Azienda licenzia 34 dipendenti e dopo sei mesi ne assume due nuovi. Gli ex lavoratori: “Mancanza di etica”

27 marzo 2024 | 17:51
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Azienda licenzia 34 dipendenti e dopo sei mesi ne assume due nuovi. Gli ex lavoratori: “Mancanza di etica”

L’azienda ha agito all’interno delle norme ma “sono stati mandati a casa padri di famiglia per assumere giovani in tirocinio”

Passano appena sei mesi dal licenziamento di 34 lavoratori e l’azienda già riassume due dipendenti. È questa la situazione in cui si sono trovati i magazzinieri licenziati lo scorso agosto della Giannino Distribuzioni, azienda di Altopascio leader del settore della distribuzione all’ingrosso da oltre quaranta anni.

Ad insospettire le persone licenziate sono stati alcuni annunci di ricerca del personale apparsi sul web che riconducevano alla Giannino Distribuzione.

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La possibilità di essere riassunti dall’azienda, a loro dire, sembra impossibile, perché prima del licenziamento era stato loro chiesto di sottoscrivere una piccola postilla in cui si rinunciava ad una riassunzione con priorità. Anche questa clausola, agli occhi degli ex dipendenti oggi assume tutt’altro valore, poiché in quella occasione era stato detto che il reparto magazzino sarebbe stato chiuso. Dei 34 licenziati cinque non ci stanno e anche se ad oggi dicono che è troppo tardi, non vogliono rinunciare a togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Hanno quindi deciso di pubblicare il loro sfogo sottoscrivendo con le proprie iniziali: M.D., F.Z., A.M., A.N. e G.M. e fancendosi anche promotori della voce di altri dipendenti mandati a casa.

“Ci hanno mandato via ad agosto e dopo sei mesi l’azienda assume di nuovo due dipendenti – dicono gli ex lavoratori -, non ci pare proprio un comportamento etico da parte loro, soprattutto perché nella riassunzione viene specificato il tipo di mansione da svolgere e in parte riguarda il reparto del magazzino, che sarebbe dovuto essere  chiuso con il nostro licenziamento, e la vendita al dettaglio, in cui molti di noi avevano esperienza. L’offerta di lavoro poi,è rivolta anche a persone giovani per tirocinio formativo/stage. Allora sembra quasi che noi siamo stati allontanati per trovare altri dipendenti che potessero pesare meno, come contributi, sulle casse aziendali. La Giannino Distribuzioni ha certamente agito all’interno della legalità durante i licenziamenti, ma da un punto di vista etico secondo noi ciò che hanno fatto è sbagliato”.

Secondo gli ex dipendenti quindi, non è più una questione legale, ma uno questione di principio: “Anche perché il titolare e altri, dicevano che prima di tutto avrebbero voluto tutelare i lavoratori, ed invece siamo stati licenziati”.

La possibilità di un ricollocamento era stata avanzata da alcuni dipendenti, ma l’azienda ha deciso comunque di tirare dritto e procedere.

“Qualcuno di noi aveva anche proposto di essere ricollocato in altre mansioni – proseguono gli ex dipendenti -, aveva chiesto addirittura di fare le pulizie dei bagni, ma non è stato preso in considerazione. Perché non aspettare prima di arrivare ad un numero simile di licenziamenti? Soprattutto se poi dopo devi di nuovo riassumere perché sei in crisi di personale”.

Sono stati mandati a casa dei padri di famiglia, tra i licenziamenti ci sono persone che hanno anche 40 anni di lavoro per la Giannino Distribuzioni, perché trattarli in questo modo? Hanno un’età di oltre cinquanta anni, troppo presto per la pensione, troppo tardi per cercare di ricollocarsi in un nuovo lavoro. Se ci avessero dato la possibilità nessuno avrebbe accettato il licenziamento, ma pensavamo che con la chiusura del reparto non ci fossero alternative. Invece, con questo annuncio, hanno dimostrato che il magazzino è operativo e non hanno personale per gestirlo”.

Secondo l’aziend, le due assunzioni sono state effettuate perché due dipendenti rimasti sono andati via.

“Anche di questo noi non possiamo esserne certi – precisano gli ex lavoratori -. Sappiamo però che ci è stata fatta sottoscrivere una clausola che è una vera e propria pietra tombale alla riassunzione. Perché farlo se poi c’era la possibilità di essere reintegrati? In questo modo, ad oggi, sembra che fosse tutta una strategia per fare piazza pulita delle mele marce dall’azienda. Ma tra di loro ci sono persone che hanno una famiglia e dei figli e al contrario, sono rimaste a lavoro persone che non hanno carichi familiari. Questo è uno dei parametri da tenere in considerazione quando si fanno dei licenziamenti. Chi ci doveva tutelare non l’ha fatto e ci ha convinto che accettare il licenziamento e la clausola di non riassunzione, fosse nel nostro esclusivo interesse. Oggi le cose sono venute a galla”.

A seguito del licenziamento, però, i lavoratori hanno potuto ottenere un risarcimento economico dalla Giannino Distribuzioni.

È vero, però non è mai paragonabile una buona uscita con un lavoro a tempo indeterminato come avevamo noi – dicono – C’è chi voleva pulire i bagni addirittura, eravamo disposti ad un ricollocamento e un demansionamento all’interno dell’azienda. Non ci è stata data nemmeno questa possibilità e adesso siamo carico dello Stato. Perché vogliamo ricordarlo, adesso siamo costretti a chiedere i contributi della Naspi. Non c’è alcuna etica su quanto fatto dall’azienda al tempo, ed oggi vedendo questi annunci di lavoro, ne abbiamo la consapevolezza”.

Dello stesso parere dei dipendenti anche il segretario della Uil, Massimiliano Bindocci: “Non mi sono potuto occupare del licenziamento dei dipendenti della Giannino Distribuzione perché al tempo se ne occupava un altro sindacato. Quando mi hanno contattato era ormai troppo tardi. Devo però ricordare che per un’azienda fare un tale numero di licenziamenti tutto in una volta non è affatto etico. Perché poi si rischia di trovarsi senza personale. Senza entrare nel caso specifico anche la sottoscrizione di clausole di non riassunzione non è molto giusto per i lavoratori e questo evidenzia un licenziamento fatto male”.