e gli investimenti che il Gruppo Arborea ha realizzato dopo l’acquisizione nel 2018”.

Nello specifico la proprietà addita tra le cause “l’insufficiente conferimento di latte toscano nonostante i nostri interventi a supporto dei produttori locali: negli allevamenti regionali si è passati da 872mila litri del 2017 a 572mila litri nel 2019 con una riduzione, in due anni, del 34% in particolare nell’area della Garfagnana che caratterizzava il principale prodotto del latte fresco San Ginese”. In più il calo dei consumi e, per ultimo in ordine di tempo, la crisi pandemica. “I nostri volumi di vendita sono passati da 2.607.067 litri nel 2018 a 1.466.697 litri nel 2021, a nulla hanno giovato le riduzioni dei prezzi proposti”.

Fai Cisl Toscana Nord, per voce del segretario Amedeo Sabato, annuncia azioni sindacali mirate a disinnescare la mina dei licenziamenti. “È strano come questa comunicazione avvenga senza avere attivato il tavolo di crisi regionale – dichiara Amedeo Sabato,  segretario Fai Cisl Toscana Nord – . È inaccettabile la durezza e la fermezza dei contenuti lasciando le porte del dialogo chiuse. I lavoratori compatti proclamano lo stato di agitazione e se non si trovano soluzione che prevedono l’utilizzo di tutti gli ammortizzatori sociali possibili i lavoratori non si fermeranno qui ma faranno tutto quanto in loro potere per cambiare lo stato dei fatti. Vogliamo discutere un progetto diverso dalla chiusura. Siamo convinti che il fatturato ancora esistente sia da salvare e per farlo vogliamo l’utilizzo dei lavoratori in forza e un’acquisizione di responsabilità sociale nell’accompagnare i lavoratori prossimi alla pensione a questo importante traguardo: questo serve a Capannori e non immorali strategie di esternalizzazione. Chiediamo l’appoggio della politica locale e regionale che come sempre ha dimostrato attenzione al lavoro e ai lavoratori prima Caplac e poi Arborea”.

“Vogliamo un incontro urgente e in presenza – specifica il referente Fai Cisl – :  queste cose non è possibile farle a distanza i lavoratori prima di tutto sono persone e come tali vanno trattate”.

Il sindaco Luca Menesini ha preso subito le parti dei lavoratori: ” Saremo dalla parte dei lavoratori e delle loro famiglie, insieme ai sindacati e alla Regione. Chiederemo l’attivazione immediata del tavolo regionale e difenderemo il diritto al lavoro. L’atteggiamento dell’azienda è inaccettabile: il territorio l’ha accolta e aveva promesso tutt’altro tipo di percorso che adesso invece si rimangia nel peggiore dei modi. Non si fa. Le persone contano”.