
In Italia la spesa pubblica per la protezione sociale è pari al 30,7% del Pil, un valore lievemente superore alla media dell’Ue: la sua distribuzione è concentrata fortemente su vecchiaia e superstiti (il 14,5% più alta rispetto alla media dell’Ue), mentre altre voci di spesa sono fra le più basse: famiglia, maternità e disoccupazione. Chi ha un lavoro possiede certamente un reddito per cercare di far fronte ai bisogni sociali e alle spese sanitarie, ma conciliare la vita lavorativa con quella familiare è sempre più complicato. Si stanno però facendo strada nel nostro Paese nuove forme di welfare legate alla dimensione di impresa che legano soggetti economicamente diversi, ma uniti dalla possibilità di generare benessere per i lavoratori e le loro comunità, con attenzione alle persone che vivono situazioni di disagio. Questo filo che unisce multinazionali di successo, grandi gruppi bancari, solide aziende manifatturiere, imprese sociali e onlus è stato al centro del convegno Oltre il profit che si è svolto martedì (8 marzo) nella Sala Aldo Moro della Camera dei Deputati.
“Abbiamo messo insieme modelli di impresa vincenti -racconta Edoardo Patriarca, presidente del Centro Nazionale per il Volontariato che ha promosso l’iniziativa insieme ad aggiornamenti sociali e valore D – che, oltre ad assicurare occupazione e generare reddito, producono anche benessere per i lavoratori, le famiglie e i territori. La forma più recente di questo tipo di approccio sono le società benefit, istituite con la Legge di Stabilità, ma parliamo anche di pratiche più assodate come il volontariato di impresa, la responsabilità sociale di impresa e il welfare aziendale. Dimensioni che si intrecciano a cui dobbiamo guardare con attenzione e che devono essere tutelate e valorizzate”. Le forme del welfare aziendale sono molte: dagli strumenti di conciliazione lavoro-famiglia al sostegno per le lavoratrici in maternità, dall’assicurazione medica integrativa finanziata dall’azienda ai molti servizi time-saving per una migliore qualità della vita dei lavoratori. In Italia si stanno diffondendo, ma sono ancora indietro: secondo una recente indagine del Censis, solo il 49% delle nostre imprese adotta forme flessibili degli orari di lavoro, a fronte del 51% in Francia, il 55% in Spagna, il 58% in Germania, il 70% in Danimarca e Regno Unito, l’83% in Finlandia. Così, soprattutto le donne sono spesso costrette a diminuire o addirittura abbandonare il lavoro per prendersi cura dei figli. Secondo il Censis sono quasi 450.000 le famiglie in cui uno dei componenti, quasi sempre una donna, ha dovuto ridurre il proprio orario di lavoro per prendersi cura dei figli e 350.000 persone hanno rinunciato, per lo stesso motivo, a cercare lavoro. “Per questo -prosegue Patriarca- abbiamo riunito in un convegno, inedito per le sale parlamentari, tanti imprenditori oltre che qualificati esperti, per dire al nostro Paese che i modelli vincenti ci sono, basta avere il coraggio di percorrerli e la lungimiranza di facilitarli. E’ una tappa della riflessione che ci porta alle giornate del Festival Italiano del Volontariato in programma a Lucca dal 14 al 17 aprile”.
Tante le storie aziendali positive che sono state raccontate nel corso del convegno. Picture of Life di Manfrotto è un progetto che dà riscatto, attraverso la fotografia, a persone vittime di disagio o esclusione; l’associazione Pianoterra nasce a Napoli nel 2008, sostiene le famiglie più vulnerabili intervenendo su madri e bambine per spezzare la catena generazionale del disagio; la Clinica Mediterranea Spa -180 posti letto, 400 lavoratori- con Mondo Donna offre un luogo di incontro con esperti e associazioni per coinvolgere cittadini e pazienti nella salute; Francesco e Chiara è un’impresa sociale che in provincia di Modena svolge servizi di assistenza per non autosufficienti, è nata dall’incontro tra un frate e l’Ordine Francescano, che disponeva di un immobile in disuso e un gruppo di professionisti; Chimar è un’azienda con 22 stabilimenti un fatturato che supera i 40 milioni di euro, da anni si impegna per dare la migliore qualità della vita e del lavoro ai propri collaboratori sviluppando, all’interno dell’azienda, un progetto per la qualità della vita dei lavoratori; il Banco Popolare dedica attenzione ai propri 17.500 dipendenti, mediante politiche di formazione, di welfare e di assistenza sanitaria integrativa di elevata qualità, sperimentando su alcuni territori il modello di Smart Working.