Associazioni di volontariato sempre più solide e affidabili. Anche per le banche

Le organizzazioni di volontariato in Italia gestiscono le proprie risorse in maniera oculata e sono economicamente e finanziariamente affidabili. Secondo lo studio presentato oggi (16 luglio) a Roma a Palazzo Altieri e realizzato dalla Fondazione Volontariato e Partecipazione in collaborazione con il Centro Nazionale per il Volontariato e il Banco Popolare, l’81,5 per cento delle organizzazini di volontariato ha chiuso l’ultimo esercizio in pareggio o leggero utile. Le organizzazioni di volontariato riescono sempre di più a differenziare le fonti di entrata e a saldare i propri debiti, nonché a riscuotere i crediti verso terzi, nel rispetto dei tempi stabiliti. Solo il 2,2 per cento del campione intervistato dichiara di avere difficoltà nei pagamenti di debito e il 2,6 per cento a riscuotere crediti verso privati. Un vantaggio competitivo che sta generando interesse da parte del mondo bancario che fino ad oggi ha guardato poco al volontariato come ad un universo da apprezzare e sostenere con politiche creditizie che ne riconoscano il valore.
La prima ricerca Le organizzazioni di Volontariato in Italia. Tra performances economiche, caratteri strutturali e questioni di credito sul rapporto fra istituti bancari e volontariato è stata presentata nel corso del convegno Diamo credito al volontariato organizzato da Cnv, Fvp e Banco Popolare, che nell’occasione ha lanciato un prodotto Anticipo 5 per mille che anticipa appunto il versamento delle quote del 5 per mille a chi ne ha diritto. La ricerca è stata presentata e discussa da Paola Tronu del Centro di Statistica Aziendale, società che ha curato la rilevazione condotta su circa 2000 questionari somministrati ad altrettanti presidenti di organizzazioni di volontariato secondo un campione rappresentativo per aree geografiche e settori di attività, e discussa da Nereo Zamaro dell’Istat. A introdurre la tavola rotonda sono stati il presidente del Banco Popolare Carlo Fratta Pasini e della Fvp Alessandro Bianchini. Sono poi intervenuti, moderati dal giornalista del Corriere della Sera-Corriere Sociale Luca Mattiucci, il sottosegretario del Ministero del lavoro e delle politiche sociali Luigi Bobba, il segretario generale dell’associazione nazionale fra le Banche Popolari Giuseppe De Lucia Lumeno il vice presidente Acri Vincenzo Marini Marini, il presidente di CSVnet Stefano Tabò, il parlamentare e presidente dell’Aics Bruno Molea e il direttore della Caritas Italiana monsignor Francesco Soddu.
Il rapporto fra volontariato e banche La rilevazione Fvp/Cnv ha indagato per la prima volta il rapporto fra istituti di credito e organizzazioni di volontariato. Un terzo delle organizzazioni di volontariato intervistate (31,5%) afferma che il rapporto con le banche non è soddisfacente né insoddisfacente, segno probabilmente di un’assenza di relazioni significative tra organizzazioni di volontariato e istituto bancario di riferimento. Una quota pressoché analoga (30,7%) giudica buono il rapporto. Il restante 18,5% intervistate non ha alcun rapporto con le banche e una quota che nel complesso si attesta al 11,5% si mostra insoddisfatta o molto insoddisfatta.
Le esigenze delle organizzazioni di volontariato rispetto alle banche Il contenimento dei costi dei conti correnti è di gran lunga l’intervento più richiesto dai presidenti delle organizzazioni di volontariato italiane agli istituti bancari (31,6%). Con minore intensità i presidenti delle organizzazioni di volontariato auspicano anche un aumento della disponibilità verso i progetti del volontariato (17,1%) e un’attenzione a strumenti finanziari più mirati alle specificità delle OdV (11,4%).
