Licenziamenti alla Latte San Ginese, si apre il tavolo di trattative
Primo incontro azienda-sindacati dopo l’invio delle lettere per la mobilità di tutti e 26 i dipendenti. Intanto la vertenza va in Regione
Prenderà il via domani (4 febbraio) il tavolo di trattative fra sindacato e azienda alla Latte San Ginese, più precisamente alla Caplac, dopo che la proprietà sarda di Arborea ha presentato la lettera di licenziamento collettiva per i 26 dipendenti della realtà storica del compitese.
Nel frattempo però la vicenda sarà discussa anche in un’altra sede istituzionale. La vicenda della cooperativa Latte Arborea San Ginese approda, infatti in Regione. Valerio Fabiani, consigliere del presidente Giani per lavoro e crisi aziendali, ha convocato un incontro per il prossimo 10 febbraio. Sono stati invitati il presidente della Provincia di Lucca, il sindaco di Capannori, le organizzazioni sindacali di categoria e le rsu aziendali. Come di consueto, una volta fatto il punto con istituzioni e sindacati, la Regione chiederà di incontrare l’azienda.
Un fulmine a ciel sereno, quello arrivato ai dipendenti, che ancora materialmente non hanno ricevuto la missiva, solo anticipata alle rappresentanze sindacali. La realtà sarda ha intenzione di non utilizzare più lo stabilimento capannorese e localizzare altrove la quota di produzione della San Ginese.
Del tema sarà investita la commissione regionale sviluppo economico e con tutta probabilità, come richiesto a gran voce dalle istituzioni, a breve sarà convocato un tavolo di crisi a livello toscano.
“Attivare tempestivamente un tavolo di crisi regionale che veda la partecipazione delle organizzazioni sindacali e delle varie istituzioni interessate, al fine di affrontare con la società cooperativa Arborea la situazione venutasi a determinare presso lo stabilimento di Capannori in relazione alla volontà manifestata da parte della proprietà di procedere alla chiusura dello stabilimento ed al licenziamento collettivo dei 26 lavoratori ivi occupati; porre in essere tutte le iniziative necessarie a scongiurare la cessazione dell’attività dello stabilimento di Capannori ed a difendere il livello occupazionale di un’importante e storica realtà produttiva inserita in un territorio che ha già subito i riflessi sociali di una difficile congiuntura che ha colpito in modo particolare le piccole e medie imprese”. Sono questi gli impegni da affidare alla giunta toscana contenuti in una mozione presentata dai consiglieri regionali Pd, Mario Puppa e Valentina Mercanti.
“Come avevamo promesso – spiegano Puppa e Mercanti – andiamo avanti con l’impegno a difesa dei lavoratori e della realtà produttiva di Capannori. Riteniamo che un voto del Consiglio regionale sulla nostra mozione possa essere utile per cercare di avviare una trattativa con l’azienda, favorendo una concertazione con i coinvolgimento della Regione, delle istituzioni locali e dei rappresentanti dei lavoratori. Ricordiamo che la decisone relativa alla chiusura immediata dello stabilimento di Capannori e del licenziamento collettivo dei 26 lavoratori per cessazione dell’attività è arrivata senza alcuna preventiva comunicazione alle organizzazioni sindacali e alle istituzioni. Riteniamo che questa decisione possa essere rivista dall’azienda, anche perché in contraddizione con gli obiettivi di crescita che la società Arborea si è data negli ultimi anni sia in termine di produzione che di innovazione. Nel rinnovare la nostra solidarietà ai lavoratori, auspichiamo che si possa giungere nel più breve tempo possibile alla convocazione di un tavolo di crisi per pervenire alla risoluzione della vicenda”.
Nel frattempo è praticamente unanime la solidarietà del mondo politico ai dipendenti, a partire dal sindaco e presidente della Provincia Luca Menesini che ha detto a chiare lettere che marchio e stabilimento non si toccano. La speranza è affidata alle trattative dopo l’apertura ufficiale di una vertenza. A rischio ci sono le posizioni di 26 lavoratori e delle relative famiglie.
Sinistra Con: “Chiusura inaccettabile”
“La chiusura dello stabilimento della ex San Ginese – dice Sinistra Con – ed il licenziamento di 26 lavoratori con una lettera inviata senza alcun preavviso è semplicemente inaccettabile. Grave è stata la mancata preventiva attivazione del tavolo di crisi regionale e quindi il rifiuto di misurarsi, insieme a lavoratori, sindacati ed istituzionali locali, con un progetto diverso dalla semplice chiusura. Da qui bisogna ripartire. La scelta dell’azienda sarda Arborea 3A di risolvere i problemi tagliando l’occupazione e chiudendo uno stabilimento storico come quello che produce latte fresco e affini San Ginese va respinta in ogni modo. La ex San Ginese non è un’azienda qualsiasi, per storia e realtà attuale. Pensiamo all’occupazione per tanti lavoratori, ma assieme all’intera filiera, agli allevatori, al tema vitale per tutti del futuro dei territori rurali e delle aree interne come la Garfagnana, alla qualità e alla tipicità delle produzioni”.
“Da questa vicenda, infatti, emergono anche insegnamenti di carattere più generale – dice l’associazion e – che ci devono preoccupare molto e che richiedono risposte forti a livello politico ed istituzionale, ma anche a livello culturale. C’è chi si limita a dire: “È il mercato bellezza!”, ma l’errore sta proprio qui, nell’attribuire al mercato proprietà taumaturgiche di carattere neutrale. Le dinamiche di mercato sono tutt’altro che neutrali e, se non governate, possono innescare ricadute preoccupanti dal punto di vista non soltanto economico, ma anche sociale ed ambientale. E favorire il latte industriale magari di provenienza estera e assegnare anche in questo settore un potere assoluto a poche grandi multinazionali. Il recupero del latte come prodotto di valore deve perciò passare certamente da un sostanziale riequilibrio del sistema produttivo, che investa l’intera filiera e che risolva inefficienze, esternalità e asimmetrie, ma anche dalla tutela e dal sostegno alle realtà produttive piccole e piccolissime, poiché queste svolgono un ruolo determinante nella rivitalizzazione delle economie locali rurali, nella tutela del paesaggio e dell’ambiente, nel processo di transizione ecologica e, in tantissimi casi, nella valorizzazione di percorsi di integrazione sociale. La filiera che coinvolge l’economia rurale è un bene pubblico e come tale va protetto e sostenuto”.
“Ecco perché – chiude la nota – la battaglia a fianco dei lavoratori e dei sindacati dell’ex San Ginese, per il mantenimento del sito produttivo, dell’occupazione, della filiera del latte e dello storico marchio San Ginese, deve essere combattuta nella consapevolezza che la loro lotta ci riguarda tutti”.