Cittadinanzattiva certifica: Lucca è la provincia dove si spende di meno in bolletta dell’acqua

Ma la Toscana è la regione più cara in Italia. Mazzei (Ait) spiega: “Qui le aziende hanno investito di più rispetto alla media nazionale”
Anche Cittadinanzattiva conferma che è Lucca la provincia dove si spende di meno in bolletta.
La cifra di spesa media annua è di 556 euro a fronte di una media toscana di 748 (la più cara in Italia), in aumento del 2,3 per cento rispetto al 2023. I dati emergono dal ventesimo rapporto di Cittadinanzattiva sul servizio idrico integrato, diffusi alla vigilia della Giornata mondiale dell’acqua.
Le più care sono Siena e Grosseto con 821 euro. A Pisa il costo è di 817, a Livorno 805 euro, ad Arezzo 795 euro, a Prato, Pistoia e Firenze 757, a Massa 733, a Carrara 612.
Poi c’è il dato della dispersione idrica che in Toscana è del 36,4% contro un 42,4 nazionale: quella più alta si registra a Massa, 65,3%, il valore più basso è registrato a Arezzo con 16,6%, mentre è pari al 49,2 a Prato, al 46,6 a Pistoia, al 46 a Grosseto, al 40,6 a Firenze, al 33,6 a Pisa, al 28,7 a Lucca, al 19,6 a Livorno e al 17,3 a Siena.
Sul tema delle tariffe parla, in una intervista sul sito dell’Ait, il presidente dell’autorità idrica Alessandro Mazzei.
Siete la regione in Italia col costo più alto della bolletta. Può spiegare i motivi di questo primato?“
“Sicuramente sono molti i fattori che determinano un livello più elevato delle tariffe idriche toscane, rispetto ad altre aree del paese – dice Mazzei – Innanzitutto, il territorio toscano, con le sue caratteristiche geomorfologiche e la distribuzione territoriale della popolazione, rende molto più complesso, e quindi più costoso, distribuire acqua potabile o raccogliere e depurare gli scarichi, soprattutto rispetto a grandi aree urbane come quelle di Roma o Milano. Si pensi, al proposito, che il territorio servito da Acquedotto del Fiora, ricompreso nelle province di Siena e Grosseto, presenta uno dei livelli di densità abitativa più bassa d’Italia e ciò sicuramente influisce sui costi di produzione del servizio e quindi sulle tariffe”.
“Inoltre, dal 2012 ad oggi le aziende toscane hanno investito tutti gli anni importi significativamente superiori alla media italiana: nel 2023 le aziende toscane hanno investito oltre 100 euro ad abitante all’anno, a fronte di una media nazionale di 65: poiché gli investimenti sono quasi interamente ricaduti sulle tariffe (a parte la recente parentesi del Pnrr), ciò spiega perché le nostre tariffe risultano mediamente superiori a quelle italiane. Questo sforzo è ricaduto sulle spalle degli utenti ma, sebbene pagare tariffe più alte non faccia piacere a nessuno, gli utenti toscani si sono adeguati riducendo fortemente gli sprechi idrici, contribuendo così a cogliere un altro importante obiettivo ambientale. Una famiglia media toscana consuma poco più di 100 metri cubi all’anno, mentre in altre aree del paese si arriva anche a 150; in tal modo, l’effettiva spesa in bolletta delle famiglie toscane è del tutto simile a quella delle altre famiglie italiane, riducendo il loro impatto sul portafoglio oltre che sull’ambiente”.
Lei è uno dei massimi esperti italiani in regolazione e tariffe. Crede che progetti di ripubblicizzazione dell’acqua siano possibili e possano restare efficienti per il servizio idrico integrato?
“Io credo che non esistano modelli sicuramente e necessariamente superiori ad altri – spiega ancora Mazzei. La scelta della forma di gestione, come d’altra parte richiede la legge, deve essere effettuata caso per caso sulla base della situazione di partenza del servizio, sullo sforzo finanziario ed industriale da mettere in campo per aumentare gli standard di servizio. Nei territori in cui si parte da situazioni gestionali e del servizio più arretrate, appare indispensabile un ruolo di stimolo e di impulso dei privati, sia per fornire il necessario know how gestionale sia per sostenere lo sforzo finanziario iniziale. Nei territori in cui, invece, c’è maggiore capacità gestionale le aziende possono anche essere interamente pubbliche, allo scopo di restare più vicine alle esigenze e alle aspettative del territorio. Una cosa però ritengo davvero importante: in un settore strategico e molto regolamentato come quello idrico, soprattutto risulta fondamentale il buon funzionamento della regolazione. Gli enti di governo d’ambito, sotto la guida e le direttive di Arera, devono diventare sempre più soggetti capaci di esercitare la regolazione locale: devono accrescere sempre di più le loro capacità tecniche e professionali e la loro autonomia rispetto alle aziende di gestione, aumentando la loro indipendenza senza rinunciare alla capacità di venire incontro alle esigenze dei territori rappresentati”.
Non mancano gli interventi politici.
“Lucca, come da noi più volte evidenziato è la città toscana dove i cittadini spendono di meno a livello di bolletta idrica (556 euro, pressochè in linea con la media nazionale), ma a livello di Regione si arriva ad un costo medio di ben 748 euro, il più alto in Italia – afferma Massimiliano Baldini, consigliere regionale della Lega – Non certo una novità, ma il rapporto di Cittadinanzattiva conferma la bontà della gestione di Geal. Un motivo in più, dunque, lo ribadiamo, per salvaguardare tale gestore e non affossarlo. Se la spesa è sufficientemente equa per i lucchesi, perché, dunque, danneggiarli come vuole fare il Pd in consiglio regionale, dopo la bocciatura della nostra proposta di legge? Meditate gente, meditate…”.
Dal Forum dell’Acqua, invece, alcuni conti a seguito di quanto affermato dal presidente di Lucca Holding, Porciani. Li fa Tommaso Panigada: “Dopo il consiglio comunale straordinario di Lucca sul post Geal, gestore del servizio idrico a fine vita fra 6 mesi è stato certificato dal presidente di Lucca Holding il valore di Geal a fine corsa per la parte del Comune che a suo dire ammonta intorno ai 14 milioni di euro, ne consegue che il rimanente di spettanza al privato sarà di circa 13 milioni di euro e del resto Ait dà 27 milioni circa come valore della azienda. Chi ha un po’ di sale in zucca sa bene che i 14 milioni del Comune finiranno dentro Gaia per supportare l’ingresso di Lucca mentre i 13 rappresentano un “utile differito” del privato dopo che questi ha incassato i dividendi ed i premi di Ait per il depuratore, assieme al Comune. Non c’è che dire, con 700mila euro circa di quota capitale sociale versato da Acea ed in regime di monopolio hanno fatto un bell’affare i francesi soci del Comune di Roma che assieme con Caltagirone controllano Acea. È il sistema toscano di gestione del servizio idrico… bellezze. In salsa di Lucca … ma lo è”.