Una ricerca Cesvot conferma: anche il terzo settore usa poco i fondi europei

15 luglio 2014 | 20:21
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Una ricerca Cesvot conferma: anche il terzo settore usa poco i fondi europei

Pubblicato da Cesvot il nuovo ebook Il volontariato toscano e i finanziamenti comunitari. Mappatura dei progetti e percorsi di empowerment con i risultati della ricerca condotta da Silvia Cervia dell’Università di Pisa sui progetti del terzo settore che in Toscana hanno ricevuti finanziamenti europei nel triennio 2010-2012. Con il concludersi della programmazione 2007-2013 e il delinearsi delle nuove linee di finanziamento comunitario per il 2014-2020, Cesvot ha pensato di analizzare il dinamismo del terzo settore, e in particolare del volontariato, nell’ambito della progettazione europea con l’obiettivo di fare il punto sullo stato dell’arte e approntare possibili strategie di supporto.

Dall’analisi emerge un quadro preoccupante e il terzo settore sembra confermare una tendenza ormai nota: l’Italia usa poco i fondi europei. Anche il mondo del non profit, infatti, investe poco in progettazione europea, come dimostrano i dati toscani studiati da Silvia Cervia: nel 2010-2012 hanno beneficiato dei finanziamenti comunitari solo 66 enti non profit. Andando nel dettaglio scopriamo che 8 enti hanno intercettato i finanziamenti del Fears (Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale) per un totale di 17.750 euro; 11 del Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) per 1.328.000 euro e 47 del Fse (Fondo sociale europeo) per un importo totale di quasi 3 milioni di euro.
A beneficiare maggiormente dei finanziamenti europei sono soprattutto le cooperative sociali. Le associazioni di volontariato e di promozione sociale sono soltanto 20 su 66. Inoltre proprio sull’asse dedicato all’inclusione sociale, l’ambito che in cui dovrebbe essere più forte la progettazione del terzo settore e in particolare del volontariato, si rileva una bassa presenza di associazioni. Un dato che in futuro sarà destinato a produrre forti criticità perché – come sottolinea Rita Banchieri nella sua introduzione al testo – quello dell’inclusione sociale è un asse che nel 2014-2020 vedrà l’intensificarsi delle risorse Fse che si attesteranno su questa misura intorno al 20 per cento del totale.
La ricerca ha inoltre evidenziato che nella quasi totalità dei casi, le associazioni e gli enti che hanno beneficiato dei finanziamenti comunitari potevano contare su due elementi di forza: la disponibilità all’interno dell’associazione di una o più persone dedicate alla ricerca dei bandi e alla progettazione e la capacità di fare rete e quindi di individuare più agevolmente una serie di partner con i quali sviluppare il progetto.
“Risulta indispensabile irrobustire gli assetti organizzativi tramite una formazione specifica rivolta alla sensibilizzazione e all’acquisizione di competenze, ma nello stesso tempo – conclude Silvia Cervia – è necessario, come risulta dalle esigenze espresse dagli intervistati, fornire un’assistenza professionale che favorisca l’esito positivo di tali processi”.