Il coordinamento ambientale della Piana: “Cartario, per l’ambiente è stato fatto ben poco”

Lettera aperta agli industriali: “Quello che di buono è venuto è stato deciso solo per diminuire i costi di produzione”
“Il cartario lucchese per voce del presidente Pieretti lancia l’allarme costi energetici, sollecita aiuti governativi e pratiche rapide per il rilascio delle autorizzazioni del fotovoltaico. Ci fa piacere scoprire l’aspetto green di quel mondo, ma fin ora dov’era il Pieretti e buona parte dei suoi colleghi?”. Con queste parole inizia una lettera aperta firmata dal Coordinamento ambientale della Piana che si rivolge al mondo del cartario dopo il Miac.
“Avevano a disposizione decine di migliaia di superfici coperte per collocare pannelli fotovoltaici, ma non un solo metro quadrato è stato utilizzato – si legge nella missiva -. Certamente non sarebbero bastati per far fronte alle enormi richiesta energetica del comparto, ma avrebbero comunque contribuito a diminuire la dipendenza dai combustibili fossili e con ciò anche del conseguente inquinamento atmosferico. Purtroppo però hanno preferito andare avanti con la costruzione di nuovi cogeneratori a metano. Oltre 20 anni or sono la Comunità Europea concesse un finanziamento alla Provincia per un progetto denominato Paper Bref che avrebbe dovuto dare inizio al raffreddamento e alla condensazione delle enormi masse di vapore che queste aziende immettono nell’atmosfera, favorendo così il recupero energetico e dell’acqua che sarebbe potuta reinserire nel ciclo produttivo. Non una sola azienda ha investito in questa tecnologia, così le fumane hanno continuato a sperperare energia termica, ad alterare il microclima della piana, a contribuire al riscaldamento dell’atmosfera e ad attingere alle falde acquifere sempre più stressate. Gli unici interventi effettuati sono stati quelli volti a ridurre i costi di produzione che in qualche caso fortunatamente hanno coinciso anche con vantaggi per l’ambiente”.
“E’ il caso della riduzione dell’utilizzo di acqua per unità di prodotto – sostiene il coordinamento -, riduzione che però nei fatti é stata ampiamente vanificata dai quantitativi sempre crescenti di produzione. Non riusciamo a spiegarci il perché di certi facili riconoscimenti da parte di associazioni ambientaliste stranamente frettolose a riconoscere meriti che spesso sono stati solo teorici se non addirittura inesistenti. Ma gli imprenditori si sa perseguono il massimo profitto, quelli che a nostro avviso sono invece i primi responsabili di tutto questo sono i vari amministratori pubblici che avrebbero dovuto chiedere in cambio dei permessi a costruire e ad ampliare, dei concreti vantaggi anche per l’ambiente e la popolazione residente. Tanti pannelli fotovoltaici quanto le superfici coperte, ad esempio, o il recupero delle fumane in caso di ampliamenti. Invece, nel migliore delle ipotesi hanno rilasciato concessioni in cambio di qualche spennacchiato micro alberello che spesso è stato soffocato dalle erbe più alte e rigogliose, forse perché ai politici mantenere un buon rapporto con gli industriali può sempre essere utile”.