Fusione Akeron-Nubess, il sindaco Tambellini plaude alla nuova realtà: “Peccato che sia sfumato il progetto all’ex manifattura”
Il primo cittadino torna sull’idea sfumata: “Mi chiedo se la ‘città pensante’ abbia consapevolezza delle prospettive che ha contribuito a fermare”
Fusione delle due società di ultima generazione Akeron e Nubess, interviene il sindaco Alessandro Tambellini, che plaude alla nuova realtà imprenditoriale tutta lucchese.
“I promotori della fusione delle due società Akeron e Nubess, che operano nel settore del software per aziende, pur nella successione generazionale, sono gli stessi che, a Lucca, hanno creato Tagetik – sviluppandola poi con una crescita di tali dimensioni da condurre l’azienda, nel settore delle soluzioni software, a livelli e dimensioni internazionali, tanto da essere successivamente acquisita da un colosso multinazionale, come Wolters Kluwer. Akeron-Nubess è una realtà industriale che già può contare su 130 unità di personale, con l’obbiettivo di raggiungere probabilmente il doppio dell’organico nei prossimi cinque anni. Come sindaco della città mi sento orgoglioso di una imprenditoria che sa dare vita e sviluppo a nuove realtà produttive di così alto contenuto scientifico e tecnologico, accanto a quelle gloriose della carta, della meccanica e degli ambiti ad esse collegati, che abbiamo ereditato dal passato. E dichiaro sin da ora la disponibilità dell’amministrazione che rappresento a dare una mano alle nuove imprese, in termini di collaborazione sul piano amministrativo, per le eventuali soluzioni insediative di cui abbiano bisogno”.
“A fronte di un panorama in così rapida ed efficace crescita, che sta facendo di Lucca la Silicon Valley della Toscana – prosegue – resta tuttavia un unico rammarico. Avevo visto con grande favore – e con me la giunta e la maggioranza in consiglio comunale – l’insediamento di queste imprese produttive di ultima generazione, Tagetik per prima, all’interno degli edifici della parte sud della ex manifattura tabacchi. È almeno dal 2016 che si è cominciato a ragionare di una possibile collocazione nel vecchio opificio di questo genere nuovo di imrese, che avrebbe riportato in quei luoghi attività produttive del tutto innovative, e comunque in continuità con la loro vocazione originaria, tra l’altro con un impatto ambientale minimo, riducibile alla sola presenza delle persone impiegate quotidianamente nelle attività aziendali. I due maggiori parcheggi a margine della circonvallazione, il Carducci a sud e il Palatucci a nord, sarebbero finalmente stati utilizzati nella loro piena potenzialità durante tutto l’arco dell’anno in quanto si trovano a cinque minuti a piedi dalla ex manifattura. Considerando inoltre che l’età media degli operatori del settore non va molto al di là dei trent’anni, credo che ognuno possa immaginare la ricaduta positiva sul centro storico di trecento o quattrocento persone giovani che quotidianamente hanno la propria sede di lavoro all’interno delle Mura. Ritengo che, proprio perché giovani, i lavoratori del settore avrebbero trovato nel tessuto della città antica un riferimento e un richiamo ben diverso, in termini di servizi e opportunità, da quanto può offrire un qualsiasi altro ambito con caratteristiche prettamente industriali”.
“Così non è stato – conclude – Nonostante la disponibilità dimostrata dall’amministrazione. Aspettiamo ancora per la manifattura i progetti alternativi, realmente fondati beninteso, sbandierati e sostenuti da un’opposizione miope. Mi chiedo se la città “pensante” – tale è l’aggettivo che hanno utilizzato per definire se stessi coloro che si sono battuti con innaturale veemenza contro le possibilità che si presentavano per il centro storico – abbia consapevolezza delle prospettive che ha contribuito a fermare. E nel caso, credo che quella parte “pensante” della città dovrebbe, per il futuro, immaginare un agire politico che abbia riferimenti significativi per lo sviluppo della città e non solo di mira la mera contestazione”.