Nautica, Braccini: “Settore in crescita, ma le condizioni dei lavoratori non migliorano”

Il segretario generale Fiom Toscana: “Va certificata la filiera produttiva”
“Il settore della nautica continua a crescere e l’innovazione delle imbarcazioni avanza, ma le condizioni complessive dei lavoratori restano al palo“. Inizia così la nota di Massimo Braccini, segretario generale Fiom Toscana.
“La storia però insegna che senza un miglioramento dell’insieme degli addetti del settore, circa 18.000 in Toscana, vi possono essere rischi per le prospettive. Non basta solo l’innovazione – prosegue Braccini -. Nessuna impresa infatti appare in grado di certificare la filiera produttiva e le ditte in appalto. Il governo potrebbe anche definire Leggi per regolamentare questa complessa materia, ma non ci sembra ne abbiano intenzione. A forza di appalti e sub appalti siamo arrivati ad una dimensione media di addetti per azienda sotto le 10 unità. Il lavoro in appalto non può servire per abbassare il costo del lavoro, ma dovrebbe essere utilizzato per svolgere lavorazioni specialistiche.
Lo sviluppo richiede più lavoro stabile, con diritti, il miglioramento delle retribuzioni ed una elevazione delle professionalità”.
“Bisognerebbe arrivare a definire un marchio della nautica, sarebbe un punto di avanzamento importante per la Toscana, ma questo è possibile se anche il sistema del lavoro viene migliorato e certificato – precisa -. Se vogliamo provare a valorizzare il territorio e la nautica Toscana, bisogna provare a vederla nel suo insieme, sia da un punto di vista delle condizioni dei lavoratori, sia per il marketing, in modo anche da abbassare la concorrenza tra le varie imprese. Continuiamo a pensare che sul rilascio delle concessioni demaniali pubbliche vi debba essere una seria discussione. Bisogna verificare come vengono utilizzate, in modo che si arrivi a definire un quadro di regole più preciso e vincolante per le aziende, considerando che vi possono essere anche altri importanti imprese che sarebbero interessati a venire ad investire in Toscana”.
“Se l’ideale sarebbe produrre imbarcazioni, venderle e farle restare in Toscana, il panorama della discussione va ampliato, perché riguarda anche altri settori – conclude -. Abbiamo il dovere di provare a dare un indirizzo strategico al sistema produttivo di questo importante settore, rimettendo al centro le condizioni dei lavoratori, confidando che anche con la Regione si riprenda il tavolo per arrivare a definire un protocollo d’intesa sulla nautica Toscana”.