Henraux, rinviata al 2023 l’udienza decisiva

8 settembre 2022 | 11:31
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Henraux, rinviata al 2023 l’udienza decisiva

Brillante: “Restano ora 8 mesi per arrivare ad un accordo, in un clima reso turbolento dalle decisioni del Comune di porre a base dell’intesa la rinuncia della proprietà, a vantaggio dell’azienda privata”

Henraux spa, rinviata l’udienza decisiva prevista per il 6 settembre alla Corte d’Appello di Roma degli usi civici. L’udienza è stata spostata al 2 maggio del 2023. La decisione viene resa pubblica dal coordinatore del Cipit (Comitato indipendente per la partecipazione, l’informazione e la trasparenza di Seravezza) Rosario Brillante.

“E’ stata accolta – si legge – la richiesta che Henraux Spa, Comune di Seravezza e Regione Toscana hanno inviato al Giudice Nicola Pannullo per sviluppare le trattative e arrivare ad una conciliazione sul contenzioso sulla proprietà che interessa il Monte Altissimo e una importante  parte delle Apuane versiliesi”.

“Restano ora a disposizione 8 mesi per arrivare ad un accordo, in un clima che però è reso turbolento dalle decisioni del Comune di Seravezza di porre a base dell’intesa la rinuncia della proprietà, a vantaggio dell’azienda privata. Sul tavolo quella parte di giacimenti marmiferi compresa nei 7 milioni di metri quadrati  che nella sentenza definitiva n. 39 del 8 luglio 2020 erano state identificate in parte di uso civico  e in parte occupate abusivamente dall’Henraux spa – spiega Brillante -. Il sindaco Lorenzo Alessandrini temendo che in caso di conferma della vittoria proclamata dalla sentenza – l’azienda  ha presentato ricorso in appello –  si arrivi alla chiusura delle cave si è decisamente orientato per cedere definitivamente le terre al privato dopo un contenzioso di oltre 30 anni”.

“Non c’è compensazione possibile – sottolinea Brillante – per una privatizzazione così importante delle nostre montagne. E neppure si può cedere alla richiesta avanzata dall’azienda di avere preventivamente approvati tutti i suoi decennali Piani estrattivi sull’Altissimo e sul Monte Pelato. Quelli vanno sottoposti al legittimo e libero vaglio, alla rettifica e al controllo degli enti preposti, Parco delle Alpi Apuane in testa, e devono sottostare alle leggi vigenti per essere approvati o respinti; se ad oggi sono ancora tutti e tre in stallo è segno che, oltre alla mancata prova della effettiva proprietà, il privato ha azzardato lo svolgimento di attività estrattiva in zone e con modalità non autorizzabili allo stato attuale. Brucia ancora il disastro e la distruzione del Pizzo di Falcovaia”.

“Il Comune anziché cedere alle pretese del privato sulla proprietà ha spazio giuridico certo per avanzare un’altra proposta: la rinuncia di entrambe le parti a proseguire la causa, la cessione delle terre contese da parte dell’Henraux spa al demanio civico comunale in cambio di un affitto delle aree. L’attività estrattiva,  dove legittimamente svolgibile con i dovuti consensi amministrativi e con il rispetto assoluto e senza deroghe dei vincoli ambientali, potrebbe ugualmente proseguire, con controlli certi,  finché le leggi lo consentiranno. A condizioni da definire però: sia per le quantità da estrarre che con il divieto all’azienda a vendere le nostre montagne in blocchi grezzi. Tutto il marmo estratto deve essere lavorato in zona e diventare prodotto finito e restituire occupazione locale”.

“Alessandrini non è stato e probabilmente non sarà neppure questa volta un cattivo sindaco ma non può pretendere di fare e disfare tutto da solo o in tandem con l’assessore Silicani. La commissione comunale degli usi civici non è mai decollata e nessun confronto è stato realizzato con i vari soggetti portatori di interesse: questo non è stato e non è bene.  Deve inoltre costituire l’Asbuc al più presto, come la stessa Regione Toscana ha indicato,  dare dignità, confrontarsi e coinvolgere questo organo amministrativo di rappresentanza dei cittadini. Senza dimenticare che Asbuc e usi civici sono anche il futuro banco di prova per l’affermazione di  un’economia di valorizzazione e non di distruzione del territorio – va avanti Brillante -. La prima riguarda la necessità che tutte le risorse umane e associative che hanno a cuore il futuro della nostra comunità e impegnate nella salvaguardia dell’ambiente, si uniscano su un minimo comune denominatore per aprire un serio confronto con le Istituzioni interessate, dal Comune al Parco e fino alla Regione. Va conquistato un tavolo di confronto e l’unione fa la forza”.

“La seconda riguarda tutti i partiti locali, a partire dal principale partito che governa la Regione Toscana.  Vuole o non vuole il Presidente Giani che l’Asbuc sia costituita al più presto? – conclude Brillante -. La politica locale deve far sentire la propria voce in modo chiaro e netto: le terre al privato o al demanio pubblico e concesse in affitto garantito quanto condizionato? Si pronuncino pubblicamente e si adoperino concretamente perché  non si può fare i bravi pretori in Gallia per un verso e lasciare che i Consoli cattivi decidano a Roma per un altro. Ora servono coerenza e fatti”.