Alluvioni, Simi: “Il Consorzio lavori alla costruzione degli stati generali del fiume”

Il neo eletto all’assemblea consortile: “Siamo convinti che con la partecipazione possiamo far crescere la sicurezza idraulica e ambientale del nostro comprensorio”
“Le competenze per la cura del Serchio e del suo parco fluviale sono spezzettate tra una miriade di enti e soggetti: e questa frammentazione rappresenta un ostacolo evidente per la sua sicurezza. E’ per questa ragione che lanciamo l’idea che il Consorzio 1 Toscana Nord organizzi gli ‘stati generali del fiume’: che noi intendiamo come un gruppo permanente di lavoro, in cui sia possibile un confronto continuo e fluido tra enti (Regione, Autorità di Bacino, Genio Civile, Provincia e Comuni interessati) e associazioni del territorio. Siamo infatti convinti che con la partecipazione possiamo far crescere la sicurezza idraulica e ambientale del nostro comprensorio”. È Claudio Simi, lucchese neo eletto all’assemblea consortile, a intervenire sul fiume Serchio.
“Gli eventi alluvionali degli ultimi giorni dimostrano ancora una volta, qualora ce ne fosse bisogno, che i cambiamenti climatici non sono certo una possibilità del futuro, ma semmai un elemento concreto e ormai attuale con cui dobbiamo fare i conti pure sul nostro territorio – prosegue Simi – e l’unica soluzione possibile è far crescere l’impegno per la sicurezza idraulica e ambientale. Partiamo allora dal nostro fiume: sappiamo come la competenza della manutenzione del Serchio spetti alla Regione Toscana, e il Consorzio la realizzi su suo mandato. Per cui crediamo sia necessario rafforzare la collaborazione di tutti gli Enti interessati per migliorare la qualità della sua sicurezza. Pensiamo a una vera e propria alleanza: un tavolo di lavoro continuativo, che possa finalmente coordinare tutti i soggetti, dagli Enti ai cittadini, che hanno a cuore il fiume e il suo parco”.
Secondo Claudio Simi tra le priorità c’è la realizzazione di studi di approfondimento, per assumere le migliori scelte sul futuro del Serchio. “Nel tavolo di lavoro a mio avviso devono essere coinvolte pure le Università – sottolinea -. L’ultimo studio sul letto del fiume risale a decenni fa: crediamo invece sia necessario pensare ad un nuovo approfondimento tecnico, in modo che possano essere condivise modalità e tempi di intervento, sulle basi di dati scientifici e incontrovertibili”.