


Qualche volta può bastare un piccolo gesto, come un abbraccio, per sconfiggere il pregiudizio: come quello che, ancora, tante persone nutrono nei confronti delle persone sieropositive. L’appuntamento, intitolato Gesti quotidiani: abbracciami, che si terrà sabato (21 ottobre) dalle 15 alle 19 davanti alla chiesa di San Cristoforo in via Fillungo, avrà il duplice obiettivo di sensibilizzare la popolazione su una malattia che ancora oggi è molto diffusa ma anche far capire alle persone che, al giorno d’oggi, le persone siero – positive possono vivere una vita assolutamente “normale” in ogni aspetto, dal lavoro alla vita privata. I lucchesi si dimostreranno abbastanza aperti da recepire questo messaggio? Ne è assolutamente convinto il consigliere comunale Daniele Bianucci, tra i promotori dell’iniziativa, che ha sottolineato come i lucchesi a volte sappiano sorprendere.
“L’Hiv è come il pregiudizio: per sconfiggerlo, occorre conoscerlo – ha sottolineato Bianucci – . Per tanti anni, contrarre questa malattia ha significato una condanna a morte. Oggi, per fortuna, non è più così. Ma questo passaggio medico ha forse prodotto un abbassamento della guardia, rispetto ai rischi che ancora essa comporta. Per questo abbiamo costruito un tavolo di lavoro, aperto a tutte le realtà organizzate che operano su questo tema. A nostro avviso, occorre lavorare innanzitutto sulla prevenzione, perché si riduca ancora di più il numero di nuove persone che contraggono il virus. Siamo però consapevoli che ciò non basta; serve anche darsi da fare, perché ancora oggi chi convive con questa malattia rischia di essere sottoposto ad uno stigma sociale molto elevato, anche nelle azioni quotidiane più basilari, come quando riceve le normali cure mediche nelle strutture sanitarie del territorio, piuttosto che sul luogo di lavoro. Il virus dell’Hiv non si trasmette con alcun normale gesto quotidiano: vale la pena ripeterlo ancora una volta. E per questo, sabato pomeriggio, ai passanti di via Fillungo porremo una domanda semplice, importante e diretta: comporta per voi un problema abbracciare un sieropositivo? Ci saranno persone sieropositive che regaleranno abbracci ai passanti che lo vorranno. Questo messaggio serve a far capire che con i piccoli gesti quotidiani non c’è alcun rischio di contrarre la malattia. Con questa iniziativa, vogliamo anche riconfermare l’impegno delle amministrazioni comunale e provinciale e di tutte le associazioni su questo delicato tema. A volte, sul territorio, succede che chi ha contratto questa malattia sia ancora vittima di pregiudizi che nascono da una scarsa conoscenza o da qualche stigma sociale del passato che ancora resiste. Queste persone subiscono discriminazioni immotivate, sul posto di lavoro, nella vita sociale. Anche alcune strutture sanitarie rifiutano di accogliere persone sieropositive. Questi episodi devono essere superati”.
“Ai cittadini proponiamo un piccolo gesto di solidarietà e vicinanza – spiega il rappresentante della Provincia, Renato Bonturi – perché il pregiudizio, nei confronti di chi ha contratto questo virus, rischia di essere ancora una minaccia reale. Le associazioni, che operano sul territorio, ci raccontano infatti di casi di discriminazione nei loro confronti. Occorre quindi una campagna culturale che coinvolga tutti, a partire dalle nuove generazioni. Innanzitutto di prevenzione, affinché nuovi contagi smettano di verificarsi. E poi di conoscenza, perché spesso è proprio la scarsità di informazioni ad essere alla base di questi episodi di pregiudizio. Quella di sabato è la prima iniziativa, ma il nostro impegno proseguirà anche nei prossimi mesi con altri appuntamenti che coinvolgeranno la cittadinanza”.
