Cobas: “Collaboratori scolastici costretti a ruotare su nove sedi e ad avere un’auto”

Il sindacato racconta la storia di un iscritto lucchese: “Cos’è successo alla scuola pubblica?”
“Una supplenza di 36 ore per due mesi con rotazione su 9 sedi scolastiche e obbligo di avere un’auto o un mezzo con cui spostarsi”. È quanto sarebbe stato chiesto a un collaboratore scolastico da un istituto comprensivo di Lucca, secondo quanto denunciato dai Cobas.
“Un nostro iscritto ci segnala di aver ricevuto da un istituto comprensivo di Lucca una convocazione per una supplenza di due mesi come collaboratore scolastico per 36 ore settimanali (dal 30 ottobre al 31 dicembre) con un orario di 6 ore giornaliere e l’obbligo di rotazione, secondo le variabili esigenze di servizio, tra ben 9 sedi (8 plessi più la direzione) – raccontano -. Non solo, ma è previsto per accettare l’obbligo di essere muniti di auto o moto, immaginiamo per poter correre, magari nel corso della stessa giornata, da una sede all’altra. Purtroppo, come ci segnalano tanti collaboratori scolastici da tutta Italia, una perla del genere non è affatto un caso unico o raro. È evidente l’illegittimità dell’obbligo di essere munito di auto o moto per poter accettare, cosa che non è prevista da alcuna norma legislativa o contrattuale. Ma che cos’è successo alla scuola pubblica italiana per ritenere normale un orario di servizio su 9 sedi, per cui diventa precario non solo il lavoro a tempo determinato in sé, ma la stessa sede di servizio? Da un lato, un clima lavorativo caratterizzato dallo strapotere di alcuni Ds e Dsga, che pensano di poter disporre della forza lavoro a proprio piacimento come è tipico della scuola azienda”.
“Dall’altro lato, una tabella di determinazione degli organici dei collaboratori scolastici che prevede parametri che fanno crescere lentamente il personale con il numero degli studenti e dei plessi, senza tener conto, per esempio, della conformazione degli edifici o del numero dei lavoratori giustamente esonerati dalle pulizie in quanto beneficiari della legge 104, con un inevitabile aggravio del carico di lavoro per gli altri. Il risultato è che abbiamo spesso solo uno o due collaboratori per plesso e, quindi, l’esigenza di qualcuno che corra a sopperire le emergenze da una sede all’altra – proseguono -. Il nuovo ridimensionamento degli istituti previsto dal governo Meloni (700 istituti in meno e mega istituti con più di mille alunni) peggiorerà ulteriormente la condizione di lavoro dei collaboratori, dato che le unità di personale in organico aumentano in modo meno che proporzionale all’aumento degli studenti e si fermano oltre un certo numero. In tali condizioni diventa sempre più problematico garantire vigilanza, pulizie e assistenza agli alunni con disabilità”.
“In generale, è la debolezza contrattuale e la ricattabilità dei lavoratori precari che determina situazioni di questo tipo – concludono dal sindacato -. Ed è paradossale che ciò avvenga non solo nel privato, ma anche nel settore pubblico, in particolare nella scuola che dovrebbe essere il luogo della formazione dei cittadini e degli stessi lavoratori come soggetti dei diritti di libertà e dei diritti sociali, tra i quali quello ad una condizione di lavoro dignitosa e a un’esistenza libera e dignitosa, come prevede l’articolo 36 della Costituzione”.