L’equilibrio finanziario delle organizzazioni di volontariato Dai risultati dell’indagine emerge un quadro di equilibrio economico complessivo delle organizzazioni di volontariato, le quali solo nel 13,4% dei casi accusano una chiusura in passivo della gestione economica per l’ultimo esercizio. Un dato importante se rapportato alle conclusioni contenute nella relazione annuale della Banca d’Italia, presentata il 31 maggio scorso, in cui si sottolinea come la quota di imprese industriali e di servizi italiane con almeno 20 addetti che ha conseguito un utile nel 2013 si attesti al 56%. Le organizzazioni di volontariato inoltre solo nel 2% dei casi dichiarano di non essere in grado di sostenere le spese correnti e solo nel 2,5% non forniscono una risposta, mentre il 62% afferma di essere pienamente in grado di fare fronte ad esse ed il 33,5% riesce a sostenerle sebbene con difficoltà.
Record di solidità nel nord est Nel nord-est e nord-ovest la frequenza relativa di organizzazionid i volontariato che chiudono l’ultimo esercizio in leggero attivo è superiore a quella di Sud ed Isole, ma di misura inferiore rispetto al Centro. I risultati circa la capacità di fare fronte alle spese correnti vedono un posizionamento relativamente migliore delle organizzazione di volontariato situate nel nord-est e nord-ovest che rispondono in modo pienamente positivo rispettivamente nel 65,9% e 64,8% dei casi contro il 60,4% di sud ed isole e 55,7% del centro. La percentuale dei casi in cui la risposta è negativa è peraltro marginale e va dal 2,9% di sud ed isole allo 0,3% del nord-ovest.
Le organizzazioni di volontariato saldano i propri debiti Un altro aspetto determinante nel valutare l’equilibrio economico finanziario delle organizzazioni di volontariato, in questo specifico momento storico in cui la crisi economico-finanziaria impatta sulla liquidità e sulla regolarità dei pagamenti nei rapporti commerciali, è rappresentato dalle difficoltà incontrate nel saldare propri i debiti e nel riscuotere regolarmente i crediti vantati verso terzi. In base alle risposte ricevute dai presidenti alla somministrazione del questionario solo il 2,2% delle organizzazione del volontariato dichiara di avere difficoltà a saldare i propri debiti verso i privati, l’1,8% verso le banche ed, infine, lo 0,6% verso gli enti pubblici.
La difficoltà a riscuotere crediti verso enti pubblici Riguardo la riscossione dei crediti, il 2,6% delle organizzazioni di volontariato complessive riscontra problemi nei rapporti di carattere commerciale con i privati ed il 13,8% nei rapporti con gli enti pubblici, confermando le note difficoltà di quest’ultima nell’onorare i propri impegni finanziari nei confronti di terzi. Quando tali difficoltà sussistono, solo il 15% delle organizzazioni di volontariato complessive ha crediti in essere, esse si riverberano in modo grave sulla situazione di liquidità in una quota di casi contenuta, il 6,8%, mentre nel 32,4% risultano difficili da sostenere, rappresentando quindi un terreno potenziale per il supporto bancario. In quasi la metà dei casi (46,1%) le eventuali esigenze di liquidità emergenti vengono invece affrontati attingendo all’autofinanziamento.
Il ricorso al finanziamento bancario Per quanto riguarda i prodotti bancari di finanziamento le organizzazioni di volontariato vi ricorrono in misura limitata per affrontare i problemi di liquidità causati dall’eventuale difficoltà a riscuotere i crediti verso privati ed enti pubblici. Fra quelle che hanno problemi di liquidità il ricorso a strumenti di finanziamento bancario avviene nel 48,7% dei casi, mentre la maggior parte delle organizzazioni di volontariato in difficoltà ricorre all’autofinanziamento. Gli strumenti bancari utilizzati sono: nell’8,6% dei casi mutui o prestiti bancari, una modalità di finanziamento preferita dalle organizzazioni di volontariato del settore del Volontariato Internazionale; nel 5,6% dei casi sconto di fatture, strumento prediletto dalle organizzazioni di volontariato nel settore sanitario e dei beni ambientali; nel 3,3% dei casi anticipo su contratti/convenzioni, modalità di finanziamento diffusa soprattutto nel settore dei beni ambientali.