Sanzioni alla Russia, l’imprenditore Marco Santi Guerrieri: “Effetto boomerang sulla nostra economia”
Molti lucchesi hanno investito sul mercato di Mosca e adesso si trovano in difficoltà economica: “Ora tanti sforzi rischiano di andare in fumo”
L’esercito ucraino e russo si fronteggiano sul campo e sullo scenario economico è guerra di sanzioni tra occidente e Russia con un escalation che ha avuto il suo inizio nel 2014 ,quando venne invasa la Crimea. Lo scenario geopolitico, dopo l’invasione dell’Ucraina lega le mani ai paesi occidentali. Se non si vuol vedere lo scatenarsi di un conflitto mondiale alle porte dell’Europa, con catastrofici scenari post apocalittici che tengono banco tra gli opinionisti della tv, l’intervento armato e anche una no fly zone, sono da escludersi a priori. Non rimane a quel punto che affrontare il nemico sullo scenario economico, colpendolo con sanzioni che stanno mettendo a dura prova il loro mercato, portando la Russia al rischio della bancarotta. Uno scenario creato ad arte dalle molte potenze mondiali che si sono ribellate all’aggressione russa dell’Ucraina e che già nel breve termine ha portato ad un enorme svalutazione del rublo rispetto al dollaro americano. La Russia, nel tentativo di prendere contromisure efficaci ha stabilito quali sono i paesi da considerare nella propria lista nera, nella quale sono finiti l’Europa, compresa quindi anche l’Italia. Inserendola in questa lista, la Russia unilateralmente decide di poter coprire i propri debiti in rubli, una moneta che è attualmente svalutatissima, con un cambio di 1 a 140 a favore di quella statunitense. Nel momento in cui i debitori esteri dovessero richiedere il pagamento dei propri debiti alla Russia, a quel punto non avrebbe più la moneta estera da scambiare e il paese finirebbe in default tecnico.
Le sanzioni economiche però si comportano come un boomerang e come è già stato visto quando Donald Trump sedeva alla Casa Bianca, le ripercussioni hanno delle conseguenze sul mercato mondiale e dei riflessi sull’economia di ogni Stato, tra cui anche l’Italia. La Russia, attualmente, è inoltre il maggior importatore dell’Unione Europea di risorse energetiche, come gas e petrolio e questa situazione è sia imbarazzante da un punto di vista politico, sia rischiosa da un punto di vista economico.
Molti imprenditori italiani, organizzati in consorzi, hanno deciso negli anni di allargarsi al mercato russo, di fronte ad una saturazione del mercato locale è normale cercare aperture verso l’estero. I consorzi in questo caso, permettono di condividere tra le varie aziende, il rischio d’impresa. Si cercano i clienti nelle fiere internazionali, vengono presi per mano e si mostra la merce invogliandoli all’acquisto e anche a successive collaborazione. Grazie all’intervento di molti imprenditori italiani il made in Italy ha subito un grossa spinta verso l’estero, soprattutto in quei paesi emergenti, come la Russia, che si riprendevano da un politica di protezionismo, aprendo finalmente i propri confini.
“In molti parlano dei paesi dell’est Europa e anche della Russia, senza esserci mai stati – dice Marco Santi Guerrieri, imprenditore lucchese il cui nome di famiglia è conosciuto anche al di fuori della piana e che da molto tempo intrattiene relazioni commerciali con molti paesi esteri, tra i quali la Russia -. Io ho girato tutta la Russia, dalle grandi città alle zone più periferiche, ho iniziato nel 1986 e proseguito per molti anni, per conoscere quei paesi, devi conoscere il loro popolo, i russi. Russi e ucraini hanno uno spirito nazionalista del quale bisogna tener conto, sono fatti così, nel bene o nel male. Avendo interessi economici ho potuto assistere ad una vera trasformazione che ha subito la Russia, dalla caduta del Comunismo fino ad oggi.Mosca è cambiata dal giorno alla notte, adesso è considerata al pari delle capitali europee, ed è piena di negozi di grandi marche, anche italiane. Il made in Italy è molto apprezzato l’architettura, la musica, i prodotti alimentari, l’abbigliamento, i vini, prodotti di lusso che trovano mercato in Russia da parte di persone benestanti e oligarchi”.
Il termine oligarca russo indica i magnati che hanno accumulato una grande quantità di ricchezza durante la privatizzazione russa, dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica. Imprenditori che non solo hanno un peso economico, ma anche politico, proprio per questo sono diventati bersaglio delle sanzioni economiche occidentali.
“Le sanzioni economiche inflitte alla Russia non sono le prime – precisa Marco Santi Guerrieri -, sono iniziate nel 2014, già a quel tempo il Rublo ha subito parecchio rispetto al dollaro”.
Nel 2014 i riflettori vengono puntati sull’Ucraina che diventa teatro mondiale della geopolitica a causa della crisi in Crimea. Con l’occupazione della Crimea da parte della Russia, gli Stati Uniti e molti altri paesi occidentali hanno dato il via alle sanzioni.
