Coop in carcere, stop dal Ministero. Patriarca difende il loro operato nelle mense degli istituti penitenziari

24 dicembre 2014 | 14:28
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Coop in carcere, stop dal Ministero. Patriarca difende il loro operato nelle mense degli istituti penitenziari

“Affidare la gestione del vitto in carcere alle cooperative sociali è economicamente vantaggioso e socialmente utile. Spero che il ministro Andrea Orlando, che in questi giorni ha annunciato di voler puntare sul lavoro in carcere e sulle misure alternative, possa riconsiderare la decisione presa di riassegnare al Dap la gestione delle mense”. Edoardo Patriarca, presidente del Centro nazionale per il volontariato (Cnv), intervenendo anche a nome del gruppo di lavoro sulle misure alternative La certezza del recupero, commenta così la decisione del Ministero della Giustizia e del Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) di sospendere dopo un decennio di sperimentazione la gestione delle cucine del carcere da parte di dieci cooperative sociali.

La scadenza è fissata alla fine di dicembre, mentre la proroga concessa è di soli 15 giorni. Quindi dalla metà di gennaio il servizio sarà sospeso nei due istituti di Rebibbia, a Milano – Bollate, Trani, Siracusa, Ragusa, Torino, Padova e Ivrea. “La sperimentazione ha portato a risultati concreti: l’abbattimento dei costi di gestione e la riduzione drastica della recidiva – aggiunge Patriarca -. La media è dell’80%. Ma tra i detenuti che usufruiscono di misure alternative e che vengono inseriti in percorsi professionali, solo sette su cento tornano a delinquere”.
Da un anno e mezzo il gruppo di lavoro La certezza del recupero, di cui oltre al Cnv fanno parte tra gli altri anche Seac, Conferenza nazionale volontariato giustizia, Comunità Papa Giovanni XXIII, Sesta Opera San Fedele Onlus di Milano, Padre Nostro di Palermo e Caritas, sta lavorando per il riconoscimento a pieno titolo delle misure alternative alla pena e delle comunità di accoglienza. “Mi auguro che l’apertura di Orlando si concretizzi nel riconoscimento di un sistema che funziona – conclude Patriarca -. I fatti di Mafia Capitale non devono condizionare le scelte né vanificare il lavoro quotidiano del volontariato e di tutto il terzo settore che opera nella legalità e che silenziosamente rende l’Italia un paese migliore. Anche dentro e fuori dal carcere”.