“Questa collaborazione – conclude Bonturi – tra associazioni, Comune e Provincia c’era già stata in passato ma abbiamo voluto riprenderla con forza dall’anno scorso per riportare l’attenzione su questo tema. In questa fase storica, c’è un silenzio forse derivante dal fatto che oggi questa malattia non è più una condanna a morte ma questo non significa che non si debba fare prevenzione. Mi ha colpito molto il fatto che alcune persone abbiano scoperto di essere sieropositive grazie alle iniziative delle associazioni fuori dalle discoteche. C’è quindi bisogno, secondo me, di parlarne per promuovere le pratiche corrette. Vogliamo ringraziare le associazioni che giorno per giorno si confrontano con questa malattia. Come enti locali, vogliamo continuare a sostenerle”.
“Abbiamo proposto questo evento questa estate a Pietrasanta e lo portiamo a Lucca per la prima volta grazie all’invito di Daniele Bianucci – ha detto Maria Cristina Tognetti dell’Associazione nazionale per la lotta all’aids Versilia -. Con questa iniziativa, vogliamo anche capire a che punto è il grado di informazione della popolazione. Piccoli gesti, come un abbraccio, bere dallo stesso bicchiere o mangiare dallo stesso piatto con un siero – positivo sono assolutamente possibili. Le persone che chiederanno di essere abbracciate avranno una maschera perché l’Hiv non ha volto. Tutti sono a rischio a causa di rapporti sessuali non protetti, non solo gli omosessuali come si credeva fino a qualche anno fa. Chiunque potrebbe essere sieropositivo e magari ancora non lo sa. Le persone siero – positive sono davvero sole ed emarginate a causa di una paura irrazionale che deriva dall’ignoranza. Il messaggio che vogliamo far passare è che un siero – positivo può vivere e lavorare come tutti”.
Tra i sostenitori di questa iniziativa c’è anche LuccAut, associazione di promozione sociale della comunità lgbt: “Abbiamo accolto con piacere l’invito di Daniele – afferma Luigi Romani – perchè tra le nostre finalità c’è la promozione della salute. È perciò un tema che ci sta molto a cuore. Per anni, la comunità omosessuale maschile è stata considerata colpevole di questo fenomeno. In realtà, sappiamo che riguarda tutti. Negli ultimi anni c’è stato un forte abbassamento dell’attenzione che ha portato ad un allentamento delle pratiche sessuali sicure. Dobbiamo portare all’attenzione dell’opinione pubblica che il virus continua ad esistere e a diffondersi anche se non ci sono più i rischi di morte e di avere una vita fortemente penalizzata. Compito della società e delle istituzioni è rimuovere i pregiudizi irrazionali e ingiustificati. Spesso queste persone vengono discriminate senza motivo e addirittura non denunciano la loro situazione per paura della stigma sociale che subirebbero a causa dalla loro malattia”.
A fare luce su un aspetto molto inquietante della malattia, ovvero il fatto che anche struttire socio – sanitarie, a volte, rifiutino di accogliere persone siero – positive è Chiara Bertolozzi, responsabile della Casa famiglia Monsignor Agresti di San Vito: “La nostra struttura è l’unica accreditata in Toscana ma ancora le persone ci conoscono poco, per questo per noi è importante esserci. Noi ci occupiamo degli ultimi, dei casi sociali che nessun altro vuole. Purtroppo, non riusciamo a smaltire gli ospiti della nostra struttura, che sono sieropositivi ma anche con gravi situazioni di disagio sociale alle spalle, proprio perchè le altre strutture non vogliono i malati di aids. Questo ci impedisce di accogliere nuove persone. Attualmente abbiamo 12 ospiti ma da più di un anno non riusciamo a fare nuovi ingressi nonostante ci arrivino richieste da tutta la Toscana”.
Un monito alla prevenzione arriva, infine, da Veronica Lodovici, direttore sanitario della Croce Rossa di Lucca che invita all’utilizzo dei contraccettivi “a prescindere. Ci sono pregiudizi verso le persone che sanno di essere malate e che quindi possono curarsi mentre non ci sono pregiudizi verso il resto della popolazione che ha rapporti non protetti. Molti però, non sanno di aver contratto il virus. Per cui, come un medico deve usare i guanti sempre, anche i cittadini dovrebbero usare il preservativo sempre”.
Luca Dal Poggetto