“Già al tempo il prezzo del rublo era sceso, 1 dollaro veniva scambiato a circa 74 rubli, adesso il prezzo è ancora più basso e per fare 1 dollaro ci vogliono 140 rubli. Questo porta necessariamente a dei problemi anche per le nazioni che applicano le sanzioni perché il prezzo delle sanzioni si riflette su tutta la filiera di prodotti. Con questa prima crisi, noi abbiamo perso più del 50 per cento del valore di export dei nostri prodotti e soprattutto il settore dell’abbigliamento, quello su cui mi concentro io, ha subito una debacle senza precedenti. Oggi la situazione è ancora peggiore, perché questi imprenditori russi si trovano a pagare un prezzo per gli stessi prodotti, quattro volte superiore al quello speso nel 2014. Il made in Italy perde quindi le sue caratteristiche di attrattività e gli imprenditori russi iniziano a guardare verso mercati più economici, come quello greco, spagnolo, cinese. Questo si riflette anche sui nostri investimenti, fatti tutti di tasca nostra, che nessuno ci rimborserà, oggi, sono totalmente soldi persi”.
Le sanzioni economiche hanno quindi fin da subito un riflesso sulla nostra economia, le prime gravi conseguenze parlano di merci bloccate nei magazzini e imprenditori dall’estero che preferiscono perdere la caparre lasciate piuttosto di ritirare l’intera merce che rischierebbe di rimanere invenduta. Ma non solo, le sanzioni possono portare anche ad altre conseguenze, soprattutto nel medio e nel lungo termine.
“Le sanzioni porteranno il nostro paese in una situazione di pericolo – dichiara Marco Santi Gierrieri -. Per quanto riguarda l’esposizione delle nostre banche, sicuramente sarà un problema da risolvere. Ma anche qual ora ci fosse un proseguimento di export verso le ex repubbliche sovietiche, nonostante le sanzioni, significherebbe che al momento non ci sono più spazi di vendita. Perché la crisi diventa economica e anche l’economia diventa fratricida perché se non ci sono clienti, non ci sono soldi, non ci sono aspettative, mi domando a chi potremmo vendere in queste condizioni?”.
Nel mondo di oggi la guerra non si combatte più soltanto nei campi di battaglia, ma anche nei mercati, ce l’ha mostrato Trump durante il suo mandato come presidente degli Stati Uniti. Ha evitato guerre in senso stretto, ma ha terrorizzato tutto il mercato economico mondiale con le sanzioni imposte unilateralmente ad altre potenze mondiali. Oggi l’occidente ripercorre la stessa linea imponendo delle sanzioni di guerra alla Russia. Ma queste sanzioni potranno servire a rallentare l’azione bellica che si sta protraendo in Ucraina?
“Le sanzioni, intese come stop alla guerra? Io sinceramente, visto come stanno andando le cose, ci credo veramente poco, almeno nell’immediato – ammette Santi Guerrieri -. Probabilmente una soluzione pacifica poteva essere trovata, io sono totalmente contrario alla guerra. Ho conosciuto molte persone in quei luoghi nei miei viaggi, persone stupende con cui sono stato in compagnia e con cui abbiamo avuto sia rapporti commerciali sia interpersonali. Sono amanti dell’Italia, hanno il gusto del bello, persone molto simili a noi”.
Quali strategie possono essere portate avanti di fronte ad un proseguimento di queste sanzioni? Ci sono iniziative del governo che potrebbero essere prese o delle scelte degli imprenditori per limitare i danni?
“Il governo italiano è legato alle sanzioni perché fa parte della Comunità europea, non può decidere unilateralmente – precisa Santi Guerrieri -, sebbene qualcuno stia tentando di farlo, come la Germania per esempio. Perché poi ogni paese dell’Unione europea ha le sue particolarità, è più colpita o meno colpita dalle sanzioni. L’Italia ad esempio per quanto riguarda le sanzioni ha un giro d’affari di circa 1,4 per cento di quello che è l’expoort totale del nostro paese. Può sembrare una cifra piccola e in parte lo è, pensando alle grandi catene o industrie che sono attentamente osservate dal Governo italiano. Noi artigiani non abbiamo interlocutori nella politica italiana. Fa bene lo Stato italiano a imporre le sanzioni? Io francamente non lo so, so soltanto che le sanzioni finiscono o potrebbero finire per peggiorare la situazione. Quello che sta accadendo nella borsa russa e anche sul rublo, che si sta deprezzando giorno per giorno e non sapendo dove andrà a parare Putin, si rischia di inasprire ancora di più i rapporti. Senza contare che le ripercussioni poi, si noteranno anche su chi le mette le sanzioni, in termini di popolazione colpita. In Russia non è come in Italia, li c’è l’oligarca, la classe media, che stanno bene e poi c’è il popolo, che va avanti con 3-400 euro al mese”.
“E’ quest’ultimo strato di popolazione che viene colpito dalla mancanza di servizi sanitari, di scuole e di tutto, perché non se lo possono pagare – conclude -. Anche tutte queste repubbliche ex sovietiche che gravitano intorno alla Russia, se non è la Russia a finanziarle come faranno? Ognuna di queste regioni ha basi missilistiche, eserciti propri, giacimenti di ogni tipo, come si può pensare di fermare questa macchina da guerra con le sanzioni? L’unica è la diplomazia ed è anche nell’interesse della Russia non cadere in questa disgrazia, anche per i russi che stanno portando avanti questa guerra è un costo immenso. Quando si faranno i conti tra chi ha vinto e chi ha perso tra le sanzioni e le bombe non si saprà chi ha subito di più da questa situazione. La soluzione diplomatica è l’unica percorribile e mi stupisco che un paese come l’Italia non abbia ancora preso posizioni diplomatiche dirette verso questi luoghi”.