Cisl: pronto soccorso, cambiare sistema contro le attese

29 agosto 2016 | 08:52
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Cisl: pronto soccorso, cambiare sistema contro le attese

Ripensare l’attuale modello dell’assistenza sanitaria, assumere più personale da impiegare in “prima linea” e sovvertire il meccanismo del blocco del turnover che determina tutti i disagi che si riscontrano nell’erogazione dei servizi sanitari, in particolare al pronto soccorso del San Luca. E’ quanto osserva Luciano Cotrozzi, della Cisl Fpl, augurandosi che dopo la vertenza con l’azienda, si intervenga al più presto a ridurre i disagi che colpiscono non soltanto l’utenza ma anche gli operatori in servizio.

“L’attuale situazione di affollamento e di lunghe ore di attesa presente nei pronto soccorso italiani, compreso quello di Lucca – osserva Cotrozzi -, riflette quanto accade anche a livello nazionale ed è dovuto a numerosi fattori che stanno investendo la Società italiana. Il risultato di questo cambiamento si riflette principalmente sui cittadini che mal si adattano a questi cambiamenti repentini, spesso confusi ed ondivaghi. Numerosi sono i fattori in campo, ma 4 sono quelli fondamentali da prendere in considerazione”.
Diversi, secondo i sindacati, i motivi di questa situazione. “Il primo fattore da considerare – specifica – è la riorganizzazione del sistema sanitario nazionale e delle aziende sanitarie che ha portato i pronti soccorsi italiani a diventare il terminale di tutte le problematiche sanitarie della popolazione; il luogo dove il cittadino può trovare risposte rapide, e il più delle volte gratuite (fatta eccezione per i pagamenti per le indagini strumentali o il ticket per i codici a bassa priorità), alle proprie necessità cliniche, laboratoristiche, strumentali e di consulenza specialistica, rispetto alle lunghe liste di attesa presenti al di fuori del Pronto Soccorso”.
“Un secondo fattore che ha contribuito ad affollare i pronto soccorso – prosegue – è dovuto al mancato implemento e riorganizzazione parallela della sanità territoriale, luogo tradizionale di filtro in ingresso e di sfogo in uscita per le strutture ospedaliere. Infatti la riduzione dei Distretti e dei servizi da loro offerti, la riorganizzazione della emergenza territoriale e dei medici della Continuità Assistenziale, il mancato funzionamento delle Aft (Aggregazioni Funzionali Territoriali) e delle Uccp (Unità Complesse di cure primarie), hanno contribuito a che il terminale ultimo diventasse un “imbuto” con largo spazio di ingresso e un collo ristretto in uscita. Da qui l’affollamento e le lunghe attese dei pazienti nei pronto soccorso. A ciò si aggiunga la riduzione dei posti letto in ospedale. Un terzo fattore determinante – aggiunge – è dato inoltre dal cambiamento della tipologia dei pazienti che accedono nei pronto soccorso con allungarsi della vita media e la comparsa di patologie croniche che frequentemente riacutizzano: pazienti che richiedono più esami di laboratorio e strumentali, nonché alcuni giorni di ricovero per stabilizzare la patologia. Ma la riduzione dei posti letto ospedalieri e la esigua presenza sul territorio di strutture intermedie, rendono difficoltoso dare risposte efficaci e rapide a tali pazienti. Il quarto ed ultimo fattore è dato dalla riorganizzazione della pubblica amministrazione in cui rientra anche il sistema sanitario nazionale. Il blocco del turnover e quindi delle assunzioni, il pensionamento in età più avanzata del personale, il burn-out a cui è sottoposto il personale sanitario ed ausiliario, stressato da turni massacranti e recupero psicofisico insufficiente, porta il più delle volte a incomprensioni da parte dei pazienti, o dei parenti degli stessi costretti, anche per quanto detto sopra ad attese che possono essere anche lunghe. Il terminale di questi ultimi diventano quindi gli operatori in servizio che lavorano con abnegazione ed al limite delle proprie possibilità per la salute e la sicurezza dei cittadini,
Per fare in modo che questa situazione in futuro si risolva bisogna ripensare ad un modello organizzativo che implementi il personale di front-line con i pazienti afferenti nei Pronti Soccorsi, che siano implementate le unità di medicina semicritica e d’urgenza in modo da stabilizzare i pazienti cronici riacutizzati in 2 o 3 giorni, che sia facilitata l’uscita dagli ospedali di questi ultimi con la presenza di maggiori posti letto nelle strutture intermedie. A Lucca per questo motivo, tutte le sigle sindacali, il personale del Pronto soccorso e la direzione aziendale hanno affrontato una vertenza tesa a migliorare l’assetto organizzativo, l’assistenza e l’offerta dei servizi, visto la nuova tipologia dei pazienti, con la speranza che in un tempo ragionevole la situazione almeno del Pronto Soccorso lucchese ritorni ad essere quella di alcuni anni fa con liste di attesa quasi nulle, tempi di attesa contenuti, sicurezza e tranquillità lavorativa degli operatori e migliore assistenza ai pazienti”.