L'intesa

Latte San Ginese, c’è l’accordo per cassa integrazione e reindustrializzazione

2 aprile 2022 | 10:41
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Latte San Ginese, c’è l’accordo per cassa integrazione e reindustrializzazione

Un anno di ammortizzatori sociali e l’incarico a un advisor per supportare la riconversione del sito

Si erano lasciati lo scorso 10 marzo con una stretta di mano virtuale per concretizzare in breve tempo un accordo che scongiurasse i licenziamenti dei lavoratori della San Ginese, l’azienda di lavorazione del latte nel comune di Capannori.

Ieri (1 aprile) al tavolo convocato da Valerio Fabiani, consigliere del presidente Giani per lavoro e crisi aziendali, per la prima volta in presenza presso la presidenza regionale, i rappresentanti di Arborea, la proprietà, i sindacati e le rsu, l’unità di crisi e arti, hanno sottoscritto il patto che conferma la cassa integrazione per un anno per i 24 lavoratori attualmente in carico all’impresa e un percorso per la reindustiralizzazione del sito.

“Nel dettaglio l’accordo prevede lo stop ai licenziamenti con il ricorso ad un ammortizzatore sociale – ha concluso Valerio Fabiani – Allo stesso tempo sono stati definiti gli impegni finalizzati alla reindustrializzazione del sito: Arborea si impegna, fra le altre cose, a incaricare un advisor specializzato con la missione di fare scouting e favorire e supportare il possibile processo di reindustrializzazione; per chi acquisisse l’azienda verrà inoltre messa a disposizione una dote economica, insieme ai vari asset aziendali, compreso il marchio. Abbiamo compiuto un passo decisivo ma il nostro impegno continua”.

Il sindaco di Capannori, Luca Menesini, esprime soddisfazione per l’accordo raggiuto al tavolo regionale sulla vertenza San Ginese. “Il risultato raggiunto dal tavolo regionale è di grande importanza perché con lo stop ai licenziamenti, l’attivazione degli ammortizzatori sociali, e l’impegno concreto per la reindustrializzazione del sito produttivo San Ginese attraverso un advisor qualificato vengono tutelati i lavoratori, il marchio, la storia dell’azienda e più in generale, il territorio. Ringrazio la Regione Toscana e in particolare  il consigliere delegato per lavoro e crisi aziendali del presidente Giani, Valerio Fabiani, per l’impegno e la tenacia con cui hanno condotto insieme a noi  la trattativa. Questa vicenda ci conferma che il gioco di squadra fra i livelli istituzionali è fondamentale per raggiungere obiettivi importanti per lavoratori, cittadini e imprese”.

Per la Rsu era presente Marina Biasuzzi, le organizzazioni sindacali della Flai-Cgil con Mirko Borselli, Fai-Cisl  con Massimiliano Gori e Amedeo Sabato e con la confederazione regionale della Cgil rappresentata da Mirko Lami.

“Le organizzazioni sindacali – si spiega in una nota -, ritengono importante il risultato ottenuto, per niente scontato, di fronte ad un’azienda che da tempo ha mostrato di voler lasciare il territorio toscano, concentrandosi solo su quello sardo. Purtroppo le leggi italiane danno ancora la possibilità alle aziende di abbandonare i siti produttivi, lasciando le maestranze senza lavoro e senza futuro, la sottoscrizione dell’accordo permette di utilizzare gli insufficienti strumenti legislativi per rendere possibile la reindustrializzazione della fabbrica”.

“Ora che i licenziamenti sono stati scongiurati, l’attenzione va necessariamente rivolta alla tutela della filiera del latte. Senza adeguati sostegni la filiera del latte sparisce, si devono tutelare allevatori, stalle e aziende”. A lanciare l’appello sono il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Vittorio Fantozzi, vicepresidente della commissione sviluppo economico, il consigliere provinciale e capogruppo in consiglio comunale a Capannori, Matteo Petrini, ed il coordinatore comunale di Fratelli d’Italia, Paolo Ricci.

“La priorità deve essere adesso quella di mettere nelle condizioni gli allevamenti di ottenere una giusta remunerazione. Non possiamo non tener conto della crisi della zootecnica nella provincia di Lucca con una stalla su tre già chiusa, come sottolinea Coldiretti, alla luce anche degli insostenibili costi di produzione. A settembre 2020 le stalle che fornivano il latte ad Arborea non furono difese e da allora il latte lavorato nello stabilimento di Capannori non è lucchese. Regione e Governo devono mettere in campo gli strumenti e le risorse necessarie a tutela delle stalle, dei lavoratori e del territorio, se la filiera non regge le conseguenze per le aziende del latte sono immediate. Il prezzo del latte non può essere inferiore ai costi di produzione”, ricordano gli esponenti Fdi.

“Alla Regione e al Comune di Capannori – sottolineano Fantozzi, Petrini e Ricci – chiediamo di istituire un tavolo con le associazioni degli allevatori ed i lavoratori con l’obiettivo di creare un soggetto di filiera corta che torni a riprendere le vecchie quote del mercato locale. Per quanto ci riguarda, incontreremo gli allevatori e le associazioni di categoria per raccogliere suggerimenti così da presentare adeguati atti nelle opportune sedi istituzionali”.