Dalle colline lucchesi alle tavole di mezza Europa: con i suoi vini Villa Santo Stefano pronta a conquistare il mercato

Nelle proprietà ex Bertolli un’azienda al 100 per cento bio. Sei etichette per tutti i palati e una tenuta da sogno
Dietro un ottimo vino c’è sempre una storia da raccontare.
È questo anche quello che avviene a Villa Santo Stefano, sulle colline a nord ovest di Lucca, dove le uve locali e quelle provenienti da una tenuta di 11 ettari in Maremma diventano un prodotto di qualità.
Le porte della tenuta si sono aperte proprio nel periodo che intercorre fra la vendemmia 2023 e la nascita delle nuove etichette. Per conoscere al meglio, appunto, una storia che viene da lontano, dalle ex proprietà Bertolli, ed arriva fino all’azienda di oggi, in capo a Wolfgang Reitzle, ingegnere di 74 anni tedesco, in attesa di cittadinanza svizzera, e da un team preparato e affiatato in ogni suo elemento, dal vigneto alla cantina, dal marketing alla vendita.








Villa Santo Stefano, che prende il nome dalla Pieve che è a pochi passi dalla tenuta, è un’azienda biologica a 360 gradi, anche nella gestione del parco. Dove Alessandro Garzi, enologo e amministratore, con il collega Alessio Farnesi producono sei diversi vini da portare sulle tavole degli intenditori.
Tocca ad Alessandro, che si definisce “orgoglioso del ruolo”, fare da cicerone sui vigneti: 3,3 ettari ad altra densità ad Arsina, un po’ più a valle rispetto alla tenuta, altri appezzamenti a Pieve Santo Stefano e 11 ettari in Maremma. A questo si affiancano le olive, di diverse qualità: frantoiano, leccino e moraiolo su tutte. per produrre un olio che fa onore alla tradizione delle colline lucchesi.
“Per il vino – dice Alessandro – non è stata un’annata semplice. Ha piovuto tanto a inizio stagione, cosa che potrebbe essere un bene, ma poi non ha mai smesso. La peronospora? Ci siamo salvati, lavorando come dei matti. Abbiamo avuto sì una piccola perdita in percentuale ma alla fine abbiamo fatto più o meno la produzione del 2022. Il segreto? Principalmente tenere sempre la vigna pulita. E poi audacia e un po’ di fortuna nelle scelte. In questo senso ho copiato quanto è stato fattto in Maremma dove siamo partiti con 20 giorni di anticipo. In azienda è arrivata uva buona, che sara trasformata in un grande vino”.







Alessio è, invece, il re della cantina, una struttura completamente ristrutturata nel 2006 e cui è stata affiancata nel 2014 la zona per la lavorazione delle uve, con cinque tini in acciaio da 75 litri e la macchina per il deraspamento. A Villa Santo Stefano la maturazione avviene in barrique o in acciaio, a seconda delle uve. Il cemento, al grezzo, viene utilizzato solo per lo stoccagio e il raffinamento di uno dei sei vini prodotti, un blend di bordolese classico, dopo l’invecchiamento in barrique. Un computer, nella cantina, è adibito a controllare temperatura e micro ossigenazione. Perché il segreto di un buon vino è che nulla può essere lasciato al caso.















Tocca a Petra Pforr, responsabile marketing dell’azienda, fare da storyteller delle diverse etichette, la cui produzione è destinata per gran parte al mercato estero, in particolare Austria, Germania, Svizzera e, più di recente, gli Stati Uniti.
“Tutto è iniziato nel 2006 – spiega Petra – con la fioritura nel lago della tenuta dei fiori di loto. Da lì è nato il vino che porta quel nome, il Loto, appunto, che è un tipico blend di bordolese. Con le uve bianche di Vermentino è nato poi Gioia, il nostro bianco. Loto e Gioia portanto con sé il Sereno, un doc delle colline lucchesi con uva Sangiovese. Abbiamo poi deciso di introdurre nella produzione un rosato, con uve Sangiovese e Merlot, vinificato in bianco, che abbiamo chiamato Luna. È arrivato poi il nostro vino dalle vigne più giovani, che è quello nato dopo la pandemia Covid. Dopo il primo lockdown volevamo volare e per questo è nato il Volo. L’ultimo nato è un 100 per cento Cabernet Franc, di cui produciamo solo 2mila bottiglie l’anno, il cui nome abbiamo fatto scegliere al proprietario. E l’ingegner Reitzle, con un grande gesto d’amore, ha scelto il nome della moglie, Nina”.
Nina Ruge, d’altronde, non è un personaggio marginale nella storia di Villa Santo Stefano. Nota conduttrice televisiva delle reti tedesche conobbe Wolfgang Reitzle dopo la separazione di quest’ultimo dalla prima moglie. Entrambi, nei primi tempi di frequentazione, avevano bisogno di un luogo ‘nascosto’ dove passare le loro vacanze. La scelta cadde sulle colline lucchesi e su Pieve Santo Stefano. Affittavano gli appartamenti siti nelle vecchie stalle che poi sono diventati, come tutto il complesso, di loro proprietà.

Da queste basi Villa Santo Stefano è pronta ad ampliare la propria fetta di mercato e a farsi conoscere in Europa e nel mondo. Con prezzi, vista la qualità del prodotto, decisamente abbordabili: si va dai 12 ai 39 euro, a seconda della bottiglia.

Non è inconsueto, poi, che nella villa vengano organizzate degustazioni ed aperitivi, anche utilizzando la grande terrazza esterna da cui si vede tutta Lucca e anche più in là. Un posto incantevole dove i più fortunati possono anche soggiornare. Parte della villa, con piscina annessa, 4 camere (una delle quali con una vasca idromassaggio in pietra addossata ad un camino ornamentale), un enorme soggiorno, un doppio salone, una cucina full optional, viene affittata durante la stagione primavera-estate e a inizio autunno (tempo permettendo) a 10mila euro a settimana. Roba da ricchi? Forse, sicuramente da bon vivant.
Come da bon vivant è il vino, che non a caso in un blind tasting in Germania, dove si assaggiavano anche etichette ben più note come Ornellaia e Sassicaia, è giunto fra i primi tre nella classifica di gradimento.







Se poi, come nella fattispecie, le diverse annate del vino di punta, il Loto, annaffiano un pranzo che spazia da un tortino alla zucca con fonduta di pecorino, paccheri di Gragnano con ragù di salsiccia e un tiramisu finale che delizia anche i palati più esigenti, grazie a uno degli chef di Sottovuoto di via per Sant’Alessio l’esperienza è servita.


Un’esperienza che può essere tranquillamente replicata a tavola con Gioia, Luna, Sereno, Volo, Loto e Nina. Provare, o visitare, per credere.