Don Cerri: “L’8 marzo sia giorno di riflessione”

Il parroco di Lunata: “Non devono esistere donne di serie A e di serie B”
Nell’attesa dell’8 marzo Don Franco Cerri riflette sulla festa della donna e sui significati che assume all’interno della società. In particolare il pensiero del parroco di Lunata va a quelle donne che spesso vengono tenute ai margini e ne rivendica il ruolo primario all’interno della chiesa.
“Ritengo necessario il giorno dedicato alla donna, non tanto per le festicciole o cene varie, che possono essere fatte in altri momenti, ma come giornata di riflessione, insieme uomini e donne, per domandarci quanto, in realtà, la donna è ritenuta una persona da rispettare e a cui riconoscere la dignità, che le è propria – si legge nella lettera -. Non ha alcun senso fare festa l’8 marzo e poi per tutto un anno siamo costretti a sentir parlare di femminicidi, di disprezzo della donna, in famiglia, nei luoghi di lavoro, un po’ ovunque. Dignità da riconoscere ad ogni donna, fin da bambina, da adolescente, da adulta”.
“È innegabile che un vero progresso sociale va di pari passo con il riconoscimento del ruolo della donna, operando per una vera parità uomo-donna, non tanto a parole, ma con i fatti, a partire dalla professione, dal lavoro retribuito alla pari – prosegue il parroco di Lunata -. Ma non basta, occorre un’educazione a tutto campo, dai bambini agli adulti, perché ogni donna sia riconosciuta nella sua dignità. E questo ogni giorno, e non soltanto l’8 marzo. Un bambino che vede il padre che rispetta la madre, la nonna, la sorella, impara a sua volta a tenere in considerazione la madre e ogni donna. In ufficio e in tutti i luoghi di lavoro, l’uomo che rispetta la collega. Nella Chiesa l’attenzione dovuta alla donna, che è parte viva e collaboratrice in ogni ambito della vita ecclesiale”.
“In questo mio intervento, vorrei porre una particolare attenzione alla donna, collaboratrice domestica, alla badante straniera, al servizio nelle famiglie, in particolare a quelle donne che passano ore e ore a fianco degli anziani e delle persone invalide – continua Don Cerri -. Persone che vengono da fuori, per guadagnarsi il pane, per racimolare un po’ di soldi per sostenere i figli negli studi. Lasciano i familiari e rimangono da noi per un certo periodo, con grossi sacrifici. E sono di grande aiuto a tantissime famiglie che, altrimenti, non saprebbero come fare, avendo anziani e malati a carico. Di queste donne, in genere, si parla poco, anche perché pensiamo che, essendo retribuite, non abbiano bisogno di null’altro. Persone, invece, che attendono un sorriso, un incoraggiamento, un’accoglienza calorosa. Sono fuori dalla loro casa, dalle loro famiglie, dalla loro terra, non per turismo, ma per necessità di lavorare. Ed essendo straniere, faticano doppiamente per non deludere quanti le hanno assunte. Sono sicuro che pochi ricorderanno queste donne, l’8 marzo, ma sono donne anche queste, uguali alle donne italiane, con gli stessi diritti e gli stessi doveri. Non esistono donne di serie A e di serie B. Invece, quante distinzioni e discriminazioni, che contribuiscono soltanto a rendere la vita più difficile di tante persone”.
“Un grande compito educativo nei confronti della donna, lo ha anche la Chiesa, in cui la donna, da sempre, ha un ruolo che apparentemente può sembrare secondario, ma in realtà è di primi piano – conclude -. Non si dimentichi che senza le donne, la Chiesa potrebbe “chiudere”. È troppo importante, troppo necessaria, proprio come è stata fin da principio nell’annuncio del Vangelo. Un augurio: il rispetto della donna, di tutte le donne, non finisca alla mezzanotte dell’8 marzo, ma continui in ogni giorno dell’anno. Vorrei anche dire alle donne di non prestarsi a fare da accessorio o da soprammobile come è nuovamente avvenuto nell’ultimo festival di Sanremo. Mantenete la vostra dignità e non abbassatevi a fare da bamboline. Fatevi trattare alla pari con gli uomini. Infine, da notare una coincidenza: la festa della donna cade all’inizio della Quaresima, un tempo di penitenza nella Chiesa. E’ una combinazione, è vero. Ma se fosse un richiamo per tutti a mettersi la cenere sulla testa per chiedere perdono a Dio e alle donne per tutte le violenze, che si commettono contro di loro?”.